Folorunso: ''Sono una guerriera ambiziosa''

28 Giugno 2016

Intervista ad Ayomide Folorunso, a Rieti Tricolore Assoluta dei 400hs in 55.54. Da Pechino al Golden Gala, fino ad Amsterdam e Rio: "Mi piace essere la più brava, in pista e negli studi".

Ai Campionati Italiani Assoluti di Rieti ha vinto i 400 ostacoli in un travolgente 55.54. Minimo olimpico, primato italiano under 23 e sesta alltime, titolo italiano assoluto e PB migliorato di un secondo e 14 centesimi. A 19 anni, Ayomide Folorunso (Fiamme Oro) è uno dei volti nuovi dell’atletica italiana: incontenibile fra le barriere, nei festeggiamenti all'arrivo e anche nei racconti. Un’esuberanza scolpita già nel nome: Ayo, come la chiamano tutti, significa “gioia”. 

55.54. “La cosa più bella è essere entrata nel ‘Club 55’, come lo chiamo io. Niente male! L’Olimpiade era un sogno, ma un sogno concreto: nel primo 400hs dell’anno (l'8 maggio a Modena ndr) avevo fatto 56.68. Dopo la gara qualcuno è venuto a dirmi: sai Ayo che il minimo olimpico è 56.40? Ho spalancato gli occhi e mi si è aperto l’orizzonte. A questa Olimpiade vado per fare del mio meglio, alla prossima per portare a casa una medaglia”. Prima però c'è Amsterdam. “Gli Europei sono vicinissimi, solo pochi giorni. Spero solo di essere serena quanto lo ero sui blocchi prima agli Assoluti. Lucida, con le idee chiare, sapevo esattamente cosa dovevo fare... In fondo sono sempre i soliti 10 ostacoli, no?”. 

Da dove cominciamo a raccontare la tua storia? “Dal principio, perché è bello guardarsi indietro e vedere quanta strada hai fatto”. E allora: Nigeria, 1996. “Sono nata ad Abeokuta. Ricordo il caldo e gli amichetti della scuola, che era lontana ma andarci a piedi era divertente perché giocavo tutto il tempo. Ho avuto un’infanzia serena. Mamma è partita per l’Italia nel 2001, io l’ho raggiunta tre anni dopo, quando ne avevo 8”. Com’è stato il primo impatto? “Era Natale e a Fidenza faceva freddissimo: uno shock. Ricordo che mi sono ammalata, e che ho passato il primo anno perennemente infreddolita e rannicchiata sotto una coperta. L’altro problema è stato il cibo: la pasta è fantastica, ma tutte queste insalate… Imparare l’italiano è stato facile. Credo di essere portata per le lingue, anche se parlo solo l’inglese e lo Yoruba, il dialetto della mia regione”. A scuola? “Mi sono trovata subito bene, a parte il primo giorno in cui tutti i bambini mi sembravano altissimi, dei veri giganti. In Nigeria ero in quarta elementare, a Fidenza mi hanno messa in terza: in alcune materie ero molto più avanti dei miei compagni”.

Quando è arrivata l’atletica? “Alle medie, e mia madre era contraria. Ero molto brava negli studi e non voleva mi distraessi.

Ma correre era così bello che ho finito per andare al campo ogni pomeriggio. Il mio professore, Maurizio Pratizzoli, è stato molto persuasivo: il patto con mamma era che finché i voti non scendevano potevo continuare ad andarci”. Pratizzoli è, da sempre, il tuo allenatore. “Una figura fondamentale. Insieme a mia madre che prima di ogni gara prega con me al telefono. Sono i miei pilastri”. Ayomide, che è cristiana protestante pentecostale, sogna un futuro da chirurgo pediatrico.  “Fin da piccola volevo fare il medico. Sono curiosa, e non c’è niente di più affascinante e difficile da comprendere del corpo umano. È un mestiere nobile, a anche se la strada è lunga, mi darà tanta soddisfazione”. È difficile dividersi tra pista e aule? “Quest’anno, il primo all’università, è stato impegnativo, un momento di passaggio e di crescita sia negli studi che nell’atletica. Trovare un equilibrio non è stato facile, ma, come ha detto Matteo Galvan parlando di Rieti, ora ho trovato il mio microcosmo. Faccio i miei soliti sei allenamenti a settimana, e quando sono all’università mi alleno nelle strutture del CUS Parma”. Gli esami? “Per ora li ho superati tutti. Il prossimo, dopo gli Europei, è anatomia… incrocio le dita per scaramanzia”.

Sei giovane ma il tuo atteggiamento non sembra quello dell’outsider. “Sono una combattente. E sono ambiziosa: mi piace essere la migliore. Anche tornando a casa dal campo in bicicletta. O negli studi”. A 18 anni eri in maglia azzurra in un Campionato del Mondo (a Pechino 2015 con la 4x400). “In Cina un po’ di paura ce l’avevo, lo ammetto, ma per fortuna la pista è sempre di 400 metri. A Fidenza come a Pechino. Anche se quando sono entrata al Birds Nest, con tutta quella gente, mi è venuto il dubbio che proprio quella lì fosse di 450. Ricordo la call room di fianco a Sanya Richards-Ross... Sanya Richards-Ross!!!” Quest'anno il Golden Gala. “Un’esperienza fantastica, importantissima, che mi ha aiutata un sacco. Improvvisamente mi sono trovata fianco a fianco con i super big, così, come niente fosse. Ho capito tante cose, è stato davvero formativo. In fondo, devo cominciare ad abituarmi. Credo che avrò sempre più a che fare con questi grandi campioni”.

Anna Chiara Spigarolo

LA SCHEDA DI AYOMIDE FOLORUNSO

LA SQUADRA AZZURRA PER GLI EUROPEI AMSTERDAM 2016

SEGUICI SU: Twitter: @atleticaitalia | Facebook: www.facebook.com/fidal.it


Ayomide Folorunso, Elena Bonfanti, Chiara Bazzoni e Benedicta Chigbolu (Foto Colombo/FIDAL)


Condividi con
Seguici su: