Europei Cross: l'oro d'Italia

30 Novembre 2016

Dal titolo a squadre nel ’98 alla tripletta di Andrea Lalli, fino alle due vittorie di Yeman Crippa tra gli juniores: viaggio nei successi azzurri alla rassegna continentale di corsa campestre, verso Chia 2016

di Giorgio Cimbrico

Da Alnwick, Northumberland, a Chia, Sardegna, i campionati europei di corsa campestre imboccano il sentiero dell’età adulta: con quasi un quarto di secolo alle spalle, la dimensione dell’infanzia è ormai lontana. L’appuntamento dalle cadenze decembrine ha una storia stimolante per il nuovo volto che ha saputo offrire del vecchio continente: da quando l’appuntamento è nato, sul podio della gara seniores (nove volte feudo dell’ucraino Serhiy Lebid) sono finiti i belgi Mohammed Mourhit e Atelaw Bekele, i francesi Mustapha Essaid, Driss El Himer, Driss Maazouzi e Hassan Chadi, lo svedese Mustafa Mohamed, il britannico Mohamed Farah, il portoghese Youssef El Kalai, gli spagnoli Alemayehu Bezabeh e Ayad Lamdassem, il turco Polat Kemboi Arikan, la francese Yamna Belkacem, la turca Elvan Abeylegesse, le olandesi Lornah Kiplagat e Hilda Kibet. Nomi che in parte ritornano nella prova under 23, con l’aggiunta di Sifan Hassan, olandese d’Etiopia. L’Italia dei seniores Marouan Razine, Abdoullah Bamoussa, Marco Najibe Salami, degli under 23 Yassine Rachik, Iliass Aouani, Nekagenet Crippa, degli juniores Yeman Crippa (eurocampione sia due anni fa sulle montagne della Bulgaria, sia l’anno scorso sul mare di Hyères, tempio della vela), Yohanes Chappinelli, Said Ettaqy e Yassin Bouih è in perfetta linea con le nuove realtà del nostro tempo.

Nella storia azzurra dell’Eurocross, scandita dalla vittoria a squadre seniores nel ’98 (con Giuliano Battocletti, Gabriele De Nard, Umberto Pusterla, Gennaro Di Napoli, Luciano Di Pardo, Francesco Bennici), dal secondo e terzo posto nel 2004 e nel 2009, e dal primo rivelarsi di Daniele Meucci (terzo tra gli juniores nel 2006), il posto di primo piano deve esser attributo ad Andrea Lalli, capace nel 2006, nel 2008 e nel 2012 di iniziare, continuare e perfezionare il Grande Slam nelle prove juniores, under 23 e seniores. Yeman Crippa, due volte a segno tra i giovani nel 2014 in Bulgaria e nel 2015 in Francia, ha buone chances di diventare l’erede del molisano.

Imprimere un solo scatto alla macchina del tempo significa tornare a un anno fa e a un ritornello ritmato.

“Yeman Crippa vince perché addosso non ha trippa”, “Yeman Crippa arriva, fa il bis e lancia un kiss”: rap in linea con quelli scovati e “sparati” da Yassin Bouih sul traguardo dell’ippodromo di Hyères, a un tiro di sasso da Tolone: dalle fredde montagne bulgare alle rive del Mediterraneo, in un tepore che odora di primavera, la corsa campestre ha sempre lo stesso principino, il terzo nella storia della manifestazione a concedere i due successi consecutivi dopo il russo Yevgeny Rybakov e l’ungherese Barnabas Bene.

Yeman corre con il piglio di chi sapeva di potersi confermare e lo ha fatto, andando via attorno ai 4 chilometri dei 6 previsti tra galoppatoio e pineta per concedersi un arrivo festante, tempestato di saluti per papà Roberto, per l’allenatore Massimo Pegoretti, per il resto della spedizione azzurra. Era l’asso nella manica e lui ha saputo calarlo al momento giusto. “Un azzardo? La fuga per la vittoria ha funzionato”. I 6” rifilati al francese Fabien Palcau e i 7” allo spagnolo El Mahdi Lahouifi non trasmettono la dimensione del successo del 19enne nato ai 2500 metri di altitudine di Dessie, Etiopia settentrionale, regione degli Amara, crocevia di una strada costruita dagli italiani che portava verso l’Eritrea e di un’altra che scendeva verso Assab e la costa della Dancalia.

Della terra d’origine, Yeman mantiene i ricordi del tempo della prima infanzia: “Al pascolo con le mucche, in cerca dell’acqua che spesso era lontana. Sempre in movimento”. Una spensieratezza spazzata dalla guerra, dalle privazioni, dal destino che lo porta, con cinque fratelli, nell’orfanotrofio di Addis Abeba. E’ lì che una svolta fa sbocciare la sua seconda vita: i coniugi Crippa, milanesi trapiantati dalle parti di Tione, non sono per l’adozione a distanza, ma per quella di massa. La nidiata di piccoli etiopi diventa italiana, trentina. Le Dolomiti sono molto diverse dagli amba bruciati dal sole.

Bella prova d’assieme di un’Italia giovane e nuova: la conferma al vertice della squadra viene a mancare soltanto per la sfortuna che colpisce Yohanes Chiappinelli. Il piccolo senese, che viene dallo stesso sterminato altopiano di Yeman, si torce una caviglia in partenza, non si arrende, stringe i denti affrontando dossi e, da buon siepista, i tronchi piazzati a movimentare il percorso. Ventesimo, con una smorfia di dolore. A occhio, era da primi dieci, in linea con l’albese Pietro Riva, non lontano da Said Ettaqy, quinto. Gli altri che vanno sul podio a squadre sono Alessandro Giacobazzi, modenese di Pavullo, tredicesimo, e Bouih il rapper, diciottesimo. Due etiopi, due marocchini, un piemontese, un emiliano: tutti amici per la pelle.

Viene dalla under 23 l’altro piazzamento che vale il podio e al terzo posto delle promesse femminili offre un decisivo contributo Federica Del Buono, settima in una gara dai connotati importanti: i posti sul podio sono della belga Louise Carton, dell’olandese Jip Vastenburg, della serba Amela Terzic.

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