Internazionale, Goteborg ai raggi x



In conclusione dei campionati d’Europa, qualche considerazione in rapporto a numeri e curiosità emerse dalla rassegna continentale. Per i risultati dall’estero, fari puntati su Africa ed America. Goteborg, the day after Sia sufficiente un dato su tutti. Germania, Spagna e Gran Bretagna hanno conquistato, dopo la Russia, il maggior numero di medaglie. In totale fanno trentadue. Tutte insieme, non bastano ad eguagliare lo straordinario bottino dei russi: 34. S'intende naturalmente il computo totale delle medaglie distribuite tra uomini e donne. Se andiamo a diversificare, il discorso però cambia: i russi portano a casa, tra gli uomini, il solo oro del saltatore in alto Silnov, ed altre cinque tra argenti e bronzi. Tra le donne, il diluvio universale: undici ori, nove argenti, otto bronzi. La Francia è la nazione guida maschile, con quattro medaglie d'oro. La Spagna, pur se con due soli ori, torna a casa con il risultato più corposo nel totale, nove medaglie, una in più dei francesi. In campo femminile, dietro la strabordante Russia, c'è la vicina Bielorussia, poi il Belgio, che però ha potuto contare sul vuoto qualitativo dello sprint europeo (che ha favorito la doppietta della Gevaert), e sull'exploit della Hellebaut. Andamento lento Nello sprint si è verificata più o meno la stessa situazione di Monaco 2002. La velocità femminile russa si è trovata per il secondo europeo consecutivo senza punte individuali di grandissimo livello, ed il vuoto è stato colmato dall'atleta occidentale più in forma del momento. Quattro anni fa furono la Hurtis, la Gevaert, la nostra Levorato, e quest'anno solo la Gevaert. La Levorato è ancora ferma, la Hurtis è appena rientrata dopo una gravidanza. Significa che in quattro anni non si è mosso alcunché. L'unica novità, la bulgara Lalova, è fuori gioco da mesi. L'Italia in controluce Azzurri noni nel medagliere e decimi nella classifica a punti: merito di diciannove presenze complessive nei primi otto posti delle rispettive classifiche di specialità. A Monaco furono in venticinque a centrare un piazzamento tra i primi otto. Ci precede anche la Svezia padrona di casa, che di solito mandava a medaglia (tra Mondiali ed Olimpiadi) gli unici atleti capaci di accedere ad una finale. Stavolta il palcoscenico era ridotto ad un solo continente, ed ecco spiegata la differenza. I punti: scendiamo da 92 a 60. A Monaco però vennero eliminati al primo turno ben 35 atleti, quest'anno scesi a 25. Prendiamo una medaglia in meno, vero, ma la Levorato da sola ne contò due in Germania, e l'intero raccolto fu merito delle ragazze. A Goteborg due metalli sono invece arrivati dai maschi, e che metalli! Un bilancio immediato, guardando la resa totale della squadra, indica meno controprestazioni, un minor numero di eliminati al primo turno, prestazioni tecniche mediamente più soddisfacenti, ma anche un Europeo insufficiente da parte di più di un atleta di punta, e più d'una occasione favorevole sprecata. Ricordiamo che, pista o pedana bagnata o no, in Svezia si è saliti sul podio con 39 e spiccioli nella 4x100 maschile, 17,13 nel triplo, 5,65 nell'asta. Se guardiamo al femminile, sale la nostalgia se consideriamo 6,69 come misura minima per salire sul podio del lungo, ed un modestissimo 23"09 per i duecento metri. Non ho l'età L'età media dei 127 atleti che hanno conquistato una medaglia, staffettisti a parte, è di 29 anni. Gli uomini medagliati sono però un po' più giovani delle donne. Gli under 23 finiti sul podio sono sei al maschile e quattro al femminile. Questo dato confuta il fatto che proporzionalmente gli uomini arrivano al podio un po' prima delle donne, come tendenza generale. L'atletica di vertice del continente ha bisogno di uno svecchiamento più consistente. Prendiamo per esempio la finale femminile del disco, dove erano presenti due ultraquarantenni. La vittoria è andata ad una giovanissima più per una prodezza isolata che per una chiara superiorità, altrimenti a festeggiare sarebbe la 38enne Dietzsch. Bronzo, lo ricordiamo la 35enne Grasu. I veterani: il caso-limite è quello della Ottey, che comunque non è entrata nemmeno in finale. Ma di over35 sul podio a Goteborg se ne sono visti diversi, tra i quali i 40enni Zelezny e Khabarova. In totale otto atleti nati prima del 1972. Sono ben trentacinque, invece, gli atleti saliti sul podio con trent'anni ed oltre. Venti gli anni di differenza tra i più vecchi (appunto il grande Jan e la russa Khabarova) ed i più giovani, l'inglese Rutherford ed il russo Borchin, marciatore. Africa Si sono conclusi i campionati africani 2006, edizione di Bambous, nelle Isole Mauritius. Nonostante fossero latitanti molti personaggi importanti e il target medio di questo tipo di manifestazioni non preveda risultati indimenticabili, qualcosa di notevole si è visto: il vento ha innanzitutto sospinto i saltatori in lungo ad una gara memorabile. Il ghanese