Lombardia, l’atletica simbolo di rinascita

11 Giugno 2020

Viaggio nella regione più colpita dall’emergenza Covid-19: l’emozione del rientro in pista, la gioia di rivedere gli amici, la prudenza sempre necessaria. E il 20 giugno le prime sfide

di Cesare Rizzi (FIDAL Lombardia)

Con orgoglio e con coscienza. L’atletica in Lombardia torna a respirare: i campi si ripopolano, gli atleti scoprono nuovi accorgimenti da adottare in allenamento ma ritrovano la loro passione tradotta nel suo alveo naturale. Sempre con distanziamento sociale: due metri che non sanno di paura ma della consapevolezza della tragedia vissuta dalla regione e del rispetto ancora da portare verso un nemico invisibile ma ancora presente.

Sono passati poco più di 100 giorni, ma sembra ormai una vita, da quel 21 febbraio in cui venne resa pubblica la prima positività italiana al Sars-CoV-2: accadde a Codogno, frenando ma non cancellando il sogno di tornare a correre su una pista di una città da 16mila abitanti in provincia di Lodi (Codogno avrebbe dovuto vivere il 9 maggio l’inaugurazione di un nuovo manto gommoso per l’atletica leggera: appuntamento rinviato). A Castiglione d’Adda risiede un campione italiano cadetti in carica. Daniele Cighetti, tesserato per la Nuova Atletica Fanfulla Lodigiana, ha vinto nel 2019 a Forlì nel giavellotto, e il 26 maggio è tornato a calcare una pedana, quella del campo di atletica Egidio Capra di Lodi, con tre allenamenti settimanali (martedì, giovedì e domenica) “incastrati” in un planning settimanale di accessi che è figlio anch’esso delle norme post-Covid. “Tornare a impugnare il giavellotto su una pista è stata un’emozione forte - testimonia il lanciatore, 15 anni - un momento a suo modo unico, quasi quanto vincere un titolo italiano”. La pedana diventa Eldorado ritrovato: “Mi sono allenato a casa mantenendo gli stessi giorni di allenamento tradizionali, ma la sensazione che trasmette la pista è quasi indescrivibile”. Un feeling che lenisce il ricordo di tre mesi a dir poco lugubri: “A Castiglione d’Adda si viveva un’atmosfera apocalittica, con decine di ambulanze che transitavano a tutte le ore. Questa zona ha pagato un prezzo molto alto al virus”. 

Un prezzo altissimo l’ha pagato la Bergamasca, l’area più duramente colpita d’Europa: il coronavirus ha strappato all’affetto dei loro cari anche due presidenti di società, Gian Battista Locatelli (Atletica Curno) e Angelo Possessi (Unione Sportiva Rogno). Il segnale della terribile epidemia è stato udito nitidamente anche dal campo Francesco Putti di Bergamo, impianto che ospita gli allenamenti di club quali l’Atletica Bergamo 1959 Oriocenter, la Bergamo Stars Atletica e l’US Olimpia Bergamo, e che il prossimo 12-13 settembre avrebbe dovuto ospitare la finale nazionale dei Campionati di Società under 23: gli ultimi allenamenti prima della chiusura totale sono stati ritmati dalla colonna sonora delle sirene d’ambulanza lungo la via che porta alle valli. “La tragedia che abbiamo vissuto è difficile da immaginare per chi non risiede qui”: le parole di Achille Ventura, presidente della Bergamo 1959 Oriocenter, sono eloquenti quasi quanto la scelta del silenzio di Monica Roncalli, atleta orobica quarta ai Campionati Italiani Promesse 2019 sui 400 ostacoli che in questi mesi ha lavorato come infermiera al pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, uno dei simboli della tragedia.

Alle lacrime per i lutti che hanno colpito anche la gente dell’atletica si è sostituita in maggio la sensazione di un ritorno alla pista sempre più vicino: oggi per la Bergamasca (ma il feeling è comune a tutta la Lombardia) è una gioia ovattata. ”C’è la gioia di rivedere gli amici e di essere al campo anche con il distanziamento - continua Ventura, che fu il primo allenatore di Marta Zenoni da bambina - è una gioia che però non si può e non si riesce ancora a esprimere”.

Con tempistiche diverse i principali centri di atletica della Bergamasca sono tornati a vivere: la buona notizia è che nove giovani su dieci sono tornati ad allenarsi, scongiurando il tanto temuto rischio di abbandono, grazie alla costante presenza e vicinanza (con l’ausilio della tecnologia) di allenatori e dirigenti durante la difficile “fase 1”. La voglia di allenarsi è tanta, la prudenza è onnipresente e pazienza se due mesi abbondanti di stop significano ripartire da capo con la preparazione: lo sguardo sugli ultimi colli della Val Cavallina dalla pista di Brusaporto, dove sabato 20 giugno si svolgerà il primo raduno-test in sicurezza organizzato dal Comitato Regionale FIDAL Lombardia, è una suggestione per l’occhio e un balsamo anche per i muscoli.

Un’altra provincia molto colpita come Brescia, la città del club campione d’Italia al femminile Atl. Brescia 1950 Metallurgica San Marco, è ripartita in modo più blando e a macchia d’olio. Per la realtà di Chiari, che il 2 giugno avrebbe dovuto ospitare il tradizionale meeting nazionale giovanile (appuntamento rinviato al 27 settembre), si fa portavoce Daniele Bianchi, presidente dell’Atletica Chiari 1964 Libertas e responsabile lombardo del settore salti: “È stato un processo molto lento e tutt’altro che semplice: in città fino a fine maggio ci sono stati contagi ogni giorno”. La ripresa non sempre è “sprint”, gli obiettivi sono fondamentali: “Nei ragazzi che alleno - continua Bianchi - ho notato una certa demoralizzazione nei primi dieci giorni dal ritorno in pista: pensavo di trovare in loro molta più verve. Tutto è cambiato quando sono stati confermati i primi punti fermi nel calendario agonistico. Tornare ad avere le gare come obiettivo li ha come risvegliati”.

Il capoluogo lombardo, Milano, attende l’epilogo dei lavori all’Arena, inevitabilmente ritardati dalla pandemia: il cuore pulsante dell’atletica milanese è lo storico centro sportivo XXV Aprile di via Cimabue. Il campo non lontano dalla montagnetta di San Siro è tornato a vivere già dal fatidico 4 maggio e dall’inizio della “fase 2” con atleti di interesse nazionale e di blasone internazionale come il gruppo di ostacolisti guidato da Giorgio Ripamonti con Lorenzo Perini in testa: si scaldano già i motori in vista della stagione agonistica, sicuramente privata degli obiettivi internazionali ma tutt’altro che spenta. Le emozioni e le sensazioni saranno le stesse: anche a corsie alterne.

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