Howe: "Che paura con quel giudice..."



Il sorriso dopo la piccola/grande paura. La qualificazione di Andrew Howe è stata un po’ contraddittoria. E’ lo stesso portacolori dell’Aeronautica a raccontare un inizio d’avventura felice anche se contrastato: “Il primo salto l’ho sbagliato in pieno per aver messo chiodi non giusti. Ho rischiato anche d’inciampare. Nel secondo sono entrato più lento, ma lungo la rincorsa un giudice mi ha quasi tagliato la strada. Io ho tirato avanti, sapevo che 7,95 era una misura relativamente semplice. Ho fatto un salto di sicurezza. La pedana mi piace, io sto in grazia di Dio perché lo stadio è bellissimo, speriamo che domani vada tutto nel modo giusto”. Tre italiani in finale nell’alto non è cosa di tutti i giorni. Insieme alla consapevolezza della grande occasione nelle loro mani, i tre azzurri esprimono sentimenti contrastanti parlando con i giornalisti. Nicola Ciotti è la consapevolezza delle proprie possibilità: “Stiamo bene, completiamo una buona stagione complessiva. Prima della gara ero molto nervoso perché le qualificazioni sono sempre un’incognita, poi in gara mi sono sentito bene, ho buone sensazioni per la finale anche se tecnicamente bisognerà migliorare”. Giulio Ciotti è il meno contento: “Mi sono trovato un po’ a disagio sulla mia pedana, tanto è vero che è quella che ha offerto le eliminazioni più sorprendenti. A un certo punto mi sono tornati alla mente gli spettri di quattro anni fa quando andai fuori in qualificazione. Ora il più è fatto”. Andrea Bettinelli è la sorpresa: “Finalmente un po’ di fortuna, tante volte sono finito fuori a parità di misura. La condizione c’è, sono arrabbiato perché i 2,26 sono misura assolutamente alla mia portata. Vedremo di valicarli in finale e andare anche più su”. Il rammarico dei velocisti è evidente quando vanno a leggere i risultati. Un torneo decisamente mediocre, almeno nella sua prima giornata, estromette già gli azzurri. Massimiliano Donati riconosce che è tecnicamente che la sua prova è mancata: “Mi sono sentito duro in pista, la prima parte di gara è stata da dimenticare, sul lanciato andavo già meglio. Comunque un tempo sopra i 10.50 non sta né in cielo né in terra, sono molto deluso”. Ancora peggio Luca Verdecchia, che in ambedue le prove ha avuto un ottimo avvio spegnendosi poi nel finale: “Fino ai 70 metri ero lì, poi mi sono mancati un paio di appoggi, forse anche per errori nei tempi di respirazione che non avevo mai commesso prima”. Settimo quattro anni fa a Monaco, Christian Obrist è tornato ad assaporare una finale di livello con una prova piena di grinta sui 1500. L’atleta altoatesino a fine gara ha mantenuto i piedi per terra, non esaltandosi troppo per una prova che pure ci si attendeva da tempo, visti i suoi mezzi: “Sapevo che era una batteria molto dura, con gente come Baala non posso competere, ma molti erano alla mia portata. Dopo metà gara ho lottato per stare davanti ma nel finale avevo energie sufficienti per sprintare. La delusione di Malaga è cancellata, la forma è arrivata al momento giusto”. g.g. Nella foto: Andrew Howe sorridente in attesa della finale (foto Omega/FIDAL)

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