La Continental Cup va alle Americhe

09 Settembre 2018

A Ostrava, in Repubblica Ceca, secondo posto per l’Europa. Doppietta lungo-triplo della colombiana Ibarguen, 100 metri per Lyles (10.01), Lasitskene ancora a 2,00 nell’alto, Shubenkov 13.03 sui 110hs.

di Luca Cassai

La squadra delle Americhe conquista la IAAF Continental Cup a Ostrava, in Repubblica Ceca. Al termine di due intense giornate di sfide, con un totale di 262 punti, precede l’Europa (233) che non riesce nel sorpasso, inseguito per tutto il secondo pomeriggio di gare, e cede quindi il trofeo vinto nella scorsa edizione di quattro anni fa. Più dietro Asia-Pacifico (188) e Africa (142). Per il team vincente, una serie di successi individuali tra cui spiccano quelli dello statunitense Noah Lyles in 10.01 (vento nullo) sui 100 metri e della colombiana Caterine Ibarguen al primato nazionale di 6,93 (+0.8) nel lungo dopo essersi aggiudicata il triplo di ieri per cogliere il “double double”, la seconda doppietta stagionale che ripete quella in Diamond League. Nell’asta 5,85 dell’iridato statunitense Sam Kendricks per battere il francese Renaud Lavillenie (5,80). Un altro duello in favore delle Americhe è sui 200 metri della bahamense Shaunae Miller-Uibo, al quarto successo stagionale con 22.16 (+0.1) sull’iridata Dafne Schippers (22.28), che poi in chiusura trascina al primo posto anche la staffetta 4x400 mista (3:13.01), una delle novità di questa manifestazione, con il triplista Christian Taylor in prima frazione dopo essere atterrato a 17,59 (-1.9). Tra gli atleti del vecchio continente brillano la russa Mariya Lasitskene, tornata a 2,00 nell’alto per la sedicesima gara dell’anno oltre questa barriera, e il connazionale Sergey Shubenkov, ancora al top con 13.03 (+0.9) nei 110 ostacoli, ma anche il giavellottista tedesco Thomas Rohler (87,07). Nel mezzofondo ennesima cavalcata della sudafricana Caster Semenya negli 800 metri con 1:54.77, terza prestazione dell’anno e in carriera, a mezzo secondo dal suo primato, oltre che della keniana Beatrice Chepkoech sui 3000 siepi (9:07.92).

CATERINE LA GRANDE - Tra i simboli della vittoria americana c’è l’impresa di Caterine Ibarguen. La pantera della Colombia si trasforma nella “cannibale” di fine stagione per mettere a segno un’altra accoppiata vittoriosa: lungo-triplo in 24 ore anche nella Continental Cup, dopo averla realizzata in Diamond League, e stavolta senza che ci sia di mezzo il viaggio da Zurigo a Bruxelles. Oggi prima supera il “taglio” con la seconda misura di 6,76 (+0.4), dietro il 6,86 (+0.1) della tedesca Malaika Mihambo che però esce di scena in semifinale dove invece la sudamericana arriva a 6,85 (-0.2). Poi nel “jump-off” decolla con 6,93 (+0.8) per aggiungere sei centimetri al suo record nazionale e battere l’australiana Brooke Stratton.

L’ARCA DI NOAH - Cinque crono quest’anno sotto i 10 secondi, il suo peggior tempo in altrettante gare sui 200 è 19.83. Per chiudere il 2018 dell’esplosione ai massimi livelli, Noah Lyles si presenta con questo biglietto da visita. A Ostrava il 21enne statunitense nei 100 rimonta il cinese Su Bingtian, che come di consueto trova un’ottima partenza ma è costretto alla resa dalla formidabile fase lanciata del giovane americano: 10.01 (vento nullo) contro 10.03. Anche il giamaicano Yohan Blake scatta bene dai blocchi, prima di rimanere vittima di un infortunio poco oltre metà rettilineo.

MILLER SPRINT - Una stagione senza conoscere sconfitte per Shaunae Miller-Uibo. La campionessa olimpica dei 400 (corsi e vinti tre volte quest’anno) centra il nono sigillo consecutivo sui 200 metri.

