Internazionale, il ritorno della Radcliffe



Il centro dell'atletica mondiale è passato questa settimana per New York, in una maratona che non ha deluso appassionati ed esteti. Nel consueto giro dei continenti passiamo anche per l'Europa e per l'Asia, che ha ospitato un'altra importante maratona (Seul), e manifestazioni su pista e indoor. Indistruttibile Lo spettacolo l'ha fatto soprattutto Paula Radcliffe (2:23:09, terzo tempo dell'anno), della quale si fa nuovamente un gran parlare (meritatissimo) per essere tornata così devastante dopo aver dato alla luce una bambina, e per la settima vittoria in otto maratone disputate. L'inglese è al secondo trionfo a Central Park (il primo fu nel 2004, dopo aver patito un cocente ritiro nella maratona delle Olimpiadi, l'unico passo falso della sua seconda carriera). In verità una tremenda prova di ritrovata efficienza fisica (ma l'aveva mai perduta?), la Radcliffe l'aveva già fornita in settembre, concludendo la mezza maratona di Newcastle in un ottimo 1:07:54, pur battuta dalla rivelazione americana del mezzofondo prolungato Kara Goucher. La festa della mamma è newyorchese: anche la Wami (seconda in 2:23:32), etiope da ieri ancora più ricca grazie ai cinquecentomila dollari del premio in denaro come vincitrice delle World Marathon Majors, è madre e da ben quattro anni. Nel 2003 si fermò per allargare la famiglia, dopo aver vinto a suon di record nazionale la maratona di Amsterdam in 2:22:19 nell'ottobre dell'anno precedente. L'anno successivo al parto rientrò con un 2:32:07 nella maratona di Tokyo, quella vinta da Bruna Genovese. Lel firma anche New York Nella corsa maschile Martin Lel (2:09:04), ha vinto in fotocopia (vedi Londra dello scorso aprile) sul marocchino Goumri (2:09:16), uno abituato a lottare ma che si è arreso al kenyano due volte su due quest'anno e che ai mondiali si è ritirato. Ramaala, che qui vinse nell'anno olimpico, come la Radcliffe, ha salvato il terzo posto in 2:11:25, precedendo Baldini. Delusioni dal campione uscente, il brasiliano Marilson dos Santos, ottavo, e da Rodgers Rop, in corsa fino a tre quarti di gara e poi risucchiato fino alla dodicesima posizione. La scorsa settimana parlammo dell'evento di New York come il sogno di tanti in una città incredibile, una "dream city", specchio della voglia di viversi una maratona così priva di frontiere, e per qualcuno di vincerla. L'epilogo della gara di domenica ha restituito la voglia di sognare in prospettiva olimpica a due straordinari campioni che l'Olimpiade la affronteranno con ricordi e sensazioni completamente diverse: uno l'Olimpiade l'ha già vinta (Baldini). L'altra, Paula Radcliffe, il sogno deve ancora afferrarlo. La maratona dei dollari Mezzo milione di dollari a testa per Robert Kipkoech Cheruiyot e Gete Wami, i vincitori del circuito delle World Marathon Majors, dipanatosi per due anni in undici tappe con le maratone di Boston, Londra, Berlino, Chicago, New York, e con la maratona mondiale di Osaka. Cheruiyot si è imposto a Boston e Chicago (la maratona in cui cadde sul traguardo) lo scorso anno, ed ha rivinto a Boston in primavera, prima di classificarsi quarto ancora a Chicago. L'etiope Wami siè assicurata la vittoria col secondo posto di domenica a New York, dopo aver vinto per due anni consecutivi la maratona di Berlino, ed aver conquistato il secondo posto nell'ultima maratona di Londra. Cheruiyot ha preceduto Lel, Gebrselassie, Felix Limo ed il marocchino Goumri. La Wami ha vinto sulla lettone Prokopcuka, la connazionale Adere, la cinese Zhou Chunxiu e la kenyana Ndereba. I Trials USA di maratona Il sogno olimpico di Meb Keflezighi e Khalid Khannouchi si è infranto nella drammatica giornata newyorchese di sabato scorso. Come tutti i media hanno ampiamente riportato, il 28enne Ryan Shay, cinque volte al titolo statunitense in varie distanze su strada (maratona, due volte mezza maratona, venti e quindici chilometri) è deceduto in seguito ad un improvviso malore ed alla perdita di