Il dream team della montagna: “Più di un sogno”

01 Luglio 2018

Agli Europei di Skopje, in Macedonia, si raccontano i protagonisti della tripletta azzurra: Bernard Dematteis, Cesare Maestri e Martin Dematteis

Emozione, gioia, orgoglio. C’è tutto questo al traguardo di Skopje, in Macedonia, dove gli azzurri hanno scritto una nuova pagina nella piccola-grande storia della corsa in montagna e dell’atletica. Una specialità che ha una tradizione consolidata e vincente in Italia, ma finora nessuna nazione era mai riuscita a piazzare tre uomini ai primi tre posti nella gara senior dei Campionati Europei. Mai prima di oggi, prima dello splendido trionfo di Bernard Dematteis, Cesare Maestri e Martin Dematteis: tutti sul podio sotto un’unica bandiera, il tricolore. E in un movimento, quello della corsa in ambiente naturale, ormai sempre più vasto con 29 Paesi iscritti a questa manifestazione. C’erano buoni segnali alla vigilia: il valore degli azzurri era noto, poi confermato dai risultati delle gare di avvicinamento. E nel raduno in Trentino, a Fiera di Primiero dal 12 al 22 giugno, le indicazioni sembravano decisamente confortanti. Ma nessuno osava sognare così tanto, forse nemmeno il responsabile tecnico federale della corsa in montagna Paolo Germanetto che nel corso degli anni ha visto crescere questi ragazzi, attraverso i successi delle passate stagioni. E invece adesso il sogno è realtà con una fantastica tripletta, senza dimenticare l’ottavo posto di Francesco Puppi, che rafforza la supremazia italiana per tornare sulla vetta del podio a squadre, mancata l’anno scorso come non accadeva da vent’anni.

BERNARD DEMATTEIS: “UN ORO PER TUTTI” - Bernard Dematteis è al suo terzo titolo europeo. “Non ci credo ancora!”, esclama raggiante il 32enne di Rore di Sampeyre, portacolori della Corrintime. “Ci siamo allenati bene, con testa e costanza. Siamo arrivati qui tutti in grande condizione, ma poi bisogna dimostrarlo in gara e sono davvero felice di essere riuscito a gestirla al meglio. Questo risultato lo abbiamo voluto con tutte le nostre forze. All’inizio del secondo e ultimo giro, mi sono detto che ci dovevo provare e ho spinto con tutto quello che avevo dentro di me. In un tratto pianeggiante ho visto che Cesare Maestri non era tanto distante, una ventina di secondi più dietro, e ho capito che bisognava correre fino alla fine se non volevo perdere. Poi verso l’arrivo ho preso la bandiera in mano, è stata un’emozione incredibile tagliare il traguardo. Ho aspettato Cesare e ci siamo dati il “cinque”. Però non sapevo che Martin stava lottando per il terzo posto e quando da lontano ho visto che è spuntato lui, la felicità è diventata ancora più grande, se possibile.

Ci siamo ritrovati in tre davanti a tutti, un momento indescrivibile”.

“È il frutto del lavoro di chi ha creduto in noi, come nel recente raduno federale, per far crescere il movimento. Tripletta di squadra e anche il tris di ori per me. Potevano essere quattro, è vero, ma due anni fa ad Arco ho voluto arrivare insieme a mio fratello Martin con lui davanti, per me doveva essere così e quello vale come un oro. Oggi è un bel sogno che si avvera e non è stato facile, non c’era niente di scontato. Ma se si lavora tutti insieme, allora i sogni si possono avverare. Noi ne abbiamo uno ancora più grande, l’ingresso nel programma olimpico. La dedica è per due persone: la mia fidanzata Samantha Galassi, che era qui in gara e mi è sempre vicina anche nei momenti in cui non è facile esserlo, e per Xavier Chevrier che l’anno scorso aveva vinto il titolo e oggi non ha potuto difenderlo perché infortunato. Abbiamo corso con lui nel cuore, ci è mancato tanto, ma sappiamo che tornerà nella nostra grande famiglia del mountain running”.

