Grenot:''A Pechino per graffiare''

18 Agosto 2015

La campionessa europea dei 400 metri si racconta ad una settimana dall'esordio nel quinto Mondiale della sua carriera

di Alessio Giovannini

Anche Libania Grenot fa parte del club "Pechino, 7 anni dopo". Come Elisa Rigaudo, Ruggero Pertile, Marco Lingua, Chiara Rosa, Silvia Salis, Giorgio Rubino, Marco De Luca e Jacques Riparelli. Tutti atleti di nuovo in azzurro ai Mondiali 2015 che si apriranno il prossimo 22 agosto nella capitale cinese. "Personalmente ho un ricordo bellissimo di quella trasferta - racconta la campionessa europea dei 400 metri -. Pechino 2008 è stato un momento indimenticabile nella mia carriera: la mia prima maglia azzurra e la mia prima Olimpiade dove per due volte ho migliorato il record italiano (50.87 in batteria e 50.83 in semifinale, ndr). La finale, però, è rimasta lì, ad appena venti centesimi da me". Il 24 agosto (ore 4:45 in Italia) la velocista delle Fiamme Gialle calcherà di nuovo il manto rosso del Bird's Nest. Sarà la sua nona volta sul giro di pista nel 2015: il 51.07 di Montecarlo è il suo accredito stagionale.  

Chi è la Libania di Pechino 2015?   
"E' sempre la panterita. L'animo da guerriera che un anno fa mi ha portato all'oro di Zurigo non si è affievolito nemmeno per un attimo".

Quinto Mondiale in carriera, il quarto con i colori della Nazionale italiana. L'esperienza c'è e gli obiettivi quali sono?
"Sono convinta del percorso e del lavoro che ho fatto in questa stagione con il mio tecnico Loren Seagrave per arrivare qui. Questo è l'appuntamento dell'anno, è qui che bisognare tirare fuori le unghie e fare i fatti. Ed io sono pronta a graffiare per conquistarmi un posto nella finale mondiale. In passato ci sono arrivata molto vicina (semifinalista a Berlino 2009 e a Mosca 2013, dove con 50.47 è risultata la prima delle escluse a soli 17 centesimi dal suo primato italiano, ndr), ma è un traguardo che ancora mi manca e che dentro di me desidero fortemente. Così come far bene anche insieme alle ragazze della 4x400".  

Come procede il periodo di ambientamento a Dalian?
"Gli allenamenti di rifinitura stanno dando segnali incoraggianti. Sono concentratissima sulla gara e sugli ultimi preparativi. Fino al momento di andare sui blocchi di partenza non bisogna trascurare nulla".

Tutta questa determinazione da dove scaturisce?
"Sono sempre stata abituata a seguire una certa disciplina. A Cuba, ho studiato in collegio: cinque giorni a settimana fuori di casa, dall'età di 9 anni. L'atletica è stato il mio sport da subito. Maurice Greene era il mio mito. Da ragazzina mi sono divertita a provare pure il salto triplo. Non me la cavavo male, ma il mio vero habitat era la pista. E, infatti, nel 1999 sono arrivata quinta nei 400 metri (54.43, ndr) ai Mondiali Allievi di Bydgoszcz. In nome del mio sogno da atleta, ho rinunciato a parecchie cose. E' stata una scelta consapevole e potendo tornare indietro non esiterei a rifare tutto quanto".   

Che cosa vedi nel tuo futuro?
"L'idea di farmi una famiglia è qualcosa che ho nel cuore da diverso tempo. Mi piacerebbe molto diventare mamma e vorrei che mio figlio nascesse in Italia".  

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