Europei juniores, l'ora dei bilanci



La festa di ieri sera al Preston Hotel di Almelo ha chiuso ufficialmente la 19^ edizione dei Campionati Europei juniores. Nelle valutazioni finali, il responsabile tecnico federale Francesco Uguagliati ha espresso la sua soddisfazione per la prestazione complessiva della spedizione azzurra e le sue parole sono sostanzialmente suffragate dalle cifre. Torniamo a casa con 5 medaglie - l’oro di Scapini, l’argento di Giupponi, i tre bronzi di Aita, Crespi e quello storico di Tamara Apostolico – ricalcando nella sostanza il bottino di Kaunas 2005 (dove c’era stato un bronzo in più), anche in termini di finalisti in senso proprio (13: allora erano stati 12, contando anche la 4x400m che però era incorsa in una squalifica nella finale). Migliora in ogni caso il peso specifico delle presenze complessive: la quasi totalità dei selezionati (29 su 38), come si può vedere dal prospetto riepilogativo, si è espresso a livelli da primi 16 (i virtuali “semifinalisti”) e un 2/3 della spedizione (24 su 38) è stato presente tra i primi 12, ossia nelle “finali allargate” (sempre intese in senso virtuale nelle corse). E questo in una manifestazione che ha confermato un eccellente livello tecnico generale della categoria, ancorchè non sia stato battuto alcun record europeo di specialità (per motivi di pendenza di omologazione, nei risultati ufficiali viene indicato quello della norvegese Grovdal nei 3000st, ma in precedenza la giovanissima siepista – già bronzo nei Mondiali U18 di Ostrava sulla distanza delle allieve - aveva fatto meglio). UN BRAVO AGLI AZZURRI Inusuale il riscontro dei miglioramenti personali dei nostri, ben 14: senza considerare che ai progressi plurimi – come quello di Giuseppe Aita – andrebbero aggiunti quelli interni alla progressione dell’altista Silvano Chesani, capace di eguagliarsi e poi di migliorarsi altre due volte nel corso della competizione che l’ha visto splendido protagonista. In altri casi il personale è stato mancato di inezie, cosicchè il livello complessivo delle prestazioni si è rivelato di una consistenza straordinaria. E questo dato compensa ampiamente la mancanza di primati nazionali juniores – a Kaunas erano stati due, di Catia Libertone nelle siepi e della staffetta veloce femminile – anche perchè vi sono stati alcuni inserimenti nei piani alti delle liste di categoria. Le controprestazioni, quasi fisiologiche in elementi così giovani, sono state praticamente inesistenti: rimane certo il rammarico di alcuni risultati inferiori alle potenzialità dei nostri atleti già in questa occasione. Ma per la verità si tratta anche di esiti imputabili ad una sorte non benevola, perchè nello sport non tutto può andare per il verso giusto. E in qualche caso le circostanze hanno pesantemente influito persino su potenziali medaglie: si può parlare della 4x100 maschile squalificata in batteria, che avrebbe potuto avere forse ambizioni di podio (da vedere con quale formazione), oppure di Serena Capponcelli, che pure ha l’attenuante di un leggero risentimento al ginocchio occorsole nel primo salto di finale, o ancora dei finalisti dei 200 Demonte e Galvan, i quali sono stati in definitiva tra i più penalizzati dalla cervellotica gestione della giuria nel “caso Anpong”. E sul veneto – che pure ha corso 20”98 in semifinale - ha anche pesato l’infortunio all’adduttore che in pratica l’ha tenuto fermo per tutta la prima parte della stagione. Come accade quasi sempre, e un po’ per tutti, il resoconto finale di un Europeo – per quanto positivo – non esaurisce le potenzialità del movimento: a conti fatti si sono riscontrate assenze di atleti che già erano stati contemplati nella selezione – l’ostacolista