Howe e Di Martino lanciano l'Italia di Tampere



Un gran bel pomeriggio di atletica, di sport sano e ruspante, all’interno di un palazzetto dello sport grande come solo chi vive nove mesi l’anno sotto la neve può realizzare. Tampere, Finlandia. Un’accoppiata di risultati di ottimo livello tecnico accende l’atletica italiana nel primo appuntamento di vertice della stagione, all’alba di un inverno che culminerà nell’Europeo in sala di Birmingham, esattamente tra un mese. Andrew Howe, malgrado la febbre a 38, vola a 8,02 nel lungo e si impone come solo i campioni sanno fare, schiacciando le proprie difficoltà prima ancora degli avversari (comunque di rango, vedi il sudafricano Mokoena, secondo con 7,99). Antonietta Di Martino si scrolla finalmente di dosso tutte le paure, le tensioni, legate ad una caviglia oggi del tutto recuperata, e supera l’1,97 nel salto in alto, arrampicandosi a mani nude verso la vetta mondiale della specialità. L’Italia batte infine la Finlandia, aggiudicandosi 10 delle 14 gare in programma (81-62 il punteggio conclusivo), rendendo il quadro ancor più bello, in un tripudio di spettatori e bambini sorridenti. Si potrebbe volere di più? Andrew Howe sembrava una tigre in gabbia, durante il riscaldamento. Il volto allungato, gli occhi arrossati, mamma Renée e le sue urla a frustarlo nel tentativo di restituirgli le giuste tensioni. Un salto d’assaggio, a 7,79, poi, la zampatina del campione: un 8,02 che vale un mezzo miracolo, considerate le condizioni di salute ed una frenata (per non commettere nullo) nei due passi pre-stacco che avrebbe inchiodato un tir. Mokoena è superato di tre centimetri, quanto basta per festeggiare, prima di rallentare il ritmo e concedersi un ultimo salto, nullo di un dito, valutato intorno agli 8,20 (serie di Howe: 7,79; 8,02; 6,30; 7,90; 7,82; N). “Se faccio 8 metri così – racconta un serissimo Howe – non so cosa potrò combinare quest’anno. Sono veramente colpito. Questa mattina, quando mi sono svegliato, ero uno straccio: tosse, raffreddore. Ora parlo di una gara vinta a 8 metri. Roba da non crederci. Pensavo di non riuscire a far più di 7,50, ma poi, in pedana, ho tirato fuori qualcosa che non credevo di avere. Non sono pronto, sono carico di lavoro, pesi, esercizi, eppure, riesco a fare di questi salti. Sono quasi turbato”. Renée Felton ha una chiave di lettura speciale per la gara del figlio, che merita di essere raccontata: “E’ stata una esperienza importante, riuscire a gareggiare in queste condizioni, perché può accadere di stare male anche il giorno di un'Olimpiade: bisogna essere pronti a reagire”. Antonietta Di Martino lo aveva detto: “Ho lavorato bene, sono in buone condizioni e soprattutto sono più sicura”. Il risultato finale equivale ad una eclatante conferma del messaggio: 1,97, ovvero la quinta misura al mondo quest’anno, in scia alle marziane Hellebaut e C. La campana ha saputo, come d’abitudine per lei, superare le difficoltà incontrate in gara, con la tenacia fatta propria nelle interminabili gare di prove multiple. Un salto per superare 1,78, 1,84 e 1,90; tre per domare 1,92 (minimo per gli Euroindoor) e 1,94, e poi, senza nessun tentennamento, 1,97, un solo centimetro in meno rispetto al primato italiano di Antonella Bevilacqua, secondo posto nella lista all-time in comporprietà con (tenetevi forte) una certa Sara Simeoni. I tre tentativi falliti a 2 metri (il terzo, in particolare) hanno mentalmente avvicinato l’azzurra alla quota. “Se non avessi esultato troppo dopo l’1,97 – racconta la Di Martino – chi sa, forse avrei potuto anche farcela. Senza avversarie, con la gara chiusa già da un bel pezzo, è stato