Euroindoor: Spanovic, salti da copertina

02 Marzo 2017

Nella rassegna continentale al coperto, che scatta domani a Belgrado, la 26enne lunghista serba difende il suo titolo davanti al pubblico di casa

di Giorgio Cimbrico

In quanti modi si può scrivere Zrenjanin? La città della Vojvodina ha un nome in serbo, in ungherese, in romeno, in slovacco, in tedesco: capita alle località nel cuore di un’Europa che ha visto molte guerre e la tracciatura di molti confini. Negli anni Trenta del secolo scorso fu ribattezzata Petrovgrad, in onore di Pietro, re di Jugoslavia. Zrenjanin è il luogo natale di Ivana Spanovic, occhi scuri e fascinosi, viso grintoso, la freccia più acuminata all’arco della Serbia, la bruna regina che sta mettere in palio la corona di campionessa continentale al coperto e all’aperto, con forti chances di tener piantato il diadema sui capelli corvini. A dare un’occhiata alla collezione, ormai meglio lei di Nenad Stekic, il belgradese che portò il record della repubblica, allora federale, a 8,45 (allora, nel ’76, record europeo) e che due volte finì sul podio europeo, entrambe al secondo posto, a Roma ’74 e a Praga ’78, alle spalle del sovietico Valeriy Podluzhniy e del francese Jacques Rousseau.

Per il lungo fine settimana che sta per arrivare, Ivana è la più attesa: striscioni stesi nelle strade della Città Bianca recitano Spanovic 7+, una quota che la 26enne allenata da Goran Obradovic ha già toccato proprio della capitale: 7,10 - naturalmente record nazionale, uno dei suoi 26 - l’11 settembre dell’anno scorso, a parziale consolazione di quanto le era capitato un mese prima a Rio quando Tianna Madison, coniugata Bartoletta, e l’eternamente naif Brittney Reese l’avevano bruciata quando la gara aveva imboccato la parte discendente, verso una conclusione scoppiettante: il 7,08 di Ivana superato dal 7,17 di Tianna non era che il primo atto del doppio sorpasso. All’ultimo salto, con la sua solita tecnica scarna, per non dire elementare, Brittney sarebbe atterrata a 7,15. Quando si dice la nemesi: sempre al sesto tentativo, ai Mondiali indoor di Portland, la californiana aveva assaggiato sabbia a 7,22 fregando Ivana, in testa con 7,07. Si è trattato in ogni caso del ritorno su un podio olimpico a distanza di sessant’anni, quando Franjo Mihalic - in realtà serbocroato - finì secondo nella maratona di Melbourne vinta da Alain Mimoun.

In un percorso iniziato proprio a Belgrado con il successo nelle Universiadi 2009 - e proseguito di lì a poco con il secondo posto agli Europei juniores di Novi Sad - Ivana non ha mancato di farsi viva nelle competizioni che meritano l’etichetta di “major”, raccogliendo nove medaglie di formato mondiale e continentale, risultati di una tecnica assai raffinata, non paragonabile a quelle delle americane che spesso la lasciano alle spalle, soprattutto in forza di una maggiore velocità di base: tra Tianna e Ivana corre circa un secondo sui 100.

Un filmato che gira in rete offre la bella serba impegnata nel triplo: un hop “maschile”, uno step improvvisato, un lungo jump per un atterraggio stimato attorno ai 15 metri. Non sarebbe il caso di pensare a una migrazione? “È una specialità troppo traumatica”, ha sbrigato lei che, non lontana dai 27 anni (capiterà il 10 maggio) è sicura di poter offrire parabole di volo ancora molto interessanti.

Una settimana fa, ai Balcanici indoor, ha incrementato il suo mondiale stagionale prima a 6,89 e poi a 6,96 e all’euro-appuntamento si presenta con un margine di 20 centimetri tondi sulla tedesca Claudia Salman-Rath e sulla britannica Lorraine Ugen. Pronta a quel 7+ che viene richiesto da chi, a ogni rincorsa, trasformerà l’Arena in una bolgia. A Belgrado fa sempre molto caldo.

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