conoscenza dopo aver percorso circa cinque miglia della maratona valida come selezione per la partecipazione ai Giochi Olimpici di Pechino 2008. La vittoria è andata, al termine di una gara sensazionale, a Ryan Hall, atleta che si era messo ampiamente in luce ad inizio anno nella mezza maratona (59:43 in gennaio, al freddo di Houston), in 2:09:02. Hall era alla seconda maratona della carriera, dopo l'eccellente debutto di Londra in 2:08.24. A Pechino andranno anche Dathan Ritzehhein, ottimo interprete del cross, secondo in 2:11:07, ed il poco conosciuto Brian Sell, ultimo piazzamento buono per i Giochi (terzo) con 2:11:40. L'ex-recordman mondiale Khannouchi si è classificato quarto in 2:12:34. Kelfezighi, argento olimpico nel 2004 dietro Stefano Baldini, non ha fatto meglio di un deludente ottavo posto. Chelanga 2:08.14 a Seul Dopo aver trionfato a Rotterdam in aprile in 2:08:21, il 34enne Joshua Chelanga ha vinto domenica la JoongAng Marathon di Seul in 2:08.14. Vittoria e bonus cronometrico (ad un solo secondo dal record della corsa) gli hanno fruttato sessantamila dollari. Molto interessanti le prestazioni degli atleti piazzati: il marocchino Bouramdane si è classificato secondo in 2:08:20, terzo il semisconosciuto etiope Yirefu Birhanu in 2:09:01, quarto Benson Barus (vincitore della Roma-Ostia 2007) in 2:09:04, quinto Nicholas Chelimo in 2:09:42. Il record femminile della corsa (solo atlete coreane) è stato battuto dalla vincitrice Lee Eun-Jung in 2:29:32. Le strade del pianeta Molte le corse disputate negli ultimi giorni ed in quelli della scorsa settimana. Riassumiamo in breve gare e vincitori, grazie alle notizie pervenute dalla rete e dalla completezza delle informazioni inviate da molti collaboratori, in primis Alfons Juck. Ad Atene hanno vinto la russa Ponomarenko (2:33:19), a poche settimane dalla vittoria nella maratona di Minneapolis, ed il kenyano Benjamin Kiprotich Korir (2:14:40). Migidio Bourifa è stato nel gruppo leader della corsa fino a circa metà gara, poi ha ceduto all'accelerazione degli ateti kenyani e si è ritirato. A Chuncheon (Corea) vittorie per il kenyano Victor Manguisho in 2:14:01 e per la maratoneta di casa Choi Kyung-Hee in 2:35:25. Michael Fokoroni, specialista dello Zimbabwe, ha vinto la maratona di Podgorica (Montenegro) in 2:19:08. Tra le donne vittoria della 40enne russa Perepelkina in 2:47:12. A Buenos Aires (settima edizione) si è imposto il colombiano Cardona in 2:16:09. Cina, romanzo giallo I National Games di Wuhan hanno prodotto alcuni risultati notevolissimi, ancor più eclatanti se si considera che la manifestazione è stata riservata ai nati dal 1987 in poi. In campo maschile, aldilà del record nazionale di Ren Longyun sui 10000 metri in 28:08.67 (a poche settimane da quello ottenuto nella maratona di Pechino), dal mondiale junior sui 20000 metri di marcia di Li Gaobo (1:20:11.72) e di qualcosina nei salti in estensione, poco da segnalare. Volto lo sguardo al settore femminile, la solita una miniera inesauribile, della quale avevamo già parlato nelle scorse settimane. Le cose più importanti da Zhang Yingying (classe 1990), che ha vinto i 10000 in 31:17.30, quarto risultato mondiale dell'anno), con altre quattro atlete sotto i 32 minuti (tutte junior tranne una, ventenne), e da Liu Nian, alla quarta gara in carriera nelle siepi ed approdata ad uno strepitoso 9:26.25. Mettiamoci due pesiste (junior) ben oltre i 18 metri ed una diciassettenne che fa la barba ai 60 metri nel giavellotto, ed ecco spiegato il clamore. Tutti i numeri della stagione, aggiornati con i risultati asiatici e delle ultime maratone, sono fruibili all'interno della sezione statistiche, come ogni inizio settimana. Indoor in Asia Si è conclusa a Macau la seconda edizione degli Asian Indoor Games: da segnalare soprattutto il 6.54 sui 60 metri dell'ex-nigeriano Francis (ora vince per il Qatar), che aveva battuto Simone Collio alle Universiadi e vinto in estate i cento metri ai Campionati Asiatici in 