dificile contenersi. In pedana però, ad essere sinceri, non tutto è filato liscio: non sono sempre riuscita ad attaccare la curva della rincorsa con la giusta decisione, ma quando l’ho fatto, il risultato è stato chiaro…”. A breve l’allieva di Davide Sessa sarà di nuovo in pedana: “Il 9 a Bucarest e il 13 febbraio a Banska Districa: saranno gare combattute, mi faranno bene”. Una delle cose più belle del pomeriggio finlandese l’ha fatta certamente Filippo Campioli nel salto in alto al maschile. Il 25enne modenese, già miglior italiano dell’anno con la misura di 2,26, si è imposto con 2,27, primato personale e limite di ammissione agli Europei di Birmingham pienamente raggiunto. E pensare che l’inizio di gara dell’azzurro era stato quasi disastroso, con la misura di entrata, 2,10, superata solo al terzo tentativo. Poi, un errore a 2,18 e uno a 2,24, prima di arrendersi definitivamente a quota 2,29 (terzo posto per Bettinelli con 2,21). Da applausi. Così come Daniela Reina, che ha dimostrato di essere sulla strada giusta per fare ottime cose anche in inverno, dopo un’estate andata oltre ogni più rosea previsione. Il suo successo in 52.89 è stato netto: dopo un avvio fin troppo prudente, anche a causa della partenza nella corsia più esterna (e priva dunque di ogni riferimento), l’azzurra ha prodotto un 150 finale apprezzabile per grinta e fluidità di corsa. Più indietro Benedetta Ceccarelli, terza in un normale 54.76. Nella gara al maschile bel successo per Andrea Barberi in 46.90 (terzo Luca Galletti in 47.58), appena due centesimi meglio di un grosso calibro come lo statunitense Jamel Ashley (44.75 di personale, già 45.63 indoor quest’anno). La singolare conformazione della pista (300 metri di lunghezza, partenza per i 400 sul rettilineo, gara quindi con due curve e tre rettilinei) ha certamente influito sul risultato cronometrico delle gare sui 400. La Reina si è adattata abbastanza rapidamente, mentre Barberi ha trovato qualche difficoltà in più. Doppia sconfitta (al maschile e al femminile) nella velocità pura, quella dei 60 metri. Ma mentre il 7.37 di Daniela Graglia è un dato che conferma il buon momento della piemontese (vittoria per la Manninen in 7.34, Pistone terza in 7.47), il 6.70 di Luca Verdecchia, ed il 6.77 di Fabio Cerutti, non possono soddisfare. Entrambi hanno scelto il momento sbagliato – la prima partenza: falsa – per trovare la concentrazione. Quando il via è stato valido, i nostri sono rimasti sui blocchi, lasciando spazio al piccolo Ruostekivi, primo in 6.69 (poi il bis sui 100: 10.38 per il finlandese, 10.47 per Verdecchia). Per Daniela Graglia una piccola soddisfazione: quella di aver ottenuto la miglior prestazione italiana dei 100 metri indoor, corsi (un’ora dopo dopo i 60 metri) in un buon 11.64 (un centesimo più della solita Manninen, 11.63)); il limite precedente, era il 12.19 ottenuto dalla italo-finlandese carla Bosco nel 2003. E’ piaciuta molto anche Elisa Cusma, alla prima uscita di stagione negli 800 metri. Il suo 2:02.08 è tempo di ottimo livello, anche perché centrato praticamente in solitaria (dopo un primo 400 metri guidato dalla lepre attorno al minuto). In scia, progresso anche per Antonella Riva, scesa a 2:03.74. Discreti anche Maurizio Bobbato, vittorioso negli 800 in 1:48.84, Valeria Canella, prima nel lungo con 6,34 (in questa gara, encomio per Micol Cattaneo, prestatasi alla copertura della gara con un bel 5,88), e Andrea Giaconi, vincitore dei 60 ostacoli in 7.85. Marco Sicari Nella foto, Antonietta Di Martino (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL) File allegati:
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