Nalocca e la velocista Mutschelechner – oltre ad altri che hanno ottenuto il minimo fuori termine, ma prima dell’inizio dei Campionati (ad esempio Claudia Maniero, che ha corso i 400hs in 59”84 a Pordenone il 13 luglio, o lo sprinter Davide Pelizzoli). L’astista Giulia Cargnelli è stata tolta dai giochi per un grave infortunio occorsole recentemente: e la friulana aveva superato per due volte in stagione quei 4.00 che ad Hengelo avrebbero consentito un piazzamento nelle prime otto. Ricordiamo pure il lungo e difficile recupero del giavellottista Leonardo Gottardo, già quinto ai Mondiali U18 di Marrakech: se non altro perchè l’azzurro aveva battuto l’attuale campione europeo Mattias De Zordo, tedesco di origini venete, in una fantastica finale dell’EYOF a Lignano 2005. NOTE D’AMBIENTE In generale è stata una eccellente rassegna, organizzata in modo encomiabile dal punto di vista logistico. Non è escluso che sulla buona prestazione degli azzurri abbia anche influito la sistemazione molto confortevole nel Theater Hotel della città-giardino di Almelo: una condizione che non è assolutamente scontata in manifestazioni di questo tipo. Ed è da considerare anche la robusta presenza di tecnici federali in tutti i settori, i quali hanno assicurato una costante presenza nei confronti degli atleti per tutte le necessità di approccio alla gara: i risultati dipendono anche dal clima della spedizione. E, a proposito di clima – ma in senso atmosferico – l’unico dato in controtendenza è stato forse rappresentato dalla parossistica alternanza di pioggia battente e tiepido sole che in alcuni casi ha costretto allo stravolgimento del programma orario: la stessa premiazione di Mario Scapini, annunciata durante un ampio squarcio di sereno, è stata celebrata pochi minuti dopo sotto un autentico nubifragio. Sarà anche normale, da queste parti, ma per gli atleti non è stato agevole conviverci. L’altro dettaglio che ha fatto accigliare non solo noi, ma tutti i partecipanti, è stata la scarsa attitudine degli starter: è quasi un miracolo che i casi di contestazione non abbiano portato ad una mezza sommossa, senza considerare che a causa della squalifica del britannico Leevan Yearwood il nostro Giuseppe Aita ha avuto compito senz’altro più facile per conquistarsi il suo bronzo nei 100. L’EUROPEO DEGLI ALTRI Con uno sguardo all’Europeo degli altri, bisogna dire che le potenze tradizionali del settore – Russia, Germania, Francia e Gran Bretagna – si sono confermate in pieno, dominando largamente la competizione. L’Italia è ottava sia in termini complessivi di medaglie – per quanto al 12° posto nel medagliere “classico” – sia nella classifica a punti (55 in totale): una prestazione di rango medio-alto se rapportata alla nostra tradizione nella manifestazione, che ha conosciuto i suoi massimi storici nel periodo tra Varazdin ’89 e San Sebastian ’93. Un po’ in ribasso le quotazioni degli spagnoli, che nel recente passato avevano vissuto annate decisamente migliori: i cugini iberici, per noi sempre un termine di paragone appropriato, portano a casa solo nove finalisti, con due argenti e due bronzi. In totale 31 Paesi, sui 46 presenti, hanno avuto almeno un piazzamento nei primi 8 e 22 sono contemplati nel medagliere (di questi, 16 hanno conquistato almeno un titolo europeo): una dimostrazione della vitalità complessiva del movimento continentale. PLUS E MINUS L’atleta dei Campionati Europei di Hengelo è stato forse il velocista tedesco Julian Reus, che ha vinto l’oro nei 100 e nella staffetta, oltre all’argento nei 200. In campo femminile la romena Cristina Vasiloiu ha fatto doppietta nei 1500 e nei 3000. La parziale delusione è stata la velocista bulgara Inna Eftimova, che