Internazionale, il pianeta USA in staffette



I principali eventi internazionali del lungo week-end appena trascorso si sono svolti in Martinica, con l'arrivo del Grand Prix II IAAF nei Caraibi, e sul suolo americano, dove hanno tenuto banco le Penn Relays di Philadelphia e le Drake Relays di Des Moines. Vediamo com'è andata, in un giro panoramico che comprende tutti e cinque i continenti. Gatlin e Crawford: prove di finale mondiale Come da tradizione il pubblico ha gremito gli spalti del Franklin Field di Philadelphia: le gare sono durate per sei giorni e purtroppo la giornata conclusiva è stata guastata dal nubifragio che si è abbattuto su Philadelphia, inducendo anche la cancellazione di alcune prove. Prima del gran finale del 29 e del 30 aprile, era stata la volta soprattutto del mezzofondo e delle competizioni dedicate agli atleti delle High Schools, una serie interminabile. Nel mezzofondo ricordiamo il debutto di Alan Webb, che delle High School ha fatto la storia recente, impegnato sui 5000 corsi e vinti in 13'30"25. Nel bilancio conclusivo di questa edizione delle Penn Relays alcuni risultati brillanti ma nessuno clamoroso: segnaliamo la gran staffetta del miglio statunitense, che con la attuale migliore formazione possibile (Trotter, Demus, Richards e Hennagan) ha disintegrato il mondiale stagionale in 3'22"93, davanti ad una Russia, seconda in 3'25"64, che schierava atlete di grande valore come Pechonkina, Zykina, Kotlyarova e Pospelova. Era assente il solo Greene nella squadra veloce maschile (Miller, Scott, Crawford e Gatlin), che ha corso in 38"58 e che era attesissima al battesimo stagionale per via dei due campioni olimpici annunciati in formazione. Gatlin ha dato un'impressione migliore di Crawford, ma siamo agli albori di una stagione che sarà lunghissima. Solo due i centesimi che hanno separato le superstars dalla squadra numero due, comprendente Patton e J.J.Johnson, quest’ultimo annichilito dalla volata del campione olimpico in ultima frazione. In tema di valori europei, in prospettiva Coppa Europa soprattutto, menzioniamo le prestazioni degli inglesi (quarti in 39"56 con Gardener e Lewis-Francis in squadra) e dei tedeschi (quinti in 39"59 e privi dell'uomo migliore, Tobias Unger). Ancora dalle staffette il 42"68 del quartetto femminile composto da Daigle, Lauryn Williams, Miller e Colander, e "solo" 43"15 del quartetto “B”, dove erano presenti le stelline Allyson Felix e Muna Lee. Des Moines: meno staffette, più individualità Riservato lo spettacolo del testimone alle gare di Philadelphia, la manifestazione parallela dell'Iowa ha contato la partecipazione di campioni olimpici e medaglie di metalli assortiti. Jeremy Wariner ha perso ancora dal nero Williamson in 45"42 contro 45"24. Toby Stevenson ha patito una forma ancora latente e si è accontentato di 5,51 nell'asta, sconfitto da Jake Pauli (5,71) e dal 38enne Hartwig. Buona la gara dei 110 ostacoli in assenza di vento, con Anwar Mooore a 13”39, Watkins a 13"41 ed Antwon Hicks a 13"42. Ancora da Des Moines una buona gara di peso (Hoffa 29,99 e Cantwell 20,97), l'alto opaco del biondissimo Hemingway (2,20) e della ugualmente bionda Acuff (1,85). Powell in orbita Virginia Powell sta conoscendo la stagione dell'esplosione: dopo i brillanti risultati delle prime settimane di attività ha confermato lo stato di grazia vincendo a Los Angeles sia sui 100 ostacoli, in 12"74, che sulla distanza piana in 11"15 con vento favorevole. Continua a farsi spazio anche il 19enne Lionel Larry, emigrato recentemente sui 400 metri dopo una carriera giovanile dedita soprattutto ai 200, e che ha battuto il più quotato Everhart in 45"78. Lunghe distanze a Stanford In mezzo alle tante riunioni del fine settimana spicca il Cardinal Invitational tenutosi nell'impianto dell'università di Stanford, a Palo Alto. Come da tradizione, ricca partecipazione numerica e qualitativa sulle distanze lunghe in pista, e risultati, come al solito, eccellenti. Su tutti il mondiale stagionale femminile sui 10000 da parte di Amy Rudolph in 31'18"96, appena due secondi davanti alle neozelandese Kimberly Smith (31'21" netti e primato nazionale). Altre cinque specialiste hanno chiuso sotto i 32 minuti, nell'ordine l'americana Dryer, la messicana Rodriguez, le altre statunitensi McGregor e Rhines e la giapponese Ogoshi. Meno importanti in senso cronometrico i 10000 maschili, vinti dal giapponese Matsumiya in 27'50"20, ma interessanti per la presenza dell'australiano Mottram, terzo in 27'56"02, e dello svizzero Belz, al record nazionale con 27'54"11. Greene 10"03 in Martinica Appuntamento significativo a Fort-de-France, soprattutto per il debutto individuale sui cento di Marion Jones e Maurice Greene. Se la pantera del Kansas è andata già velocissima, 10"24 in completo relax in batteria e 10"03 in finale per tenere a bada le ambizioni della nuova stella francese Pognon, secondo in un ottimo 10"09, per la Jones il ritorno a prestazioni degne della sua luminosa carriera è ancora rimandato. L'americana ha corso in 11"28 non suscitando particolari entusiasmi. Conferma invece per la lunghista Rose Richmond, ormai regolare su misure di buon livello internazionale, che è atterrara a 6,73, battendo l'accreditatissima giovane cubana Savigne (6,58). Per legare i due discorsi su lungo e velocità, segnaliamo anche il debutto di Dwight Phillips, campione olimpico del lungo ed in grande evidenza nella recente stagione indoor nella velocità pura, che si è classificato terzo dietro Greene e Pognon in un buon 10"14, stesso tempo assegnato al primatista del mondo Montgomery, al rientro in pista dopo un lungo periodo di assenza. In Martinica anche una magnifica gara sui 110, viziata dal vento eccessivo (che non è detto che favorisca specificatamente gli ostacolisti), con Allen Johnson, Terrence Trammell e Dominique Arnold in un centesimo, col primo a 13"18, gli altri dietro (si fa per dire). Particolare piacere fa invece la vittoria di Ivan Pedroso, immortale ed all'ennesima resurrezione dopo i tanti guai fisici delle ultime stagioni, capace di volare ancora a 8,22. Salti e lanci in Germania Attività anche in Europa: si affaccia al mondo dei grandi la pesista tedesca Christina Schwanitz, bronzo mondiale junior, che nel giro di due giorni si è portata a 18,74 e 18,84. In quest'ultima occasione anche una gara di asta maschile, che ha visto Tim Lobinger proiettarsi oltre i 5,80 per battere l'olandese Blom, issatosi a 5,70. Ancora dalla Germania il 68,25 della martellista Klaas, in ascesa nella scala dei valori nazionali della specialità. Al-Khuwailidi con l'elastico Doverosa una errata corrige che compensa una precedente errata corrige, rivelatasi infausta negli ultimi giorni. Avevamo dato notizia della correzione del risultato del saudita Al-Khuwailidi da 8,44 a 8,40, in seguito ad una comunicazione di un collega statistico che segue tutta l'area asiatica e mediorientale. In settimana è arrivata la contro-correzione, che ha riportato il controverso risultato al suo valore originale, cioè 8,44. Ce ne scusiamo. Giappone al via Dopo gli ottimi risultati di Kobe, ancora buone cose dal mezzofondo targato Kenya a Hiroshima, nella prima delle importanti riunioni primaverili nipponiche, che culmineranno con gli appuntamenti di Shizuoka, Mito ed Osaka, nei prossimi giorni. Il gruppo di kenyani che ha dato spettacolo a Kobe si è ancora espresso ad alto livello sui cinquemila metri di Hiroshima: Muchiri a 13'11"03, Kamathi (la chioccia tra tanti ragazzini) 13'11"98, Kariuki 13'12"12, Wanjiru 13'12"40, Murigi 13'14"00. Il primo giapponese è nientemeno che Toshinari Takaoka, star soprattutto sulla maratona, appena ottavo in 13'37"70. A Hiroshima, rientrato dagli USA, ha corso i cento il velocista Suetsugu, bronzo sui 200 metri a Saint-Denis nel 2003, in un corroborante 10"15. Africa: Badji nuova stella africana Il senegalese Ndiss Kaba Badji, già autore un mese fa di un 8,30 ventoso nel salto in lungo, ha replicato a Dakar sabato scorso, nel corso dei campionati dell'Africa Occidentale, disputatisi all'Iba Mar Diop Stadium, centrando un eccellente primato nazionale nel salto triplo con 17,15. Badji ha iniziato solo da pochi mesi a praticare con continuità il triplo, e spesso abbina entrambe le prove in estensione. A lui anche il titolo del lungo con 7,91. Un mondiale "nascosto" Ci è colpevolmente sfuggito il risultato della maratona di Essen, di due settimane fa. La cosa riveste una importanza particolare perché la vittoria è andata al kenyano Moses Masai, dichiarato poco meno che diciannovenne, in 2h10'13". Se le coordinate anagrafiche dell'atleta risultassero corrette, si tratterebbe della migliore prestazione mondiale junior sulla distanza dei 42 chilometri. A livello statistico negli almanacchi più recenti troviamo il limite precedente del cinese Li Zhuhong, 2h10'48" a Pechino nel 2001, ma nelle liste della scorsa stagione possiamo cogliere il 2h10'38" dell'etiope Abiyote Guta (anno di nascita presunto il 1985), risalente alla maratona di Colonia dello scorso mese di settembre. Marcia: Deakes non si ferma più Dopo il clamoroso primato di area ottenuto a Cixi la scorsa settimana sulla 20 chilometri (1h17'33"), Nathan Deakes ha disputato domenica scorsa i campionati nazionali australiani, coprendo la distanza dei 50 chilometri in 3h47'51". La settimana appena iniziata culminerà nel Grand Prix di Osaka (attesa per il debutto di Murofushi) e nelle Modesto Relays californiane. In settimana un nuovo aggiornamento statistico con le nuove graduatorie mondiali comprendenti tutti gli ultimi risultati da ogni parte del mondo. Marco Buccellato


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