Damilano, una marcia in più

28 Aprile 2020

LÒRIGA STORY - Il viaggio tra gli azzurri campioni olimpici: Maurizio e l’oro di Mosca, gli anni del collegio e la specialità che diventa passione di famiglia. Ottava puntata

I miei ricordi - Avendo conosciuto personalmente gli olimpionici dell’atletica italiana ve li ricordo, con particolari talora inediti delle loro carriere. Vanni Lòriga

Il 24 luglio 1980 mi trovavo nella tribuna stampa dello Stadio Lenin in Mosca ed avevo a fianco il collega Gian Paolo Ormezzano, inviato de La Stampa di Torino. Gli suggerii di prestare molta attenzione alla gara di marcia sui venti chilometri che stava per aprire l’atletica ai Giochi della XXII Olimpiade. Avevo appreso da fonte assai attendibile che i più recenti test su Maurizio Damilano da Scarnafigi (in provincia di Cuneo) indicavano una superba soglia aerobica. Non voglio impartire lezioni di fisiologia umana (ne parleremo con la dovuta attenzione nell’ultimo capitolo di queste mie rievocazioni) ma tutto lasciava ipotizzare una sua grande gara. E fu grandissima considerato che lo decorò con la medaglia d’oro! Ed in uno dei libri dedicati alle sue imprese (di Osvaldo Bellino) la prefazione firmata proprio da Ormezzano recita: “…a Mosca lo scoprii con colpevole ritardo in compagnia di Vanni Lòriga, collega ed amico, ed in quella come in altre occasioni istruttore di grande sport…”.

I Tre Moschettieri diventano Quattro
Nominato ufficialmente "Istruttore" ritengo doveroso spiegare chi sia e come nasca Damilano. Si innesta nella storia dei marciatori italiani e come nei “Tre Moschettieri” di Dumas (che poi divennero quattro) lui è appunto il quarto dopo Frigerio, Dordoni e Pamich. Se Frigerio era il “dinamismo”, Dordoni fu lo “stile” e Pamich la “potenza”, Sandro Damilano, allenatore dei gemelli Maurizio e Giorgio, si può definire il fondatore della scuola del “lavoro medio”. Raccontiamo in breve come nacque e come crebbe (e continua a crescere…).

Nel Collegio tifano Dordoni e Pamich
I gemelli Damilano frequentano, come convittori esterni, le scuole medie del Collegio dei Padri Missionari di San Vincenzo. Fra gli studenti ci sono due ragazzi lombardi che sono tifosissimi di Dordoni e Pamich. Si chiamano Ireneo Pellegrinelli e Pierluigi Carminati. Contagiano con la loro passione Giorgio che ben presto viene imitato da Maurizio. Inevitabilmente è coinvolto il fratello maggiore Sandro (classe 1950 mentre i gemelli sono del 1957). Esattamente il giorno 21 aprile 1972 si dedica al loro allenamento e comincia a farsi una cultura nel particolare campo che sino ad allora gli era del tutto sconosciuto. La prima gara dei gemelli è la finale provinciale dei Giochi della Gioventù: sono primi a pari merito. Ammessi alla finale nazionale di Roma non brillano: Giorgio è diciassettesimo e Maurizio ventiquattresimo. Nulla lascia prevedere che Maurizio sarebbe entrato nella Storia della marcia. Riassumo in pochi dati il suo personale albo d’oro. Due primati mondiali; un oro e due bronzi olimpici; due titoli di campione mondiale; tre ori ai Mediterranei e vittorie alle Universiadi e agli Europei indoor. Altre medaglie sono riportate nella biografia del sito federale. 

Il tifo dei settantamila dell'Olimpico
Di queste imprese, tre in particolare mi sono care. La più prestigiosa è la vittoria olimpica a Mosca. Per affermarsi “Mau” deve superare il passato prossimo, il presente ed il futuro. Fra cui due olimpionici (Bautista peraltro squalificato e Gonzalez) e l’emergente Pribilinec, ventesimo ma campione a Seul otto anni dopo. Da segnalare che Gonzalez sarà in seguito un alto dirigente sportivo nella Confederazione Messicana e Pribilinec membro del Parlamento slovacco. Sono tanti i marciatori che si affermano nella vita e a loro dedicherò a tempo debito una speciale attenzione. Per il momento mi limito a ricordare che Maurizio è stato il presidente della Commissione Mondiale della Marcia. Colloco al primo posto nel campo emotivo il titolo mondiale a Roma 1987.

Furono in 70.000 a ritmare il suo nome accompagnando gli ultimi appoggi sulla pista dello Stadio Olimpico. Particolare poco noto: quel trionfo di tutta l’atletica italiana indusse alla pacificazione alti rappresentanti dello sport nazionale che videro in Nebiolo un pericoloso antagonista nella corsa ai massimi vertici. Ma la vittoria sicuramente più istruttiva fu per me quella nel Mondiale di Tokyo 1991. Terminato il percorso su strada irrompono in pista due marciatori affiancati. Uno è il sovietico Mikhail Shchennikov, famoso per il suo spunto finale che lo portò ad assicurarsi numerosi titoli indoor tra Mondiali ed Europei. Ed anche questa volta parte come un fulmine. Maurizio, che cammina a lato, gli fa osservare sul suo cronometro che mancano ancora 500 metri... e questa volta la volata decisiva la vince lui. Perché uno dei fattori determinanti da unire alle doti fisiche è quella intellettuale.

Evviva  i “bogia nen”!
Questa è una conclusione fuori ordinanza che però ritengo doverosa in quanto sono un sardo che ha vissuto infanzia e adolescenza in Piemonte. I piemontesi sono chiamati “bogia nen”, termine ritenuto poco elogiativo in quanto indicherebbe la scarsa voglia di impegnarsi. Si tratta invece di un eccezionale elogio. Quell’ordine di non muoversi, di non fare un passo indietro, fu pronunciato alla battaglia dell’Assietta (19 luglio 1747) dal Comandante Bricherasio (avo di uno dei fondatoti della FIAT). E 13 battaglioni delle truppe sardo-piemontesi ressero l’urto, senza indietreggiare, di 32 battaglioni francesi. Anche nello sport olimpico i “bogia nen” si sono fatti onore, dalle gare più veloci (Berruti) a quelle più faticose. Ed uno di loro, il già citato Sandro, dopo una tesi di laurea sulla Marcia Atletica, la sta insegnando al resto del mondo, Cina in testa. Ne dovremo riparlare... 

P.S. - Damilano Quiz
Quale fu la prima gara da olimpionico di Maurizio? Pochi lo ricordano. Il 30 agosto partecipò al Trofeo Sant’Agostino di Alà dei Sardi. La gara fu organizzata dall’archeologo Antonello Baltolu, promotore anche del famoso cross. Damilano precedette sul traguardo Domenico Carpentieri e Sandro Bellucci.

MAURIZIO DAMILANO
Nato a Scarnafigi (Cuneo) il 6 aprile 1957
Presenze in Nazionale: 60
Campione olimpico dei 20 km di marcia a Mosca 1980, bronzo a Los Angeles 1984 e Seul 1988
La scheda su fidal.it

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Maurizio Damilano all'inaugurazione della Festa del Cross 2019 a Venaria Reale (foto Colombo/FIDAL)


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