9.99, e l'1.91 della thailandese Chaipetch nell'alto femminile. Interminabile la lista dei record nazionali battuti nel corso della rassegna, ma pochi di vero significato. Alla Cina otto ori, ma al Kazakistan più medaglie di tutti, ben sedici. Valencia sulla rampa La stagione in pista è appena terminata e molti degli atleti di prima grandezza fanno i conti in vista della stagione Olimpica 2008. Il primo giro diboa sarà rappresentato dai Campionati Mondiali indoor, in programma nel mese di marzo a Valencia. Liu Xiang, per esempio, campione olimpico e primatista del mondo dei 110 metri ostacoli, ha ripreso la preparazione in queste ore ed ha inserito l'appuntamento spagnolo nell'agenda. Nelle precedenti partecipazioni alla rassegna iridata al coperto, il cinese ha portato a casa solo un bronzo ed un argento, motivo per il quale intende completare l'opera con la medaglia d'oro finora assente nel suo palmarès. L'incertezza regna ancora sui programmi del primatista del mondo dei cento metri Asafa Powell: in carriera non ha certamente espresso il meglio di sé nelle competizioni in sala, dove vanta (sui 60 metri) un primato personale che non rende giustizia al suo talento (6.56). Yelena Isinbayeva invece ci sarà. Si tratta dell'unica atleta-top della qualificatissima selezione russa che potrà permettersi di non disputare i campionati nazionali indoor di febbraio, che qualificheranno automaticamente i primi due classificati di ogni gara per i Mondiali di Valencia. Altro nome di grosso calibro che intende essere della partita a Valencia è il decatleta Bryan Clay, ex-campione del mondo e vice-campione olimpico, che ad Osaka è stato costretto al ritiro per infortunio. Già d'argento nelle due ultime edizioni dei Mondiali al coperto, cercherà il "passi" iridato in gennaio o febbraio. Farà le indoor anche Maria Mutola, ristabilitasi dalla drammatica finale mondiale degli 800 metri femminili, in quella che probabilmente sarà la sua ultima stagione. L'obiettivo della mozambicana è la partecipazione alla sesta Olimpiade. Capitolo Svezia: Kajsa Bergqvist e Christian Olsson probabilmente non prenderanno parte alle gare iridate di Valencia. Per la Bergqvist, chenon ha ancora ripreso gli allenamenti dopo Osaka, si parla di un cambio nella guida tecnica. Potrebbe finire sotto la direzione del duo svedese Hanne Haugland-Hakon Sarnblom. Lanciatrici d'annata Tedesche sulla breccia: la giavellottista Steffi Nerius gareggerà fino alla conclusione dei prossimi Mondiali all'aperto, a Berlino. La collega del settore lanci, la discobola Franka Dietzsch, mira all'oro Olimpico da accoppiare al primo over-70 della carriera, ma i suoi sogni sono minati dai problemi al tendine d'Achille. Mentre le veterane allungano, la giovane martellista Heidler, fresca di titolo mondiale, è costretta a fermarsi per un infortunio al ginocchio. La lista degli infortunati si è arricchita di un altro nome prestigioso, quello di Tatyana Lebedeva, sottoposta in Finlandia alla pulizia del tendine d'Achille. Maternità e fiori d'arancio La 41enne Gail Devers (18 medaglie complessive tra Olimpiadi, Mondiali e Indoor), ha dato alla luce una seconda bambina a distanza di due anni dalla primogenita. La Devers ha gareggiato ai Millrose Games di febbraio e successivamente al meeting di Parigi. Non si hanno ancora notizie circa una eventuale ripresa dell'attività. La Devers è anche coach e manager (tra i suoi atleti c'è Danielle Carruthers). Altre mamme di ritorno, tutte russe: l'ottocentista Tatyana Andrianova e le mezzofondiste Nataliya Yevdokimova e Yelena Zadorozhnaya. Veronica Campbell (un oro e due argenti ad Osaka) si è sposata domenica scorsa con Omar Brown (campione del Commonwealth sui 200 metri) nella chiesa anglicana di St.Augustine, a Montego Bay, nella natìa Giamaica. Tra gli invitati il Primo Ministro Bruce Golding (che è anche leader del partito laburista giamaicano), Tyson Gay e Merlene Ottey. Marco Buccellato


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