La leggenda di Pamich

19 Aprile 2016

Abdon Pamich, alfiere della marcia azzurra, nel 1960 fu bronzo olimpico sulle strade di Roma.

L’avvicinamento ai Campionati del Mondo di marcia a squadre del 7 e 8 maggio di Roma racconta di un grande campione azzurro, Abdon Pamich, che proprio sulle strade della Città Eterna conquistò una medaglia olimpica ai Giochi di Roma del 1960, prologo del titolo olimpico a Tokyo nel 1964, apice di una carriera che lo ha consacrato come uno dei campioni più rappresentativi nella storia dell’atletica italiana.

Per lui parlano innanzitutto le sue cinque partecipazioni olimpiche, diamanti incastonati in una carriera in azzurro lunga ben 19 anni, dal 1954 al 1973. Nato nella città cosmopolita di Fiume il 13 ottobre 1933, fu costretto alla fuga nell’immediato dopoguerra assieme al fratello, vivendo un periodo anche all’interno di un campo profughi. Arrivato in Italia nel 1947, Abdon Pamich è stato prima di tutto un grande faticatore, un uomo poco avvezzo alle prime pagine, ma umile interprete di una specialità che richiede grande sacrificio. Spettacolare era poi il suo modo di interpretare la gara, in controllo nella prima parte per poi lanciarsi in un costante recupero fino al traguardo. Stabilitosi a Genova, mette in pratica la cultura sportiva appresa in gioventù nella sua città d’origine, iniziando l’attività nel 1952 quando è ai vertici un altro grande della marcia come Pino Dordoni.

I primi Giochi a cui prese parte furono quelli di Melbourne nel 1956, quando chiuse ai piedi del podio nella 50 km, e undicesimo nei 20 km. Per lui fu un buon debutto, in vista delle Olimpiadi in casa quattro anni più tardi. A Roma però trovò l’andatura bizzarra del britannico Donald Thompson a rovinargli la festa, seguito peraltro anche dallo svedese Ljunggren, con Pamich relegato sul terzo gradino del podio. Non che andasse poi male, ma l’idea di un trionfo in patria sarebbe stato proprio il massimo. Così nel 1962 si prende la sua rivincita proprio contro Thompson, surclassandolo ai Campionati Europei di Belgrado, per conquistare il suo primo titolo europeo sulla 50km. Tutto è pronto per l’acuto finalmente, quello del 1964 a Tokyo, quando gli vennero concesse le ferie dal suo datore di lavoro per giocarsi le sue carte nella competizione olimpica. Nel “Paese del Sol Levante” in effetti si materializza l’oro olimpico, al termine di un lungo duello contro l’inglese Paul Nihill, che lo portò a superare se stesso nel record olimpico di 4h11:12.4. Fu una gara sotto la pioggia, caratterizzata anche da una crisi importante dopo metà percorso, quando un violento mal di pancia rischiò di mandare a monte l’impresa anche stavolta. Al 38° chilometro però Pamich uscì dal percorso per espletare il suo bisogno fisiologico, da lì in poi fu un recupero trionfante sull’inglese, recuperato in 2 chilometri e lasciato sul posto, verso la conquista di un sogno divenuto realtà.   Il secondo titolo europeo arriva nel 1966 a Budapest, poi c’è tempo per altre due partecipazioni olimpiche, a Città del Messico nel 1968, dove è costretto al ritiro per problemi intestinali, e quindi a Monaco nel 1972, squalificato quando era in 15° posizione a circa metà gara. Cinque Olimpiadi e in mezzo migliaia di chilometri, per entrare nella leggenda.

 

 

S.P. 

 

Fonti:

Olimpiadi Vol. 2  - Rizzoli

Conoscere l’atletica - Rizzoli



Condividi con
Seguici su: