L'Arena ritrova Fiasconaro 40 anni dopo

27 Giugno 2013

A Milano emozione nel ricordo dell’impresa che nel 1973 portò “March” a riscrivere il record del mondo degli 800 metri in 1:43.7

Tanta gente, questa mattina a Milano, per il ritorno in Italia di Marcello Fiasconaro. La sala Alessi di Palazzo Marino gremita di ex atleti, dirigenti, tecnici, giornalisti, arrivati per festeggiare il grande “March” a 40 anni esatti dal suo record del mondo, l’immortale 1:43.7 che resta ancora oggi, dopo quattro decenni, la cifra del primato italiano degli 800 metri. L’occasione, oltre che l’anniversario del primato che fece tuonare l’Arena meneghina, anche la presentazione dei Campionati Italiani Assoluti, che andranno in scena proprio nello storico impianto milanese dal 26 al 28 luglio (diretta tv su Rai Sport 2, ore 19-22).

Con il Presidente federale Alfio Giomi, l’assessore allo sport del Comune di Milano, Chiara Bisconti, quello della Regione Lombardia, Antonio Rossi, il presidente del Comitato Regionale CONI, Pierluigi Marzorati, la presidente del Comitato Regionale Lombardia FIDAL (anche in veste di responsabile del Comitato organizzatore locale degli Assoluti 2013), Grazia Vanni.

E, come già accennato, tantissimi ex atleti di livello assoluto: impossibile citarli tutti, ma nell’elenco vanno senz’altro ricordati il decano Carlo Monti, e poi Alberto Cova, Franco Sar, Marisa Masullo, Gianni Perricelli, Carlo Grippo, Andrea Nuti, Marco Marchei, Giancarlo Sisti, Letizia Bartoni, Gaetano Erba, dirigenti come Franco Ascani, Giuseppe Mastropasqua, Anselmo di Michele e Pierluigi Migliorini in quello che si è via via trasformato in un vero e proprio happening, fatto di ricordi, saluti, abbracci, battute (mirabile l’intervento del giornalista Oscar Eleni, maestro d’ ironia) che Fiasconaro ha riservato a tutti con straordinaria umanità e trasporto.

“E’ un grande onore per tutti noi dell’atletica poter festeggiare oggi i 40 anni del record di Marcello Fiasconaro – le parole del presidente FIDAL, Alfio Giomi – ed avere allo stesso tempo occasione di introdurre il discorso sui Campionati Italiani Assoluti 2013, appuntamento di rilievo per molte ragioni. La scelta di venire a Milano, all’Arena, luogo storico per tutta l’atletica italiana, è anche figlia della notizia, arrivata in Assemblea, il 2 dicembre scorso, della morte di Carlo Venini, lo storico tecnico milanese a cui abbiamo scelto di dedicare proprio la gara degli 800 metri. Anche i 200 metri avranno una dedica: quella per Pietro Mennea, che tante volte ha illuminato con le sue volate gli Assoluti e l’Arena.


E dai Campionati nazionali nascerà definitivamente la Nazionale che prenderà parte, dal 10 al 18 agosto, ai Campionati del Mondo di Mosca, con un logo che ricorderà Mennea cucito sulle maglie azzurre”.

E propria da Mennea è partito il discorso di un emozionato Fiasconaro (in sala anche la moglie Sally e il figlio Luca): “Ho saputo della morte di Pietro solo una settimana dopo, e la cosa mi ha ovviamente molto addolorato. Eravamo amici, come con Sara Simeoni. Ricordo quanto, con le loro imprese, hanno saputo portare in alto l’atletica italiana. Tornare all’Arena è stata una grande emozione, e mi dispiace aver saputo che non si corre più un meeting internazionale. Ci vorrebbero di nuovo quei test-match (termine mutuato dalla terminologia rugbistica cara a Fiasconaro, ndr) che facevamo una volta, gli incontri con le Nazionali. E sapere che il mio 1:43.7 è ancora record italiano mi fa pensare che è strano: i buoni atleti non sono mancati dopo di me, come Donato Sabia, Andrea Benvenuti, Giuseppe D’Urso. Mi hanno detto che c’è un ragazzo molto giovane che ha corso quest’anno in 1:44.67 (Giordano Benedetti, ndr). Well, può farcela, perché per fare quei tempi si fa la stessa fatica di 1:43.7… Il segreto è lavorare in gruppo, i migliori insieme: non si può stare ognuno a casa propria, solo la competizione fa crescere. Come mi allenavo io? Tanta qualità, poca quantità: per dire, non otto volte i 300 metri, ma solo quattro, a tutta, con recupero di dieci minuti. Trentadue e sette, trentadue e cinque… e via così”. Un fiume in piena, Marcello, capace di trasmettere con le sue parole un contagioso entusiasmo.

Al discobolo Carmelo Rado, che all’alba degli anni ’70 segnalò dal Sudafrica la presenza di questo giovane di origine italiana che faceva mirabilie anche senza palla ovale sotto il braccio, il presidente federale Alfio Giomi ha consegnato la quercia al merito atletica di I grado. In chiusura, la consegna della Supercoppa 2012 alla società vincitrice al femminile, la Bracco Atletica Milano (allora Camelot): a ritirare il meritato premio, il presidente del sodalizio Franco Angelotti e l’ostacolista Sara Balduchelli. 

m.s.

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