Lalli: "L'atletica vera inizia adesso e io mi ci b



Ci vuole qualche giorno per “digerire” una vittoria, esattamente come avviene per una sconfitta. Molti hanno ancora negli occhi la trionfale cavalcata di Andrea Lalli ai Campionati Europei di corsa campestre a San Giorgio sul Legnano, tutti gli addetti ai lavori e gli appassionati, tutti meno lui. Domenica era ancora frastornato per l’impresa compiuta, il primo passo di una carriera internazionale che si spera sia all’altezza. D’altronde i campioni prima ancora che su pista o su strada si costruiscono nel carattere, e parlando con il talento molisano le premesse positive ci sono tutte: “Sicuramente ora capisco il risultato che ho ottenuto, i momenti dopo la vittoria sono stati molto caotici, non riuscivo a comprendere bene la portata di quel che avevo fatto”. - La gara ha avuto l’andamento che si attendeva? - A dir la verità non avevo pensato d’impostarla così: prima di partire avevo parlato col mio allenatore Cristian Carbone e con Luciano Di Pardo che mi avevano consigliato di stare tranquillo almeno metà gara e poi fare l’azione decisiva, ma quando nelle prime battute mi sono ritrovato davanti, mi sono detto di provarci per vedere se gli avversari rispondevano. Più passavano i metri e più li vedevo lontani, così al secondo giro ho capito che ce la potevo fare. - Poche settimane prima della gara europea, aveva vinto un importante corss in Spagna e dopo la sua vittoria tutti incrociavano le dita pensando alle sue possibilità. Quanto ha influito quel successo sul suo percorso continentale? - Moltissimo. Mi ha dato molta sicurezza perché ho battuto avversari quotati, ad esempio uno spagnolo che in pista aveva corso più forte di tutti. Lì ho capito di poter vincere il titolo perché la condizione era buona, anche se sinceramente non pensavo fosse così buona… - Vince l’Europeo e cambia di categoria senza poter passare per i Mondiali: le dispiace? - No, non ho alcun rammarico per il cambio di categoria, sono contento invece di confrontarmi con persone più grandi e forti di me: l’atletica vera inizia adesso e bisogna buttarsi nella mischia senza alcuna paura. - Torniamo ai suoi inizi… - La mia prima gara è stata la Matesina a Bojano, una classica su strada. Da lì ci ho preso gusto iniziando ad allenarmi e quand’ero secondo anno cadetto ho lasciato il calcio (giocavo da centrocampista centrale, mi toccava correre avanti e indietro…) per dedicarmi totalmente all’atletica. Ho fatto subito mezzofondo, ma all’inizio il mio trainer mi faceva divertire anche su altre gare, tanto che feci addirittura da ragazzo il record regionale di getto del peso, non ricordo neanche più la misura. - Che tipo di mezzofondista ritiene di essere? - Uno che deve giocoforza impostare tutte le gare sul ritmo, perché la volata è la mia pecca. Devo stroncare gli avversari e privarli delle loro energie, perché in una gara veloce posso anche avere qualche carta da giocare nello sprint, invece su una gara lenta non ho speranze. In pista per ora mi trovo bene su 5000 e 10000, gara quest’ultima che però per quest’anno abbandonerò per velocizzarmi attraverso qualche 1500 e 3000. - Dopo la sua vittoria molti hanno paventato i rischi del richiamo delle prove su strada per guadagnare facili ingaggi a scapito della sua maturazione: che cosa ne pensa? - In questo mondo di soldi non ce ne sono tanti, ma dobbiamo noi giovani di talento essere bravi a non farci trarre in inganno da questi, dobbiamo pensare più alla pista e al cross per la nostra carriera, se ci buttiamo sulle prove su strada penso che sia finita ancor prima di cominciare. - Ci si vede in un lontano futuro protagonista di qualche maratona? - Mi piacerebbe, ma si parla di un futuro molto lontano. Come obiettivi per quest’anno penso a fare un buon Campionato Italiano di cross per entrare nella squadra assoluta per Mombasa, fare il Mondiale tra i grandi sarebbe la legittimazione del risultato di San Giorgio. Poi in estate mi dedicherò a 1500 e 3000, puntando alla selezione per gli Europei Under 23 sui 5000 metri, ma mi serve acquisire una base più veloce. - E a più lunga scadenza quali sono i suoi sogni? - Credo che il sogno di tutti sia andare alle Olimpiadi, è questo che mi ha fatto scegliere l’atletica. E’ uno sport individuale, quando vinci vinci da solo ed ogni sforzo è ripagato solamente a te, non devi ringraziare altri che il tuo allenatore. - In conclusione, molti si chiedono come mai escano fuori dal Molise tanti talenti del mezzofondo, dalla de Soccio a La Rosa a lei. Qual è il segreto della vostra terra? - Forse il fatto che la mancanza di strutture ci costringe a correre spesso nei campi d’erba, quindi affrontiamo continui percorsi a saliscendi. Ma questo vale per la campestre, per il resto proprio non saprei… Gabriele Gentili Nella foto: Andrea Lalli a San Giorgio sul Legnano (foto Giancarlo Colombo per Omega/Fidal)

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