Il salto in alto ai Mondiali indoor

18 Marzo 2016

La storia della specialità nella rassegna iridata al coperto: Sotomayor e Holm i più vincenti di sempre con quattro vittorie a testa

di Giorgio Cimbrico

In sedici edizioni dei Mondiali indoor (compresa Parigi Bercy 1985, rubricata sotto l’etichetta di Giochi Mondiali), il titolo assegnato a più alta quota è stato quello conquistato da Javier Sotomayor a Budapest il 4 marzo 1989 (2,43, tuttora record mondiale al coperto), quello segnato dall’asticella più bassa è finito nelle mani di Patrick Sjoberg, 2,32 nel palazzo parigino che 31 anni fa servì da incubatrice alla rassegna. Per sottolineare la formidabile qualità espressa da questa lunga serie di confronti a cavallo tra XX e XXI secolo, solo in un’occasione il secondo posto è stato aggiudicato con un salto sotto i 2,30 (2,29 dell’ucraino Andry Sokolovsky a Lisbona 2001) e solo tre volte si è saliti sul terzo gradino del podio senza aver superato quella barriera: 2,29 dello svedese Staffan Strand sempre a Lisbona naturalmente, triplice 2,25 del ceko Jaroslav Baba, del giamaicano Germaine Mason e del romeno Stefan Valisache a Budapest 2004, 2,27 dell’algerino Otmane Belfaa a Parigi 1985.

Javier Sotomayor ha collezionato quattro corone saltando 2,43, 2,41, 2,38 e 2,36, eguagliato dal piccolo svedese Stefan Holm: 2,35, 2,35, 2,35, 2,36. Un grande regolarista a livelli assoluti è stato il russo Yaroslav Rybakov, vittorioso a Mosca 2006 con 2,37 e quattro volte secondo: 2,33 a Birmingham 2003, 2,32 a Budapest 2004, 2,31 a Valencia 2008, 2,31 a Doha 2010. In ogni caso, “Soto” il cubano è in testa nel medagliere avendo rimediato anche un secondo e un terzo posto. Da notare e da sottolineare che la Svezia ha prodotto piazzamenti da medaglia con quattro atleti diversi: Holm, Thornblad, Sjoberg e Strand. La media dei primi tre elegge la gara di Toronto 1993 come la più grande della storia: Sotomayor 2,41, Patrick Sjoberg 2,39, il britannico Steve Smith 2,37. Anche l’unica altra edizione su continente americano (Indianapolis 1987) offrì una competizione formidabile: il kirghizo Igor Paklin 2,38, l’ucraino Gennady Avdeyenko 2,38 (entrambi ancora sovietici), il cecoslovacco Jan Zvara 2,34. Ora si sta per gareggiare a Portland, Oregon, e i contendenti garantiscono che questi sentieri selvaggi tracciati nell’aria possano avere interessanti seguiti. In Europa la miglior gara d’assieme è stata quella di Sopot, due anni fa, con il qatariano Mutaz Barshim 2,38 davanti al russo Ivan Ukhov 2,38, e all’ucraino Andry Protsenko 2,36. Il muro dei 2,40 è stato scalato tre volte: 2,43 e 2,41 Sotomayor, 2,40 l’americano Hollis Conway che fu campione mondiale a Siviglia 1991.

La distribuzione delle medaglie che, considerati i pari meriti, sono più delle canoniche 48, offre questa classifica:
Urss e Russia 14 (3-8-3)
Svezia 9 (5-1-3)
Cuba 6 (4-1-1)
Stati Uniti 6 (2-0-4)
Grecia 3 (1-2-0)
Ucraina 2 (0-1-1)
Cecoslovacchia e Rep. Ceca 2 (0-0-2)
Qatar 1 (1-0-0)
Polonia e Germania 1 (0-1-0)
Cipro, Giamaica, Romania, Bielorussia, Fed. Jugoslava, Gran Bretagna, Algeria 1 (0-0-1)

Aspettando un diciottesimo paese (quale? La domanda è da un penny, da un centesimo di euro), l’appuntamento è all’Oregon Convention Center di Portland.

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