CESARE MAESTRI, L’ARGENTO PRIMA DELLA LAUREA - “È la mia prima medaglia internazionale nella gara individuale, penso che me la ricorderò per sempre”, sorride Cesare Maestri, 24enne trentino di Bolbeno, che gareggia per l’Atletica Valli Bergamasche Leffe. “Per me Bernard Dematteis è sempre stato un esempio, il mio capitano. Arrivare secondo dietro di lui è un’emozione e me la godo. Ci tenevo tantissimo a rifarmi della scorsa edizione, in cui avevo davvero sbagliato gara, mentre era andata molto meglio due anni fa. Però non mi aspettavo di andare così bene perché è stato un mezzo miracolo esserci, se penso che sono rimasto fermo due mesi in primavera per uno stiramento. Quando sono rientrato, credevo che fosse dura persino conquistare la convocazione visto che la concorrenza non manca. E invece è andata subito meglio del previsto ed ero consapevole che non avevo niente da perdere. Ho anche provato a vincere, certo. Ma quando Bernard è andato via, ho cercato di prendere il mio ritmo per staccare gli altri, però tornare su di lui è molto difficile, quando sta così bene. Ora punto a un altro traguardo. Fra un paio di settimane dovrei discutere la tesi di laurea magistrale in ingegneria energetica all’ateneo di Trento.

Poi voglio continuare con l’atletica, ma come ce l’ho fatta finora a trovare il tempo per allenarmi, spero che sia così anche in futuro”.

MARTIN DEMATTEIS: “ANCORA PIU’ BELLO” - “Salire sul podio in questo modo è ancora più bello, insieme agli altri azzurri - le parole del gemello Martin Dematteis, piemontese della Valle Varaita - e poi ero quarto fino a poche centinaia di metri dall’arrivo. Non me l’aspettavo di giocarmela fino alla fine, dopo essere stato a lungo tra la quinta e la sesta posizione. Ma nell’ultima discesa mi hanno detto che il turco Ferhat Bozkurt era sempre più vicino e sembrava stanco. Allora mi sono scatenato, come se avessi visto la preda da catturare, e ho cambiato marcia per un finale “a bomba”. Forse è per questo - scherza - che mi chiamano il “keniano bianco”. Sono stati gli ultimi 300 metri più belli della mia vita. Mi dispiace per l’avversario, mi rendo conto di come si sia sentito dopo il sorpasso. Ma per me è stata una goduria, nello sport è così. Sono contento per mio fratello Bernard, per Cesare che ha fatto una gara pazzesca, e per Puppi, molto bravo anche lui. E perché nelle edizioni degli Europei che ho disputato negli anni pari, con percorso di salita e discesa, sono sempre andato sul podio individuale, per quattro volte. Mi piace credere di essere una garanzia in questo senso. Il pensiero va ovviamente al nostro compagno di squadra per eccellenza Xavier Chevrier, assente anche se preselezionato come campione in carica, e alla mia ragazza Giulia, che non era qui oggi ma mi dà sempre una forza bestiale. Siamo un bel gruppo e lottiamo anche perché questo movimento possa diventare a cinque cerchi, non tanto per noi stessi ma per il futuro. Magari chissà, i nostri figli potranno essere un giorno alle Olimpiadi”.

I PRECEDENTI STORICI - L’unico italiano ad aver vinto tre titoli europei individuali nella corsa in montagna era stato finora Antonio Molinari (1998, 1999 e 2001), adesso eguagliato da Bernard Dematteis. Una tripletta nella gara senior c’era stata invece al femminile nel 1998, quando 4 azzurre arrivarono nelle prime 4 (Rosita Rota Gelpi, Flavia Gaviglio, Pierangela Baronchelli e Maria Grazia Roberti), e nel 1995 con 3 atlete svizzere sul podio.

Luca Cassai

VIDEO | L'INTERVISTA EUROPEAN ATHLETICS AI TRE AZZURRI

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