Internazionale: Doha, mondiale a tinte forti



L'auspicio di un Campionato del Mondo all'insegna di un'atletica di grande livello tecnico e soprattutto agonistico è stato soddisfatto da alcune memorabili sfide andate in scena nell'avveniristico Aspire Dome di Doha, per tre giorni il centro del mondo dell'atletica, ultima occasione di evento globale su pista prima dei Campionati del Mondo all'aperto di Daegu 2011. Si è assistito ed alcune belle gare, altre davvero bellissime.

La magìa dei "finisseurs" 

Gli eventi con maggior pathos, e soprattutto con prove di grandissima caratura tattico-agonistica da parte dei protagonisti, sono stati tre, nel settore del mezzofondo: i tremila maschili con un magistrale Lagat, e le gare dei 1500 metri, col killer silenzioso Mekonnen, uno che ne sa una più del diavolo per imbucare il corridoio vincente, e con la fantastica e fisicamente dotatissima Gezahegne nell'omologa gara femminile.

Record del mondo, e quasi-records

Il primato del mondo è arrivato, in conclusione della manifestazione, da parte del predestinato francese Tamgho, dopo due nulli che lasciavano presagire la reale possibilità del record (entrambi intorno ai diciotto metri), ma anche altri atleti hanno lasciato Doha con l'oro al collo e prestazioni assai vicine ai limiti storici: su tutti, i vincitori delle gare di ostacoli, Dayron Robles e Lolo Jones, perfetti e nell'esorcizzare le paure postume conseguenti a disgrazie fisiche, delusioni e cadute fantozziane del passato, stavolta sublimi e vicinissimi al top cronometrico di tutti i tempi, ma anche l'acrobata Hooker, che ha tentato invano l'assalto al record di Bubka,

E che dire delle grandi misure ottenute nelle gare di peso? In entrambe le finali, record dei campionati a parte (per la Ostapchuk), nessuno aveva mai lanciato così lontano per assicurarsi i due restanti piazzamenti da podio. Il bronzo femminile, ad esempio, è stato ottenuto con ua misura di circa mezzo metro superiore a quelle ottenute nelle ultime edizioni delle Olimpiadi e dei Mondiali.

Momenti caldi

La faccia di Bernard Lagat nel rettilineo finale, che a 36 anni sbriciola avversari più giovani anche di quindici primavere, la dice lunga sulla sicurezza di un campionissimo che ha offerto il meglio di sé dopo essere uscito dal cono d'ombra in cui lo rannicchiava la regale sagoma di Hicham El Guerrouj. Il secondo chilometro dei 3000 femminili, sul piede di 2:52, che ha scaldato il potente motore della non ancora diciannovenne Gezahegne, gambe e baricentro da far paura, una "miler" nata, la migliore espressione attuale dell'atletica femminile al limite dei venti anni.

Ancora: l'incontenibile gioia di Lolo Jones, che torna rafforzata dalle disavventure con una determinazione mai vista prima, e quella più composta ma da respiro mozzato di Dayron Robles, ballerino della Scala degli ostacoli alti. Infine, il secondo flop iridato consecutivo di Yelena Isinbayeva, incapace di caricare negli ultimi due tentativi a 4.75, che stavolta non lascia lo zero a fondo registro, ma perde sulle misure. Non che sia meglio.

Stati molto Uniti

Con diciassette medaglie gli americani tornano a casa praticamente col doppio dei metalli della squadra russa (nove). Stavolta la felice politica di rinnovamento programmato (specie nel mezzofondo), che aveva già raggiunto traguardi importanti a Pechino e Berlino (specie nel settore femminile), non c'entra. A metterla giù dura, a Doha, sono stati gli elementi più affidabili che costituiscono l'ossatura d'acciaio del team a stelle e strisce, da Clay a Cantwell, da Lagat alla Jones, dall'imperfetta Reese all'impunità delle staffette del miglio, che vincono pur imbarbarite dalle riserve. Tutta gente con medaglie pesanti alle spalle, una sorta di spot per il Mondiale di Daegu 2011, cui manca ancora un anno e mezzo per calibrare il compimento totale del rilancio. Per ora, gli ori sono otto, contro tre degli etiopi, mentre due a testa sono andati a russi, britannici ed australiani.

Circa la metà dei campioni uscenti, ripresentatisi a Doha, ha ottenuto la conferma del titolo mondiale. Chi ha perso (come la Vili) in qualche caso non ha assolutamente nulla d rimproverarsi. Per due terzi delle gare il risultato tecnico del vincitore o della vincitrice è stato migliore dell'edizione iridata di due anni fa. In sintesi, concorsi super (sottotono metrico solo il lungo femminile), ostacoli eccezionali, velocità discreta (meglio le donne), mezzofondo con tre gare da incorniciare. Prove multiple con punteggi da favola, anche se paradossalmente il primato del mondo dell'eptathlon è caduto in contemporanea alle gare di Doha nel corso dei campionati universitari degli Stati Uniti, per merito di Ashton Eaton, il nuovo Dan O'Brien. L'appuntamento col mondiale in sala è ora per Istanbul 2012.

Rimpianti

Viste le misure sufficienti (ed i tempi) per salire sul podio in alcune gare, hanno ben ragione di mangiarsi le mani il francese Lavillenie ed il nostro Gibilisco nell'asta, la tedesca Friedrich per l'alto femminile (fermata da un infortunio a cinque giorni dal mondiale), l'ormai enigmatico Saladino (7.80 in qualificazione), l'irlandese Gillick, con concorso di colpa nel tamponamento contro Bershawn Jackson nella finale dei 400 maschili.

