Il giro in più di Iso-Hollo a Los Angeles

01 Maggio 2014

Il 6 agosto 1932 il finlandese vinceva la finale Olimpica dei 3.000 siepi obbligato per errore dai giudici a correre un giro di troppo

di Giorgio Cimbrico

Il 1° maggio è ricco di storie: la festa dei lavoratori, certo, ma anche il primo giorno, nel 1840, in cui venne appiccicato su una busta un francobollo, il Penny Black, e quello dell’uscita sullo schermo, nel 1941, di quello che è ritenuto uno dei film più belli della storia del cinema: Citizen Kane di Orson Welles. Per noi, Quarto Potere. In mezzo a quest’accoppiata di eventi, il 1° maggio 1907, in Finlandia, nasce Volmari Iso-Hollo, uno dei Flyng Finns degli anni Venti e Trenta e soprattutto quello che, senza nessun rifermento alla politica italiana contemporanea, venne fregato dai giudici.

Capitò al Coliseum di Los Angeles, finale olimpica delle siepi, 6 agosto 1932. Volmari, largamente in testa, ebbe un moto di sorpresa quando non trovò sul traguardo il filo di lana. “Devi fare ancora un giro” gli venne intimato mentre suonava la campana. Lui aveva fatto i conti giusti, non l’ufficiale che, pare, fosse stato chiamato a rimpiazzare un collega malato. Secondo un’altra versione – il mito in queste storie fa presto a farsi largo – la giuria si era distrattta seguendo l’asta del decathlon, In un caso o nell’altro, Iso-Hollo corse un altro giro per un totale, con la deviazione per la riviera, di 3460 metri, chiusi in 10’33”4. Più d’uno, a cominciare dal diretto interessato, pensò che quel giorno il record mondiale (9’15”4) sarebbe stato alla sua portata.

Meno di un anno dopo, a Lahti, uno dei templi dello sci di fondo e del salto, Volmari si prese quel che gli era stato negato correndo in 9’09”4 e rifilando distacchi abissali a una pattuglia di connazionali. Ma, dato che la vendetta è un piatto che si consuma freddo, aveva riservato il meglio per i Giochi di Berlino quando in 9’03”8 demolì il record mondiale, nel frattempo portato a 9’08”2 dall’americano Harold Manning, trascinando il tedesco Alfred Dompert sotto il vecchio limite. Era l’8 agosto 1936 e sei giorni prima era stato bronzo nei trionfali 10000 di Suomi (davanti a lui Ilmari Salminen e Arvo Askola), mettendo le mani sull’unico metallo olimpico che mancava alla sua collezione. A Los Angeles, sui 25 giri, era finito alle spalle del polacco Janusz Kusocinsky, imprigionato, torturato e fucilato dalla Gestapo nel 1940.

Cercando su Internet è possibile trovare una commovente immagine: Volmari, ormai 44enne, corre al fianco del giavellottista Tapio Rautavaara per raccogliere fondi in favore dei Giochi di Helsinki ’52. Erano ancora i tempi di uno sport poverello e terribilmente autentico, popolato di campioni disinteressati e generosi.

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