Guo Jie, il decano degli olimpici

17 Novembre 2015

Domenica scorsa l'addio al discobolo cinese che aveva partecipato ai Giochi Olimpici di Berlino 1936: aveva 103 anni ed era l'atleta olimpico più anziano del mondo     

di Giorgio Cimbrico

Guo Jie aspirava all’immortalità: aveva 103 anni compiuti, sino a domenica era il più vecchio atleta olimpico ancora in vita e quasi ottant’anni fa, nell’estate del 1936, era sulla pedana del lancio del disco a Berlino. Non gli bastò portare il record cinese a 41,13 per trovare un posto nella finale, il turno che vide il geniale triestino Giorgio Oberweger, dotato di ali da albatros, conquistare la medaglia di bronzo, dietro gli americani Kenneth Carpenter e Gordon Dunn.

Al tempo della gioventù di Guo non deve esser stato facile praticare lo sport: la prima delle due guerre civili tra i nazionalisti di Chang Kay Shek e i comunisti di Mao Zde Dong insanguinava e divideva il gigantesco paese.

Uno scenario interessante e assai eloquente sulla drammatica situazione può essere rinvenuto in “Viaggio in una guerra” di Christopher Isherwood e Wystan Auden, scrittore l’uno, poeta l’altro, figure di spicco dell’intellighenzia inglese del periodo e, come molti britannici, affascinati dall’Oriente.

Guo Jie veniva da Xian, capitale nel corso di 13 dinastie, una delle città più ricche di vestigia della Cina imperiale. Campione nazionale nel 1935, capace di portare il record cinese a 41,07, ottenne la selezione e partecipò ai Giochi sotto la bandiera della Cina nazionalista, più tardi, dopo la vittoria di Mao e la fuga di Chang, stanziata a Taiwan.

Studente in scienze agricole, con un periodo passato a Tokyo (dopo che i giapponesi si erano impadroniti di vastissime zone della Cina), Guo tornò in patria e negli anni Cinquanta trovò posto come ricercatore e come capo allenatore proprio all’università della sua città d’origine. Fu in quelle strade che, a 96 anni, portò la torcia olimpica avviata verso Pechino.

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