Il 2018 per le azzurre dell'atletica

20 Dicembre 2018

Fatti e protagoniste della stagione in chiave italiana: Vallortigara e Trost nell’alto, Palmisano e le maratonete sul podio europeo, la 4x400, Battocletti d’oro nel cross

di Giorgio Cimbrico

Elena, il volo di Londra, il mancato decollo di Berlino, seconda al mondo, senza classifica agli Europei, un cognome lunghissimo che sfata un vecchio adagio giornalistico e che il 22 luglio entra di forza nei titoli: Vallortigara 2,02, meglio di Sara Simeoni poco prima del 40° anniversario del volo di Brescia, dietro soltanto a Antonietta Di Martino, maestra di temperamento.

Una prova di forza, un’irruzione di carattere: un miracolo a 2,00, un’iperbole due centimetri più in alto, l’obbligo, per Mariya Kuchina-Lasitskene, di salire al suo vertice di stagione, 2,04, per avere la meglio su questa ragazza bionda, perfetta per una tela dei suoi conterranei Tiziano e Veronese, dagli occhi grigi e da una leggera piega amara disegnata sulle labbra, un segno lasciato da un itinerario in un cosmo di infortuni, un viaggio lungo il quale ha conosciuto una schiera di medici e di fisioterapisti, ha girato l’Italia, ha cambiato tecnici e città, sino a quando, in fondo a questo lungo peregrinare, ha trovato Stefano Giardi e Siena e da lì è cominciata la ricostruzione e dalla ricostruzione è iniziata la metamorfosi. Una di quelle che non si arrendono, che non si fanno trascinare dalle onde del destino. V, come il gesto eloquente di Winston Churchill.

VIDEO | ELENA VALLORTIGARA 2,00 E 2,02 A LONDRA

A Berlino, improvvisamente senza ali, senza piume remiganti, in un lungo momento di stupore, di ansia, di commozione vissuto da chi la osservava da lontano: questa storia esemplare, questo vertice conquistato a 27 anni dopo tanto tribolare non meritavano un esito triste. Ma con lei di mezzo, capace di mettere ko la tribù delle Parche, non è il caso di drammatizzare. Se è vero che chi cade può risorgere, Elena è già in piedi. Nella combinata azzurra uomini/donne, quella che oggi sta più in alto. Quasi al vertice. Una zona che è tornata ad annusare Alessia Trost: il podio ai Mondiali indoor in una Birmingham fredda e coperta di neve, sembrava il primo squillo. Con il progredire della stagione, quel suono si è affievolito.

Le battute finali della 20 km, dalle parti del Kurfurstendamm assolato, sono state spietate: l’accelerazione non sempre esemplare della piccola spagnola Maria Perez, i lunghi passi di Anezka Drahotova, la ceka che ha una forte rassomiglianza con Olivia, la fidanzata di Braccio di Ferro, la decisione di Antonella Palmisano di non turbare quello che è un marchio Doc, la correttezza. Terza come a Londra e ora in marcia, dopo il matrimonio, verso la prova notturna di Doha, dove troverà le cinesi e probabilmente non troverà la messicana Lupita Gonzalez, sospesa per doping: ancora una volta chiamata in causa la carne gonfiata con gli steroidi.

Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo, Libania Grenot: la staffetta 4x400 ha avuto il suo momento a Tarragona dopo che qualcuno si è accorto che qualcosa, anche in Italia, era cambiato. Nell’atletica italiana non è un fenomeno, è una normalità: un terzo degli atleti andati a Berlino erano il prodotto naturale della nuova Italia. Sulla storia è venuta a disegnarsi qualche crepa nell’euro-finale che prometteva il podio. Rimane il ricordo della bella frazione di Raphaela, figlia di uno dei paesi più affascinanti e disperati d’Africa, il Sudan.

Sara Dossena sesta, dopo lunga permanenza nel drappello delle candidate al podio di Berlino, e Valeria Straneo di ritorno, dopo quasi tre anni, sui 42 km. Le maratonete, argento a squadre agli Europei, tornano a far gruppo. E l’età, per qualcuna, continua a non contare.

La nuova linfa del mezzofondo azzurro scorre dal Trentino: Isabel Mattuzzi, la siepista archeologa che conquista la finale all’Olympiastadion spazzando via il record personale, è di Rovereto; Nadia Battocletti - altra figlia d’arte, allevata in un disadorno e impegnativo culto di famiglia - è della Val di Non e mette il sigillo all’anno con il titolo europeo under 20 di Tilburg. Si era già fatta vedere in pista, giovanissima, agli Europei di Grosseto, e quest’anno ha stabilito un record: prima “classe 2000” a metter le mani su un titolo italiano assoluto.

L’estate calda di Daisy Osakue, la ribalta conquistata dopo il gesto di un gruppetto di imbecilli, entra nella fase più bollente dentro la rete che cinge la pedana dell’Olympiastadion. Avuta l’idoneità, vede cristallina la possibilità di centrare qualcosa di importante ed esegue alla perfezione: quel quinto posto, a tre palmi dai 60 metri, è un soffio rigenerante nella calura di Berlino.

MEDAGLIERE ASSOLUTO FEMMINILE 2018
Campionati Europei, Berlino (Germania)
1 argento: Sara Dossena, Catherine Bertone, Fatna Maraoui, Laura Gotti (maratona a squadre)
1 bronzo: Antonella Palmisano (20 km marcia)

Campionati Mondiali indoor, Birmingham (Gran Bretagna)
1 bronzo: Alessia Trost (alto)

Campionati Mondiali di marcia a squadre, Taicang (Cina)
1 argento: Eleonora Giorgi, Valentina Trapletti, Antonella Palmisano, Eleonora Dominici, Nicole Colombi (squadra 20 km)

Giochi del Mediterraneo, Tarragona (Spagna)
3 ori: Sara Dossena (mezza maratona); Yadisleidy Pedroso (400 ostacoli); Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo, Libania Grenot (4x400)
5 argenti: Gloria Hooper (200); Libania Grenot (400); Luminosa Bogliolo (100 ostacoli); Ayomide Folorunso (400 ostacoli); Ottavia Cestonaro (triplo)
3 bronzi: Anna Bongiorni (100); Maria Benedicta Chigbolu (400); Gloria Hooper, Irene Siragusa, Anna Bongiorni, Johanelis Herrera (4x100)

(nei prossimi giorni saranno pubblicate tutte le altre notizie di riepilogo stagionale)

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