Nel rettilineo finale la bahamense distende la sua lunga falcata, stavolta con la chioma raccolta sulla nuca, e fa un solo boccone dell’iridata olandese Dafne Schippers: 22.16 (+0.1) a 22.28, mentre il team americano si gode il raddoppio dovuto al “joker”, con l’ivoriana Marie-Josée Ta Lou distante terza (22.61) e la giamaicana Shericka Jackson quarta per questione di millesimi (22.62). Ha un nome che è quasi uno scioglilingua, Abdalelah Haroun, ma la corsa del 21enne qatariano è potente ed efficace per condurlo al successo (44.73) nei 400 metri, una gara tra le meno scontate della manifestazione e che vede premiato l’azzardo del jolly.

KING TAYLOR - Non c’è storia nel triplo: oltre mezzo metro di vantaggio per il campionissimo Christian Taylor, nello stadio dove undici anni fa conquistò il titolo mondiale allievi. Lo statunitense piazza 17,59 (-1.9) in apertura e altri due hop-step-jump imprendibili con 17,41 (+0.4) e 17,31 (-1.0) nella fase a eliminazione diretta, capitalizzando il jolly giocato dalla squadra americana. Sorprende fino a un certo punto il secondo posto di Hugues Fabrice Zango, 25enne del Burkina Faso, che salta 17,02 (-1.4) dopo aver vinto ai campionati africani con 17,11, al contrario non brilla il portoghese Nelson Evora, oro agli Europei, quarto a 16,85 (-0.9).

MIXED RELAY - Debutto a livello globale assoluto per la staffetta 4x400 mista, con due uomini e due donne in ordine libero, già sperimentata ai Mondiali allievi. Ed è una passerella vincente delle Americhe (3:13.01). Si va alla corda anziché rimanere in corsia nella prima frazione, affidata al triplista-quattrocentista Christian Taylor che rimane a stretto contatto con il britannico campione europeo Matthew Hudson-Smith. Anche al secondo cambio è davanti l’Europa, ma il testimone sfugge subito di mano all’olandese Lisanne de Witte. Passa in testa la squadra americana, dopo il passaggio tra Luguelin Santos e Stephenie-Ann McPherson, per chiudere con la cavalcata di Shaunae Miller-Uibo al terzo successo del weekend, dopo 4x100 e 200 metri, intanto l’Africa (unica a chiudere con un uomo, Baboloki Thebe) recupera il secondo posto (3:16.19).

PROFONDO RUSSO - E sono otto. Tante diventano le prestazioni di Sergey Shubenkov in cima alla lista mondiale dell’anno sui 110 ostacoli, ma anche nove delle prime dieci con il 13.09 di domenica scorsa a Padova. Una profondità che la dice lunga sul suo dominio stagionale. Il russo non trova una buona partenza, poi però il suo recupero è inesorabile per inghiottire tutti gli avversari prima del traguardo con la sua azione da manuale: 13.03 (+0.9) e quinto crono stagionale, insidiato dal giamaicano Ronald Levy (13.12), invece il francese Pascal Martinot-Lagarde che agli Europei lo aveva beffato al fotofinish è terzo in 13.31 ma contribuisce al jolly. Nei 400hs al femminile da una scomoda prima corsia emerge la giamaicana Janieve Russell con 53.62, a una manciata di centesimi dal personale di 53.46 quest’anno a Losanna dove era stata battuta dalla statunitense Shamier Little, oggi invece sconfitta (53.86). Terza l’ucraina Anna Ryzhykova, vicecampionessa europea, con il season best in 54.47.

ON A HIGH - Si torna in quota. Dopo tre uscite sotto i due metri, la padrona dell’alto Mariya Lasitskene supera 2,00 al primo tentativo per mettere a segno la sedicesima gara dell’anno, ma anche la numero 41 (e il 49esimo salto) della sua carriera oltre la fatidica barriera. Un risultato che non era scontato, soprattutto per aver corso il rischio di uscire alla misura precedente di 1,97, valicata soltanto con la terza prova.

L’ultima a rimanere in pedana con lei è l’uzbeka Svetlana Radzivil a 1,95, un centimetro in meno del recente 1,96 vincente ai Giochi Asiatici, e nel frattempo l’Europa raddoppia con il jolly, grazie anche al quarto posto della tedesca Marie-Laurence Jungfleisch (1,91).

