La nuova Giamaica dei Commonwealth Games

13 Aprile 2018

Nella rassegna dedicata ai paesi dell’ex impero britannico a Gold Coast, in Australia, nuove frontiere per gli atleti dell’isola caraibica che finora hanno vinto sei ori, ma nessuno di questi nella velocità pura

di Giorgio Cimbrico

Quando mancano ormai soltanto tre settimane al decennale del sorgere dell’accecante astro di Usain Bolt (quel 9.76 fu uno sparo nel buio, seguito di lì a poco dal suo primo record mondiale), la Giamaica sta vivendo una profonda metamorfosi e i Giochi del Commonwealth che vanno verso la conclusione al Carrara Stadium di Gold Coast, Queensland, ne sono una palese dimostrazione: il raccolto in pista è stato buono ma le vittorie si riducono a quella di Ronald Levy nei 110hs, di Janieve Russell nei 400hs e di Aisha Praught nei 3000 siepi.

L’esito di quella che qualcuno chiama riproposizione in altro formato della corsa campestre non è stato diverso da quanto è capitato otto mesi fa: dopo averle prese da due americane ai Mondiali di Londra, le keniane Chespol e Kirui sono state costrette a buscarle anche da una giamaicana. Un evento sorprendente come l’uomo che morde il cane? Non proprio. Aisha, isolana per parte di padre, americana sul versante materno, si allena nei posti giusti (in Oregon prima, a Boulder ora) ed è seguita dal britannico Mark Rowland, bronzo olimpico e vecchio avversario di Francesco Panetta.

VIDEO | AISHA PRAUGHT VINCE I 3000 SIEPI A GOLD COAST 2018

Nella combinata 100-200-400, vigna e miniera sin dal dopoguerra, zero titoli. Nella rassegna che, americani a parte, raduna i popoli di lingua inglese lo sprint breve è sudafricano, trinidegno, bahamense, il giro di pista è del Botswana, ex-Bechuanaland: Isaac Makwala e Amantle Montsho a segno, con prestazioni monstre, 44.35 e 50.15, per una stagione ancora molto giovane.

Dove è finita la linfa che scorreva copiosa a Kingston e nelle altre contee dell’isola al centro del Caribe? Si è seccata con l’addio di Usain, con lo spegnimento del Lampo? Nessun nuovo, strepitoso talento messo in vetrina. Yohan Blake non è più - e da tempo - il vice Bolt del 2012. Elaine Thompson, quarta nei 200, non ha il magnetismo dei suoi giorni di tuono. L’unica a meritare una valutazione molto positiva è Shericka Jackson, 22.18, record personale, un decimo dietro l’elegante Shaunae Miller, maritata Uibo, e così in possesso di passaporti bahamense e estone.

Nuovi protagonisti, nuovi scenari: Fedrick Dacres, arrivato a pizzicare i 70 metri a 2018 ancora in culla, dotato di un fisico alla Usain, è diventato campione dell’ex-Impero sparando il disco a 68,20 e lasciando a quattro metri abbondanti Traves Smikle, giamaicano anche lui; Danniel Thomas-Dodd ha spedito la palla da 4 kg a 19,36, nuovo record nazionale, distanziando di oltre mezzo metro l’appena rientrata Valerie Adams che nei risultati figura con il titolo (Dame, l’equivalente di Sir) che le è stato concesso per la sua infinita serie di successi; alle spalle delle “amazzoni” Semenya e Wambui, è finita Natoya Goule, record personale portato a 1:58.82, Kimberly Williams e Shanieka Ricketts hanno fatto doppietta nel triplo.

Un primo abbozzo di analisi può portare a conclusioni e a interrogativi interessanti: la Giamaica sta scoprendo di avere a disposizione tali potenzialità da aver deciso di inoltrarsi in nuovi territori? Non aspettiamoci maratoneti o marciatori, ma per il resto la loro forza d’urto, su tutti i fronti, può essere la grande novità per gli anni attestati sul filo dell’orizzonte.

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