Consiglio IAAF

All'indomani del mondiale, si è svolto a Doha il primo step del Council della Federazione Internazionale: tra le sanzioni comminate agli atleti al centro di casi di doping c'è la squalifica retroattiva della statunitense Crystal Cox, che cancellerà l'oro conquistato dagli USA nella 4x400 femminile ai Giochi di Atene. Approvati inoltre i minimi per Daegu per alcuni eventi quali i 10000 metri (minimo A maschile di 27:30, minimo B di 28:00, minimo A femminile di 31:45, minimo B di 32:00), maratona (2:17 per gli uomini, 2:43 per le donne), prove multiple (8200 e 8000 punti nel decathlon, 6150 e 5950 per l'eptathlon), ed infine per le staffette: 39.20 e 3:04.00 per i maschi, 44.00 e 3:32.00 per le donne.

NCAA, mondiale di Eaton

Per un solo punto il mulatto Eaton non ha sfondato il muro dei 6500 punti, ma ha comunque migliorato il vecchio limite di Dan O'Brien che resisteva dai mondiali di Toronto 1993. L'americano ha staccato di oltre 600 punti il francese Sossah, in una competizione che si annunciava senza storia, ma non una cavalcata così trionfale. Questi i dettagli del nuovo record: 6.71-7.73-13.12-2.11/7.77-5.10-2:32.67.

Davvero ottime alcune gare, tra le quali spicca la doppia sessione di finale dei 200 maschili (otto atleti, tutti sotto i 21 secondi), con il bianco Byram che vince la prima serie (correndo nella corsia più esterna) in 20.46, ed il nero Curtis Mitchell (bel fisico slanciato, ma ginocchia ancora basse), che replica in 20.38. La finale del lungo maschile si è vinta curiosamente (dal giamaicano Bailey) con la stessa misura necessaria per il titolo mondiale di Doha (8.17). Ben superiore alla misura mondiale (pedana favorevole) il risultato del lungo femminile, un 6,87 della nigeriana Okagbare, che è pur sempre il bronzo olimpico di Pechino. Nel peso, quasi due metri e mezzo tra il primo (Ryan Whiting, 21.52) ed il secondo classificato. Nel triplo, 17.18 di Christian Taylor, giovane, altro astro del futuro.

In conclusione, note per le finali dei 400 metri: Francena McCorory, dopo tanta attesa, è arrivata al primato nazionale che fu di Diane Dixon, migliorato in 50.54 (assai meglio della connazionale Dunn, oro a Doha). Idem per la gara maschile, andata come da pronostico a Torrin Lawrence (45.23) sul grande talento di Grenada Kirani James (45.63). Per via della classifica dei colleges, nottata di festa per gli atleti della Florida University e le atlete di quella dell'Oregon.

Cina

Mentre il mondiale si vinceva con meno di 8.20 e misure tutto sommato modeste per le posizioni di rincalzo, nel Grand Prix cinese di Nanchino il 23enne Su Xiongfeng portava a 8.27 il mondiale stagionale indoor di salto in lungo, misura che rappresente anche il nuovo record asiatico al coperto.

Outdoor

A completamento dei risultati delle varie sessioni europee di lanci invernali, aggiungiamo il 79.09 del martellista lettone Sokolovs, mondiale stagionale. Lanci anche a Cuba, dove il discobolo Fernandez ha scagliato l'attrezzo a 66 metri esatti e la Thondike ha vinto il martello con 68.13. Ottimo diecimila in Spagna, a Manresa, dove Rosa Morató ha corso 31:54.16 ed ha portato ad uno strepitoso debutto sulla distanza la 24enne Gema Barrachina (31:54.64).

Marcia

Tanta Asia nel fine settimana, e non è ancora finita: a Huangshan sono in corso i campionati nazionali cinesi che domani celebreranno l'epilogo con la venti chilometri femminile e la 50km maschile: per ora si è laureato campione, tra i ventisti, Li Jianbo in 1:21:08 su Chu Yafei (1:21:30) e Yu Wei (1:21:53). Il non ancora 19enne Cai Zelin ha vinto il titolo junior in  1:22:28. A Nomi, in Giappone, campionati d'Asia dei venti chilometri, con successi di Yusuke Suzuki in 1:20:06 su Isamu Fujisawa (1:20:12) e di Masumi Fuchise in 1:29:35.

Maratona di Nagoya

Vittoria della giapponese Kano nella maratona di Nagoya (seconda affermazione della carriera in una 42 km) in 2:27:11. Ad uscire sconfitta, la vincitrice dell'ultima maratona di New York e già olimpionica Derartu Tulu, seconda in 2:28:13. La debuttante Ito si è classificata quarta in 2:29:13. a quasi 50 secondi dall'esperta Hiromi Ominami.

Preludio olandese

Patrick Makau Musyoki, che correrà la maratona di Rotterdam, si è aggiudicato la mezza maratona de L'Aja in 59:51 sull'etiope Wondimu (59:52), con altri tre kenyani che han corso in meno di un'ora: John Mwangangi (19 anni, 59:56), Eric Ndiema (59:57) e Robert Kipchumba (59:58).

Cross

Campionati polacchi a Bydgoszcz, teatro mondiale prossimo venturo: successi per Chabowski nel cross lungo maschile, per la nota siepista Kowalska in quello femminile. Nel corto lunga e facile volata per Wioletta Janowska-Frankiewicz.

Marco Buccellato




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