SOLO SEMENYA - Il copione è già scritto prima della partenza: Caster Semenya in gara negli 800 contro il cronometro, più che con le avversarie, sotto gli occhi della ceca primatista mondiale Jarmila Kratochvilova (irraggiungibile 1:53.28 datato 1983) che è presente in tribuna. La sudafricana impone il suo ritmo forsennato in “solo race” (55.93 al suono della campana) e chiude in 1:54.77, non troppo lontana dal tempo di 1:54.25 realizzato al meeting di Parigi. Ma l’Africa perde il jolly con due americane a seguire il treno: la statunitense Ajee’ Wilson (1:57.16) e la giamaicana Natoya Goule (1:57.36).

ANCORA SAM - Un grande classico delle ultime stagioni: Sam Kendricks contro Renaud Lavillenie nell’asta. Stavolta lo statunitense esulta con 5,85 alla prima e si porta in vantaggio nel computo dei confronti diretti (18-17), mentre il francese sbaglia dopo aver saltato 5,80. Manca all’appello il prodigioso Mondo Duplantis, con l’altro giovane seimetrista europeo Timur Morgunov quarto a 5,65, stessa quota del terzo posto per il canadese Shawn Barber che vale il successo americano.

SIEPI SHOW - Niente tattica sui 3000 siepi: la primatista mondiale Beatrice Chepkoech va subito in fuga e macina un chilometro iniziale da 2:57.91. Poi abbassa la cadenza, ma rimane incontrastata dalle rivali con lo sprint per il secondo posto della statunitense Courtney Frerichs (9:15.22), che era stata la prima delle inseguitrici anche nella gara-record di Montecarlo. Il campione del mondo dei 1500 metri Elijah Manangoi prende in mano le redini della corsa a metà gara e sbroglia la matassa (3:40.00) sfruttando una progressione che tiene alle calcagna i due europei, con l’esperto polacco Marcin Lewandowski (3:40.42) qui davanti al giovanissimo fenomeno Jakob Ingebrigtsen (3:40.80). Uno-due per le Americhe nei 3000 uomini, in cui si assiste a un paio di volate furibonde per evitare l’eliminazione in una gara a “fartlek”: Paul Chelimo (USA, 7:57.13) esulta allo sprint sul canadese Mohammed Ahmed (7:57.99), ancora un Ingebrigtsen al terzo posto (Henrik in 7:58.85).

GIAVELLOTTI UP AND DOWN - Arriva già al terzo lancio il momento del “dentro o fuori” per Thomas Rohler, ma il campione olimpico e oro a Berlino nel giavellotto trova la spallata giusta (86,39) con cui supera l’altro europeo, l’idolo di casa Jakub Vadlejch (84,76 in precedenza), e quindi la prima scrematura. Dulcis in fundo, il tedesco si migliora con 87,07 nel turno decisivo. Nel playoff femminile invece la connazionale Christin Hussong (62,96) non va oltre un modesto 55,05 e alla cinese Lyu Huihui basta assestare un 57,88 che significa il massimo dei punti con il jolly.

LA ROULETTE DEI LANCI - Sulla pedana del peso si vince con la terza misura di giornata: 19,63 dell’iridata cinese Gong Lijiao per battere in finale la statunitense Raven Saunders (19,74 nella prima parte di gara), in precedenza anche il 19,73 della tedesca Christina Schwanitz che stavolta è davanti alla polacca campionessa europea Paulina Guba (18,94). Martellata vincente per il tagico Dilshod Nazarov, campione olimpico della specialità, che comanda la sfida in tutte le sue fasi con una prova tutta in crescendo: primi tre lanci di qualificazione (76,54), semifinale (76,87) e finale (77,34). Al quarto turno l’egiziano Mostafa Elgamel si guadagna il playoff (74,19 e poi 74,22), anche se la seconda misura è del messicano Diego Del Real (75,86). Nel barrage iniziale, il migliore europeo si rivela l’ungherese Bence Halasz (74,80) che quindi lascia fuori il polacco Wojciech Nowicki (71,74 dopo due nulli), oro a Berlino.

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Sam Kendricks (foto Getty Images/IAAF)


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