Gibilisco, "Non sono colpevole, faremo appello"



Una battuta, nel tentativo di stemperare l'ovvia amarezza: "Pensavo a Pechino, mi ritrovo a Pachino". La rincorsa di Giuseppe Gibilisco si ferma davanti alla decisione della Commissione giudicante federale: squalifica di due anni, a far data da oggi. "Sono in questa situazione senza sapere perché - commenta l'astista siciliano, rispondendo alle domande dei cronisti all'uscita dall'udienza - mi sono rivolto ad un medico che opera regolarmente e vengo squalificato per doping". Il tutto, mentre l'avvocato Lorenzo Condemi, componente il collegio di difesa, preannuncia appello. Via Flaminia Nuova, Roma, sede FIDAL. Finale con sussulto di una mattinata in realtà molto composta, vissuta principalmente in attesa del verdetto della Commissione giudicante presieduta dall'avvocato Sergio Rosa (circa due ore e mezza di camera di consiglio, a testimoniare con ogni probabilità la controversia del dibattito). In precedenza, poco più di sessanta minuti di lavori, contraddistinti da questi fatti salienti: la consegna alla Commissione di una memoria difensiva; il rigetto da parte della Giudicante di un'istanza difensiva di acquisizione di ulteriori documenti (le consulenze tecniche relative alle intercettazioni e ai farmaci trovati in possesso dell'atleta); le domande della Commissione a Gibilisco ("Perché si rivolse al dottor Santuccione?", "Solo per farmi prescrivere degli integratori"); la riproposizione della richiesta di squalifica per due anni da parte della Procura antidoping del Coni (rappresentata dal viceprocuratore Franco Cosenza); l'arringa difensiva del professor Antonio Fiorella, imperniata sulla contestazione degli elementi a carico ("elementi, non prove"). Poi l'attesa, ed una sentenza che non lascia spazio a dubbi o ad interpretazioni. Il massimo della squalifica prevista per l'atleta delle Fiamme Gialle: due anni, 24 mesi. Entro sette giorni, le motivazioni. Poi, altri dieci giorni a dispozione della difesa per depositare una eventuale richesta di appello. m.s.

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