L’atletica dei regolamenti e quella del pressapoco

29 Giugno 2015

L’atletica leggera è una disciplina sportiva compiutamente regolamentata, e l’applicazione dei regolamenti, durante le gare, è demandata esclusivamente ai giudici di gara.

Il dissenso, quindi, può concernere esclusivamente l’applicazione dei regolamenti, non la validità delle norme. Al Giudice compete l’applicazione delle norme, con le funzioni giudicanti connesse; al dissenziente è concessa la possibilità di ricorso, nelle forme previste dai Regolamenti, che, a norma di Statuto, tutti coloro che sottoscrivono la richiesta di tesseramento, dichiarano di conoscere e di accettare.

E’ invalsa invece la moda di discutere sul valore delle norme e sulla loro applicabilità, sostenendo che in altre regioni si è meno puntuali, consentendo vantaggi per gli atleti. Se ciò accadesse, ma la verifica non esiste, non è mai esistita e forse non esisterà mai, mentre si assiste invece ad un passa parola con progressive deformazioni, i risultati ottenuti non potrebbero essere omologati.

Il comportamento da disonesto di taluno non autorizza tutti gli altri ad essere disonesti.

Se si vuole l’atletica senza regolamenti basta fare, come taluno fa, a meno dei giudici; se è vero che senza atleti non esiste l’atletica è altrettanto vero che senza giudici non esiste atletica controllata e certificata.

Se poi si chiede di applicare i regolamenti in maniera approssimativa o a tutela e vantaggio di taluno, chiunque sia, occorre utilizzare giudici disponibili in questa direzione, e per quanto a mia conoscenza, in Sardegna non ne esistono; io comunque, non sono tra quelli.

I tecnici, quando i loro atleti non raggiungono le performance previste o sperate, tra le altre amenità, hanno preso l’abitudine di attribuire al comportamento o alle decisioni dei giudici, il cattivo o non valido risultato.

In occasione della recente edizione dei Campionati Sardi Assoluti, che si sono svolti a Cagliari il 27 e 28 giugno, ho personalmente registrato   molte anomalie di comportamento, che denotano, oltre tutto, scarsa conoscenza dei regolamenti in vigore  e del R.T.I. in particolare.

Al tecnico di una importante società che al termine della seconda giornata di gara, con fare amicante e mostrando di fare una segnalazione corretta per evitare il ripetersi di simili errori, riportava come la gara di salto in lungo si fosse svolta completamente contro vento, vorrei consigliare di esaminare i risultati di gara: nel lungo maschile, considerando i primi otto classificati, e quindi tutti i soggetti che hanno impegnato la pedana dall’inizio alla fine, si sono effettuati 25 salti con vento favorevole e 9 salti con vento contrario; l’intensità massima del vento favorevole è stata di 3,3 metri al secondo mentre l’intensità  massima del vento contrario è stata di 1,1 metri al secondo. Nella pedana femminile 21 salti in favore di vento e 4 contro vento, 1 a vento 0, ed una intensità massima a favore di 2,3 metri al secondo ed una contraria di 0,3

Ricordando che non esiste alcuna regola che imponga ai giudici la scelta della pedana in maniera tale che il vento risulti favorevole, e che su tale decisione non hanno alcuna influenza le scelte o le richieste dei tecnici o degli atleti, nonostante le infondate convinzioni di tanti,   resta la considerazione che l’affermazione del tecnico non solo era infondata, ma assolutamente falsa se non in malafede.

La gara dei metri 800 maschili ha visto la suddivisione degli atleti in due serie, come previsto dal R.T.; nella prima serie gli atleti con i migliori tempi, nella seconda gli atleti con i restanti tempi (peggiori di quelli compresi nella prima serie) o senza tempo. Le norme vigenti non prevedono altro tipo di composizione, la cui formulazione  è attribuita la Delegato Tecnico, e non hanno validità i titoli (campione uscente o meglio uscito) e i risultati antecedenti le date di validità stabilite dai regolamenti federali. Assolutamente non corretta la protesta, peraltro espressa in maniera difforme dalle statuizioni regolamentari,  dell’atleta e del tecnico. L’atleta, iscritto senza tempo, lamentava anche l’attribuzione della corsia di partenza, ignorando evidentemente  che il R.T. espressamente prevede che nelle gare a turno unico, come quella alla quale partecipava, le corsie sono attribuite mediante sorteggio.

