La Di Martino stupisce, è quinta nell'alto con 1,9



Vederla lì, in mezzo a fenomeni tanto celebrati, faceva un po’ impressione. Ma lei, Antonietta Di Martino, la molla di Cava de' Tirreni, non si è scomposta, pennellando sulla pedana dell’Olympiskiy una delle gare più belle della sua verde carriera. Alla fine è stata quinta, con il personale indoor eguagliato a quota 1,96, e con un pizzico di rammarico per una della prove a 1,98 (la seconda) fallita davvero di un soffio. Oro alla russa Slesarenko (2,02), argento alla croata Vlasic (2,00), bronzo alla spagnola Beitia (1,98). Un solo errore, per la Di Martino, nel cammino fino a 1,96: il salto fallito a 1,91, preceduto da prime prove a 1,84 e 1,88, e seguito da altrettante prime prove a 1,94 e 1,96. “Sono felicissima – racconta la 27enne fiamma gialla, saltatrice allenata da Davide Sessa – soprattutto perché, al di là del risultato, la mia martoriata caviglia sinistra dimostra di potermi finalmente sostenere senza problemi. Solo l’1,98 mi è rimasto qui, proprio sullo stomaco: come l’1,96 della qualificazione. Sento di averlo nelle gambe, il problema è che salto con regolarità solo da settembre, e non sono più abituata ad affrontare queste altezze (aveva uno stagionale di 1,92, migliorato qui due volte, fino a 1,96, ndr). A Goteborg, quest’estate, spero di potermi presentare davvero al meglio, lavorando quanto e come preferisco. L'importante, ripeto, è aver ritrovato la salute. Io che sono religiosa, dico: in questi anni, qualcuno, lassù, deve avermi aiutato”. La giornata conclusiva dei Mondiali è stata una sequenza di grandi gare, a significare la vitalità di un movimento che ricomincia, tra l'altro, a presentare protagonisti riconoscibili ed identificabili dal pubblico. L’apertura della galleria dei trionfatori spetta a Kenenisa Bekele, che ha dimostrato, vincendo i 3000 con la solita, disarmante semplicità, di essere una spanna sopra tutti gli altri (7:39.32 il suo crono). Chiunque essi siano (nella circostanza, due come Saeed Shaeen e Eliud Kipchoge). Oro dell’asta all’americano Brad Walker (5,80), con il bronzo del tedesco Lobinger, assegnato a 5,60, che, pensando a Gibilisco, fa scuotere il capo. Vittoria nel lungo per una delle rivali storiche di Fiona May, Tatyana Kotova (7 metri esatti per lei), mentre sul gradino più alto del peso è salita la bielorussa Khorononenko (19,84). Trionfo dell’outsider Andre Niklaus nell’eptathlon (6192 punti), davanti ai più accreditati Clay e Sberle. Oro dei 400 metri alla Krasnomovets (Russia, 50.04) e a Francique (Grenada, 45.54); grandi affermazioni della Mutola (Mozambico, 1:58.90) e di Bungei (Kenya, 1:47.15) nella distanza doppia, gli 800, in entrambi i casi beffando il favorito della vigilia (i russi Kotlyarova e Borzakovskiy). Stratosferica la prova di triplo uomini: il podio dice davis (Usa, 17,73), Gregorio (Brasile, 17,56, record del sudamerica) e Betanzos (Cuba, 17,42); quarto, fuori dalla lotta per le medaglie, il dominatore della stagione invernale, il romeno Oprea (17,34). Staffette ai quartetti delle donne della Russia (3:24.91) e degli uomini degli Stati Uniti (3:03.24). Marco Sicari File allegati:
- Il sito della Federazione mondiale


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