Eurocross, l\'opinione del capitano Pusterla



Umberto Pusterla, carabiniere, 36 anni, da Erba, provincia di Como. Voce quasi sempre bassa, modi gentili, un pizzico di carisma. E\' l\'uomo che rappresenta il legame con il passato, tra quelli che andranno in gara a Edimburgo. Ha fatto in tempo a vivere, da protagonista, l\'Italia del mezzofondo che fu. \'I compagni di squadra avevano nomi diversi. Da brivido: Alberto Cova, Francesco Panetta, Stefano Mei, solo per citarne tre, quelli più altisonanti. Ecco, è proprio questa la differenza che salta più all\'occhio, quando si fa un raffronto tra ieri e oggi. Adesso siamo una buona squadra, compatta, in grado di fare la propria parte. Allora, però, c\'erano dei campioni\' Che cosa è cambiato, da allora? Perché il mezzofondo italiano non è stato più in grado di ripetere quei successi? \'Mah, le ragioni sono tante, troppe per dare una risposta alo stesso tempo breve e sensata. E\' aumentata la competitività, certo, ma credo che il motivo principale sia un altro: è diverso il modo che abbiamo oggi di approcciare l\'atletica. Noi mezzofondisti, in sostanza, non curiamo più la pista. La strada, con le sue tante corse, è un richiamo irresistibile. Diffcile continuare a inanellare giri su giri, per fare qualche magra figura nei meeting, quando la strada propone quello che tutti sappiamo. E anche chi rimane in pista, probabilmente lavora in maniera errata, facendo troppi chilometri, puntando poco sulla qualità. Facendo poche gare\'. Come sarà l\'Europeo dell\'Italia? \'La squadra è buona, potremmo far bene. Nessuno di noi è alla prima esperienza internazionale, o in condizioni di forma disastrose. Poi, lo sappiamo, le gare sono un\'altra cosa, ma io direi che ci siamo abbastanza. Non dovremmo finire lontani dal podio, questo è il nostro obiettivo. Francia, Spagna, Portogallo, poi noi, e la Gran Bretagna. Con un pizzico di fortuna potremmo anche fare una bella figura, ne sono convinto\'. E l\'Europeo di Pusterla? \'Non sono al massimo, purtroppo. Ho lavorato bene, ma nel\'ultima settimana ho dovuto fare i conti con un piccolo malanno virale che mi ha un po\' debilitato. Vedremo cosa accadrà in gara. Se guardo al passato, mi fa rabbia pensare a Thun, edizione 2001: lì ero al top, ma ci si è messa la sfortuna, che ha preso le forme di un pezzo di legno che si è conficcato in un chiodo, sotto il piede sinistro. L\'ho portato con me fino al traguardo, scivolando quasi ad ogni appoggio. Fummo tredicesimi, io e il legno\'. In Nazionale a 36 anni: fino a quando? \'Più che posso. Questo è il mio mondo\' m.s.

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