La conferma pervenuta dai due  atleti inclusi nella prima serie e poi risultati assenti ha impedito la inclusione nella prima serie di altri due atleti accreditati di tempi, ma tale inclusione non avrebbe in alcun modo consentito l’inclusione nella prima serie dell’atleta privo di tempi di accredito validi.

La eventuale ricomposizione della batteria avrebbe comunque comportato tempi lunghi e provocato le giustificate reazioni di coloro che erano inclusi nella prima serie.

La attribuzione delle corsie nelle gare con più turni è pure esattamente regolamentata ed è stata applicata alla perfezione.

Il turno eliminatorio dei 100 metri, o primo turno, ha visto la attribuzione delle corsie mediante sorteggio; nel secondo turno (finale)  le corsie sono attribuite  con tre sorteggi differenti: uno per i primi 4 atleti meglio classificati dopo ciascun turno di gara per determinare l’assegnazione delle corsie 3,4,5 e 6; uno per gli atleti quinti e sesti classificati per l’assegnazione delle corsie 7 e 8, uno per gli atleti settimi ed ottavi classificati per l’assegnazione delle corsie 1 e 2.

L’esame dei risultati consentirà di vedere come la regola sia stata puntualmente rispettata, considerato che come confermato prima della effettuazione delle batterie, la classificazione, e quindi il passaggio del turno, sarebbe avvenuto in base ai tempi, e non ai piazzamenti.

Per quanto concerne la assegnazione delle corsie nella gara dei 200 metri, la gara si è svolta a turno unico, con il sistema delle serie, e con l’attribuzione delle corsie esclusivamente per sorteggio. Visti i risultati non mi pare che tale decisione, comunque imprescindibile, abbia danneggiato qualcuno.

Infine, in riferimento a quanto apparso su un quotidiano locale, che mi attribuisce una frase che, esclusa dal contesto, potrebbe intendersi come preclusiva dell’attività dei pochi giudici anziani (me compreso) ancora in attività in Sardegna, Regione nella quale negli ultimi 3 anni   sono stati formati oltre 100 giudici, 25 dei quali hanno raggiunto qualifiche superiori superando un esame a valenza nazionale, mentre nella platea dei giudici precedentemente in attività    altri due hanno conseguito la qualifica e la qualità di giudici nazionali, dopo un corso durato due anni, debbo precisare come In effetti io abbia casualmente detto al giornalista di avere avanzato una proposta di non utilizzazione in campo di giudici over 65 , ma che tale proposta non ha incontrato il parere favorevole dei miei colleghi delle altre regioni.

Nella recente competizione internazionale che si è svolta a Cagliari diversi giudici nazionali presenti erano sopra tale limite (il limite  è stato fissato a 75 anni per le convocazioni dei giudici nazionali che però possono svolgere senza limiti di età il loro compito nelle regioni), ma si sono perfettamente integrati con i più giovani, e tra essi 25 giudici sardi, per i quali è giunto immediato l’apprezzamento della Federazione.

Debbo con forza  sottolineare come l’esperienza e la  pazienza di giudici non giovani o meno giovani  abbia consentito di evitare in occasione dei Campionati Sardi  l’adozione di provvedimenti discrezionali che avrebbero potuto, con decisioni legittime ma appunto discrezionali e quindi rimesse al giudizio ed alla valutazione dei giudici, anche influire sui risultati di gara.

Il potere disciplinare viene utilizzato dai giudici con il buon senso e la tolleranza, ed in questo i giudici meno giovani e con conosciuta esperienza, sono  affidabili e tolleranti.

Come  sempre è più facile la ricerca della pagliuzza nell’occhio altrui piuttosto che la visualizzazione della trave nell’occhio proprio.

Giuseppe Spanedda Fiduciario Regionale GGG Regione Sardegna



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