pareva avviata ad emulare la connazionale Naimova dei Mondiali di Pechino 2006, ed invece è stata battuta sia sui 100 (seconda) sia sui 200 (terza). In campo maschile la palma di atleta più deludente (e anche meno furbo ...) spetta di diritto all’astista tedesco Raphael Holzdeppe: presentatosi in qualificazione con un personale di 5.50 (secondo nelle liste stagionali), ha atteso che la pedana fosse umida per la pioggia e si è cimentato solo alla quota di 5.10, mancandola per tre volte. Si passava in finale con 4.75! In compenso l’assenza dell’improvvido teutonico non si è affatto notata nella competizione per le medaglie: l’asta maschile è stata sicuramente la finale di più alto livello tecnico e tra le più appassionanti tra quelle vissute ad Hengelo. Per quanto riguarda l’angolo della frivolezza: le bellezze più ammirate - vox populi, ma escludendo ovviamente le nostre azzurre – sono state l’ostacolista russa Anastasiya Ott e l’astista greca Ekaterini Stefanidi. Il più antipatico? Parecchi voti in questo senso ha ottenuto il mezzofondista tedesco Robin Schembera: impressionante oro negli 800, ma con alcuni atteggiamenti anche abbastanza irridenti nei confronti degli avversari che non sono passati inosservati. I PIAZZAMENTI DEGLI AZZURRI Atleti presenti: 38 Primi 8: 13 Primi 12: 24 Primi 16: 29 Primati personali: 14 UOMINI 100m: 3.GIUSEPPE AITA 10”57 (+0.2, p.p.)(1b2 10”50/+2.3, p.p. Q; 1sf1 10”59/+0.3, p.p. Q); 5b3 (+0.6) Davide Deimichei 10”73 (16° el.); 6b1 (+0.2) Luca Berti Rigo 10”84 (18° el.) 200m: (-1.0) 6.ENRICO DEMONTE 21”36 (2b3 21”10/-0.7, p.p./4° Q, 2sf2 -1.5/21”31 Q), 7.MATTEO GALVAN 21”55 (2b4 21”48/-0.7 Q, 3sf1 20”98/-0.3 Q); 3sf3 (-0.6) Alessandro Berdini 21”56 (9° el., 3b1 0.0/21”52 Q), 800m: 8sf1 Giordano Benedetti 1’53”30 (12° el., 2b4 1’52”67 Q) 1500m: 1.MARIO SCAPINI 4’01”31 (3b1 3’51”32 Q), 3.MERHIUM CRESPI 4’01”83 (4b2 3’49”40 Q) 5000m: 11.Paolo Pedotti 14’58”90 110hs: 5b3 (+0.6) Matteo Andreani 14”51 (31° el.); 400hs: 3b1 Leonardo Capotosti 52”57 (p.p. 9° el.), 5b3 Giacomo Panizza 53.29 (13° el.), 5b2 Francesco Cavazzani 53”30 (14° el.) alto: 5.SILVANO CHESANI 2.21 (p.p.); lungo: 20Q Emanuele Catania 6.83 (+0.6, el.); triplo: 10.Fabio Buscella 15.62 (+0.8, 7Q 15.82/+1.2 p.p. Q), 12.Daniele Greco 15.00 (-0.1, 12Q 15.54/+0.8 p.p. Q), 24Q Emanuele Catania 14.97 (+0.2, el.); peso: 19Q Alberto Sortino 16.94 (el.); giavellotto: 12.Emanuele Sabbio 59.02 (7Q 70.60 p.p. Q) 10km marcia: 2.MATTEO GIUPPONI 40’54”88 (p.p.), 12.Federico Tontodonati 43’37”05, Andrea Adragna squal. 4x100m: Italia (Berti Rigo, Deimichei, Berdini, Aita) squal.; 4x400m: 5b2 Italia (Cavazzani, Capotosti, Panizza, Benedetti) 3’14”05 (10° el.) DONNE 100m: 9sf1 (+0.5) Roberta Colombo 12”16 (17^ el., 3b1 11”98/+0.5 Q), 6b3 (+0.9) Martina Balboni 12”00 (20^ el.), 3b2 (-0.3) Ilenia Draisci 12”02 (21^ el.), 200m: 7sf2 (+1.3) Valentina Palezza 25”01 (15° el., 6b4 24”69/0.0 Q), 5b1 (-1.5) Jessica Paoletta 25”36 (20^ el.) 400m: 5b1 Elena Bonfanti 55”31 (17^ el.) 100hs: 5b1 (-0.8) Giulia Pennella 14”15 (15° el.), 6b2 (-1.2) Camilla Meciani 14”23 (17° el.) alto: 8.SERENA CAPPONCELLI 1.75 (7Q 1.80 (Q) triplo: 8.FEDERICA DE SANTIS 12.93 (+1.3, 5Q 13.22/+0.4, Q), 10.Eleonora D’Elicio 12.76 (-0.4, 9Q 13.05/-0.5 p.p. Q), 11.Cecilia Pacchetti 12.76 (+0.5, 12Q 12.85/+1.3 Q) disco: 3.TAMARA APOSTOLICO 52.21 (p.p., 2Q 50.88 Q) marcia 10km: 5.FEDERICA MENZATO 47’58”07 (p.p.), 6.FEDERICA FERRARO 48’16”05 (p.p.) 4x100m: 5.ITALIA (Balboni, Paoletta, Draisci, Palezza) 46”01 (4b2 45”97, 6^ Q) nelle foto in pagina (Colombo/Omega): l’azione di corsa di Mario Scapini, oro nei 1500, e l’immagine-ricordo della formazione azzurra.


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