Gaisah, planato a 8,43 a Roma, ha toccato gli 8,51 con oltre tre metri e mezzo di vento alle spalle. Una folata ancor più consistente ha permesso al sudafricano Mokoena di arrivare fino ad 8,45. L'algerino Nima, più volte al primato nazionale nel corso della stagione, ha messo a segno un 8,22 anch'esso irregolare. Anche nel triplo risultati falsati dal vento: l'oro è andato al marocchino Bougtaib con 17,25. Le corse: senza numero particolarmente importanti va segnalata la doppietta di Alexis Kipchirchir su 800 e 1500metri. Il congoloese Kikaya ha vinto i 400 in 45"03. Paul Koech ha fatto corsa da solo sulle siepi vincendo in 8'11"74. Kenenisa Bekele ha vinto un cinquemila al risparmio in 14'03"41. Degli altri risultati, sono da ricordare il primato dei campionati del martellista sudafricano Harmse (77,55) ed il 2,30 nell'alto di Kgosiemang, novità del Botswana, che aveva già superato i 2,29 in Germania nella gara del 2,31 di Giulio Ciotti. Le sfide al feminile sono state più interessanti: l'ennesimo corpo a corpo tra la Defar e la Dibaba è stato vinto dalla prima, che si è assicurata l'oro dei cinquemila in 15'56", per soli 4 centesimi. Sui diecimila la 39enne Masai ha battuto la Ochichi in 31'27"96. L'altra kenyana Jepkosgei ha superato la Mutola sugli 800 in 2'00"64. Tra gli altri risultati 14,71 della Aldama nel triplo e 60,60 della sudafricana Robbeson nel giavellotto. Campionati cinesi a Shijiazhuang C'era Liu Xiang e tanto basta: il primatista del mondo è tornato a correre in casa ed ha vinto il titolo nazionale in un normale 13"30, dando solo nove centesimi all'altro talento Shi Dongpeng. Tra gli altri risultati maschili il 2,30 dell'altista Zhang Shufeng, due triplisti oltre i diciassette metri (Li Yanxi 17,12 e Zhu Shujing 17,03). Poche cose, poche davvero rispetto agli spropositi del passato, nelle gare femminili. Basti pensare che tecnicamente, tra corse e salti, vanno inquadrati come interessanti i soli 1,92 della saltatrice diciassettenne Zheng Xingyuan ed il 14,54 della triplista Xie Limei. Nei lanci le cose vanno appena meglio: 18,98 di Li Ling nel peso, 65 metri della discobola Ma Xuejun, quasi 73 della martellista Zhang Wenxiu. La Cina di oggi è questa, e l'armata si è dissolta. Campionati canadesi a Ottawa Lo sprint, una volta fiore all'occhiello dell'atletica nordamericana, soffre ancora il ritiro di personaggi come Bailey e Surin. Non emerge ad alto livello un solo velocista che uno. L'unica nota che ci riserviamo è per un ragazzo del 1987, che corre già in 20"70, e si chiama Brian Barnett. Sui 400 ha corso Christopher, bronzo mondiale, e si accontentato di portare a casa il titolo in 45"68. Le cose migliori si sono avute nella gara dove le canadesi mostrano da alcuni anni il meglio di sé, i 100 ostacoli: l'ex-iridata Felicien è tornata su buonissimi livelli correndo in 12"64, riportando alla ribalta anche Angie Whyte in 12"69. Per il resto buio pesto. Appendice americana con Merritt Strano ma vero, un meeting di alto livello negli USA in agosto: a Eugene molti personaggi pronti a riprendere l'aereo per i ricchi appuntamenti europei hanno tenuto alta la tensione agonistica in un meeting piuttosto interessante. Tra i risultati da segnalare il 22"92 di Me'Lisa Barber sui 200, il 12"70 di LoLo Jones sugli ostacoli, l'ennesima sconfitta della campionessa del lungo Madison (6,50 contro il 6,62 della McKinney). Tra i maschi, straordinario 31"31 di LaShawn Merritt sui 300 metri, che è anche la seconda prestazione di tutti i tempi dopo il fantascientifico 30"85 che Michael Johnson ottenne nell'altura di Pretoria sei anni fa. Nei concorsi 21,61 di Hoffa nel peso. Primati omologati La IAAF ha recentemente omologato il 9"77 con cui Asafa Powell ha eguagliato Justin Gatlin oltre che se stesso, il 12"88 di liu Xiang sui 110 ostacoli ed il 14'24"53 dell'etiope Defar sui 5000 metri. Della vicenda Gatlin si attendono a breve gli sviluppi, che non conducono, a prima vista, a niente di buono per il velocista statunitense. Tornando ai primati, Roma detiene ancora quello del miglior meeting della stagione. Alla vigilia degli Europei, il Golden Gala è ancora il numero uno della speciale classifica a punti con 86.825, e precede Losanna, Parigi, Atene e Stoccolma. All'appello mancano ancora appuntamenti di grandissimo spessore quali Zurigo, Bruxelles, Berlino e Montecarlo. Proprio il Weltklasse di Zurigo sarà l’appuntamento più prestigioso nella settimana della ripresa del circuito europeo dei meetings. Nella lontana Cina, invece, gli undicesimi Campionati del Mondo Junior. Sulla copertina dell’handbook distribuito dalla IAAF c’è la foto di Liu Xiang, che da under 20 fu grandissimo. Si tratta di una immagine beneaugurante, che simboleggia sia la Cina ospitante che la speranza di intravedere, nella nidiata che sta per scendere in pista, la “meglio gioventù” di domani. Marco Buccellato


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