Doha: il Grande Albero dell'atletica

02 Maggio 2018

Riviviamo i migliori momenti del meeting nella capitale del Qatar che anche quest’anno darà il via alla IAAF Diamond League, venerdì 4 maggio

di Giorgio Cimbrico

Doha, in arabo il Grande Albero, ha allungato i rami, ha dato frutti. Dopo i Giochi Asiatici del 2006 e i Mondiali indoor del 2010, la città sul Golfo Persico ha conquistato i Mondiali all’aperto del 2019 e, dopo i Mondiali di calcio del 2022, ricomincerà a cullare l’idea e l’ambizione di organizzare un’Olimpiade autunnale.

Come è ormai tradizione - e anche per scontati motivi climatici - tocca alla capitale del Qatar dare il via alla Diamond League, un’eccellente occasione per andare a rovistare in un archivio che inizia a essere abbondante, con documenti di pregio. Precedenza al 15 maggio di tre anni fa per un “unicum”: il triplista con la tripla P, Pedro Pablo Pichardo, e Christian Taylor danno vita a uno scontro memorabile da cui l’americano esce sconfitto con 18,04. Il cubano, prossimo portoghese, rimbalza a 18,06. Per Taylor la più grande misura “perdente” della storia.

Dato sorprendente: la gloria nazionale, il campione mondiale in carica, l’Atleta dell’Anno 2017, insomma Mutaz Essa Barshim non è primatista del meeting. Il record è dello strambo e talentuoso russo, nativo degli Urali, Ivan Ukhov che scavalcò 2,41 il 9 maggio 2014, la miglior misura che Ivan abbia superato all’aperto. In quell’inverno aveva dato il meglio di sé già a Chelyabinsk, 2,41, e a Praga, 2,42. La gara risultò di eccezionale qualità: dietro Ukhov, a 2,37 finirono Derek Drouin, Barshim e Erik Kynard. Nello stesso anno, a Bruxelles, il fuscello del Qatar spostò il primato della Diamond League a 2,43, diventando anche il secondo di sempre alle spalle di Javier Sotomayor.

Un record del meeting - e dell’intero circuito di meeting - ancora fresco è il 93,90 di un anno fa, a opera di Thomas Rohler, nativo di Jena, Turingia, la città dove Jan Zelezny ha centrato il vertice, 98,48, che il 25 maggio celebrerà i 22 anni di durata.

La parabola e soprattutto la fase di atterraggio finirono per far drizzare i capelli in testa a un addetto al campo che si era posizionato appena al di là dei 95 metri. Quel giorno alle spalle di Rohler, staccato di quattro metri abbondanti, 89,68, finì il massiccio sassone Johannes Vetter che di lì a un paio di mesi, a Lucerna, con 94,44 avrebbe scalzato il connazionale e campione olimpico dalla seconda poltrona storica e a Londra avrebbe messo le mani sul titolo mondiale in fondo a un serrato e appassionante derby Germania-Repubblica Ceca.

Anche la pista è sempre stata piuttosto generosa e del rettilineo qatarino ha un eccellente ricordo Justin Gatlin che proprio al Qatar Sports Club ha ottenuto il picco di una lunga e controversa carriera, 9.74 nel 2015, aprendo una serie-monstre: 9.75 a Roma, 9.75 a Losanna, 9.77 a Pechino prima di cedere in finale a Usain Bolt.

“Formidabile”, fu il commento della coppia di commentatori Steve Cram-Tim Hutchings di fronte all’abbondante messe di risultati nel mezzofondo dell’annata 2014. La stagione era ai primi vagiti ed era già consentito assistere a un 1500 vinto da Asbel Kiprop in 3:29.18 davanti a Silas Kiplagat, 3:29.70 con altri quattro sub 3:31 e a prender nota del più grande 3000 di sempre, a parte l’esibizione di massa di quello che venne chiamato il Reparto Rosso Femminile, a Pechino 1993: in 8:20.68 Hellen Obiri diventò la quinta di sempre, seguita in gara e nella alltime da Mercy Cherono, 8:21.14. In otto finirono entro 8:30 e Genzebe Dibaba con 8:26.21 non fu meglio che sesta.

Nella tabella dei primati della Diamond League, contrassegnati dalla bandierina bianca e amaranto del Qatar, figurano anche il 7:27.26 datato 2011 dell’etiope Yenew Alamirew e il 7,25 di Britney Reese, centrato nell’edizione 2013. La caccia a nuove imprese sta per essere aperta.

TV - Il meeting di Doha sarà trasmesso venerdì 4 maggio in diretta su Fox Sports HD (canale 204 Sky) dalle ore 18.00 alle 20.00.

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