Le insidie dei Campi di gara e un errore da non ripetere. di Gepi Spanedda (Fiduciario G.G.G.)



Metti una splendida mattinata di sole, un campo di atletica, una cornice di giovani e meno giovani che si cimentano in una manifestazione poco frequentata, seppure assai interessante, come la seconda giornata della fase regionale dei campionati italiani invernali di lanci. Metti un gruppo di giudici esperti ed attenti che conducono senza problema alcuno le gare in programma, con particolare attenzione alle richieste degli atleti, del tutto accoglibili in una giornata dai tempi di gara non ristretti. Metti la gara del lancio del giavellotto, unificata per tutte le categorie, con la sola differenza del peso dell’attrezzo, allo scopo di consentire intervalli più ampi tra un lancio e l’altro. Metti una continua interazione tra atleti, tecnici e giudici per consentire al meglio il riscaldamento pre-gara, nel rispetto dei regolamenti. Metti una diversa interpretazione di una frase pronunciata da un tecnico (proviamo alcune rincorse e siamo pronti) ed intesa da un giudice di gara come rincorse senza lanci, mentre invece il tecnico intendeva rincorsa e lanci. Metti, come conseguenza, un giudice intento ad esaminare il campo di gara per valutare alcune anomalie dello stesso, quale un irrigatore esageratamente sporgente, e la contemporanea effettuazione di rincorse e lanci. In questo contesto si è corso il rischio reale di vedere un giudice colpito dal giavellotto e non per incuria o distrazione ma per una attività di verifica e controllo ritenuta necessaria e praticabile in presenza di attività di preparazione alla gara (rincorse) senza lanci. L’episodio a posteriori ha fatto sorridere i più, ma ha creato condizioni di assoluto disagio psicologico per l’atleta che aveva effettuato il lancio; ha lasciato indifferente il giudice possibile vittima del lancio, che non si è reso conto del rischio corso se non al racconto dello stesso, ma ha evidenziato la esigenza conclamata di una presenza in campo riservata ai soli atleti ed ai giudici, come prevede il regolamento tecnico, della effettuazione delle prove con la indispensabile presenza dei giudici che ne controllano e dispongono la effettuazione, della autorizzazione alla effettuazioni dei lanci, in prova ed in gara, solo con la bandiera bianca, nel rispetto delle norme esistenti. Si deve raccogliere il profondo insegnamento di questa esperienza per fortuna non tragica. In campo atleti e giudici, in conformità alle disposizioni del regolamento tecnico, debbono adottare e seguire, ognuno per le proprie competenze, norme e comportamenti che garantiscano la assoluta sicurezza di tutti. Chi non di adegua deve essere immediatamente sanzionato, fino alla esclusione dalla competizione; e sia chiaro la norma vale per tutti, atleti e giudici; ne sono esclusi solo coloro che in campo non debbono proprio entrare e che dovranno essere sistematicamente allontanati. Esiste anche una lettura ironica del titolo “ un errore da non ripetere”, che mi riguarda personalmente e che forse alcuni avrebbero voluto interpretare come una occasione perduta, quale l’eliminazione di un giudice di gara scomodo, ma anche questa volta ho schivato il pericolo. Altri percorsi ed il trascorrere del tempo porteranno anche a questa soluzione, ma è invece indispensabile che in campo non si commettano, da parte di nessuno, errori dalle conseguenze tragiche e comunque non governabili.

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