Euroindoor, l'Italia gioca tre carte



L’ultima volta fu nel secolo scorso. 1998, per la precisione: a far risuonare le note dell’inno di Mameli fu Fiona May, all’inizio di una stagione che l’avrebbe portata all’argento europeo outdoor di Budapest. Da allora, nelle tre edizioni successive, non siamo più saliti sul gradino più alto del podio europeo indoor, circostanza realizzatasi complessivamente diciannove volte nelle ventotto edizioni della manifestazione. Da Dionisi a May, passando per Simeoni, Mennea, Possamai, Dorio, Tilli, Sabia, Floris, Di Napoli, De Benedictis, Sidoti, Dal Soglio: sono passati nove anni dall’ultima occasione in cui abbiamo visto l’oro brillare sul petto di un azzurro. Da venerdì a domenica si rende disponibile una nuova chance, con l’Europeo numero ventinove, in programma al NIA (che sta per National Indoor Arena: non un grande sforzo di fantasia) di Birmingham. Impresa comunque sempre difficile, nel contesto di un’Europa dell’atletica in cui la stagione al coperto, per tradizione, rappresenta un momento vivo, di elevata intensità, e non certamente di ripiego in attesa dell’estate (come magari può essere considerata nel resto del mondo, soprattutto oltreoceano). L’Italia messa assieme da Nicola Silvaggi (diciannove atleti, undici uomini e otto donne) è squadra di una certa robustezza, grazie anche a minimi di selezione imposti dalla FIDAL che hanno impedito quella partecipazione larga già in passato motivo di polemiche. Nel gruppo, almeno un terzetto di presenze di assoluto livello internazionale, da inserire nel pacchetto di protagonisti annunciati della manifestazione. Su tutti, il nome di Andrew Howe, il campione europeo di salto in lungo, atteso al non facile compito di difendere il proprio scettro continentale dall’assalto dei soliti, agguerriti avversari. Il reatino, in realtà, è bene sottolinearlo, non aveva programmato la partecipazione alla stagione al coperto: il duro lavoro dell’inverno è tutto mirato, infatti, al Mondiale di Osaka, dove il nostro intende presentarsi con le carte in regola per sfidare tutti i migliori. Ma poi, si sa, l’appetito vien mangiando, e l’eccellente performance degli Assoluti di Ancona (due volte 8,15, regalando sempre più di qualcosa allo stacco) ha convinto Howe della possibilità di fare comunque una figura degna del suo blasone. L’azzurro è terzo al mondo quest’anno, alle spalle del panamense Saladino (8,31) e dell’avversario principe di questa rassegna, il greco Tsatoumas (primato nazionale di 8,17 stabilito quest’anno). Ma va tenuto d’occhio anche il francese Sdiri (8,13), in una più che probabile lotta a tre per le medaglie. Inutile nascondersi: se dicessimo che Howe, da campione europeo outdoor, venisse a Birmingham solo per centrare l’accesso alla finale, strapperemmo risate sofferte, come cabarettisti di quart’ordine. Il ragazzo punta al bersaglio grosso, e – seppure con i distinguo legati alla preparazione – non potrebbe essere altrimenti. Nel mirino, chissà, potrebbe finire anche il record italiano di Giovanni Evangelisti, un 8,26 che resiste da vent’anni esatti e che fruttò al padovano l’argento nella rassegna continentale di Lievin ‘87. L’altro volto copertina della squadra italiana è quello di Antonietta Di Martino, l’altista salita agli onori della cronaca grazie al suo primo 2,00 tondo tondo, record italiano stabilito il 13 febbraio a Banska Bystrica, in Slovacchia. Difficile parlare di medaglie, in quella che è giustamente considerata una delle gare più complicate ed equilibrate dell’intera manifestazione. Ma c’è sicuramente attesa per la prova di questa ragazza di Cava de’ Tirreni, agonista nata e finalmente, dopo anni passati tra infortuni e tentativi di ritorno, in grado di dar fuoco, senza remora alcuna, a tutte le polveri del suo arsenale tecnico. Veneva, Vlasic, Hellebaut, ma anche Beitia (2,01 ad Atene sabato scorso) o Chicherova: scegliere una favorita è compito al limite dell’impossibile, e chissà che nella roulette di una gara giocata come sul tappeto verde non debba essere proprio la Di Martino a recitare il ruolo di numero fortunato. Ancora Italia, ancora donne, ancora Campania: la terza carta buona da giocare sul tavolo di Birmingham è Assunta Legnante, mai come quest’anno efficace e stabile nelle zone alte delle liste mondiali. La sua leadership, anzi (due volte oltre i 19 metri, 19,01), è stata intaccata solo nelle ultime ore dalla discutibile bielorussa Ostapchuk, comunque non iscritta (?) agli Europei indoor. La presa a tenaglia delle russe Khudoroshkina e Omarova (ma occhio anche alla Ryabinkina) è decisamente pericolosa, ma la Legnante sembra aver ritrovato lo smalto del 2002, quando conquistò l’argento continentale a Vienna. L'urlo di Assuntina risuona orma con frequenza negli stadi, ed è sinonimo di "lancio riuscito". Nessuno stordimento acustico risulterebbe più gradito di quello, eventuale, da lei provocatoci domenica pomeriggio. Marco Sicari Nella foto, Andrew Howe con l'oro europeo di Goteborg (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)


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