London Marathon per la regina Radcliffe

23 Aprile 2015

La britannica correrà la sua ultima maratona il prossimo 26 aprile a Londra, dove nel 2003 stabilì il record del mondo (2h15:25). Il cast è stellare con gli uomini più veloci della storia sui 42,195km.

di Giorgio Cimbrico

Cinque giorni dopo l’89° compleanno di Elisabetta II, caduto il 21 aprile, domenica toccherà a un’altra regina scandire un’occasione destinata a lasciare un segno, giusto nei pressi di Buckingham Palace: Paula Radcliffe, nata 41 anni fa nel 31° anno di regno della sovrana in piena corsa per minacciare il record di Victoria (le mancano poco più di 130 giorni), darà l’addio e per quest’ultimo atto, per questo omega, ha scelto la maratona di Londra, le strade che dodici anni fa divennero le infinite quinte del suo più grande recital: 2h15’25” è un tempo che molti innamorati della corsa di sesso maschile vorrebbero scrivere accanto al proprio nome.

“Una maratona per me”, ha detto Paula prima di andare a bagnare i piedi in un largo fiume di ricordi: il padre che mangiava Mars per sostenersi nello sforzo (“mai riuscito a scendere sotto le 3h40”), la prima vittoria di Ingrid Kristiansen (“ero lungo la strada, avevo 10 anni e il mio cuore iniziò a scalpitare”), le sue galoppate agitando il capo, strabuzzando gli occhi che inevitabilmente portavano a paragonarla a Zatopek o a una magra puledra, la sua pervicacia nella lotta contro il doping e i “ladri” che ne fanno uso, i momenti lieti e tristi che hanno disseminato gli anni della sua ascesa, delle sue vittorie, delle sue rese: la più amara venne consumata, tra le lacrime, su un marciapiede di Atene. L’Olimpiade, con Paula, è sempre stata una severa, spietata maestra, non concedendole neppure di essere al via di un’altra maratona londinese, quella marchiata a cinque cerchi.

E le parche stavano per tagliare ancora il tendine della sua speranza: “Il piede sinistro, sempre il piede sinistro: a febbraio non ero in grado di correre per 45 minuti”.

Sulla corsa che prende il via da Greenwich, che tocca ia Torre e si addentra nell’East End per far rotta verso la City, le rive del Tamigi e concludersi sul retro del palazzo reale, davanti a un pubblico valutato attorno ai tre quarti di un milione, Paula, due volte mamma, ha già stampato la sua impronta: tre vittorie e il primo, terzo e settimo tempo della storia sono il patrimonio accumulato su queste 26 miglia abbondanti che domenica non affronterà nel gruppo di testa, quello dello scontro a quattro tra le stelle del Kenya: Edna e Florence Kiplagat (Edna è la campionessa uscente), Priscah Jeptoo e Mary Keitany, l’unica che due volte, su queste strade, ha violato la barriera delle 2h20’ mettendo le mani sul quinto e sul decimo tempo della storia.

Per le donne Londra è sempre stato un giardino generoso. Meno per gli uomini che hanno sì raccolto prestazioni di grande valore, finite però in seconda schiera davanti all’incredibile messe berlinese e a picchi offerti a Chicago, Dubai e Rotterdam. Il record, in grave pericolo, è 2h04’29”, centrato un anno fa da Wilson Kipsang che tra poco dovrà affrontare uno dei più grandi scontri della storia, un derby di maratona. Accanto a lui, sulla linea di partenza, Dennis Kimetto, primatista mondiale e primo uomo a spingersi, per tre secondi, sotto le 2h03’, i due Mutai (Emmanuel e Geoffrey) ed Eljud Kipchoge, l’unico con un grande passato in pista e capace di scendere a 2h04’11” l'anno scorso vincendo a Chicago. Il decimo nella lista di partenza, l’etiope Regassa, ha un record personale d 2h05’27” e ogni altro commento appare superfluo. Non resta che aspettare.



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