Daegu: Phillips poker d'oro, giavellotto super



Settima giornata dei XIII Campionati del Mondo di Daegu con altre sei finali e l'assegnazione di altrettanti titoli iridati. Assolute protagoniste della serata, Mariya Abakumova e Barbora Špotáková, che consegnano alla storia dell'atletica la miglior finale di lancio del giavellotto mai vista, persino più bella di quella olimpica di Pechino, dove l'esito fu a favore della ceka. Nelle altre gare, altre due medaglie d'oro assegnate agli Stati Uniti, con Dwight Phillips che al termine di una stagione mediocre risorge mettendosi al collo il quarto titolo mondiale non consecutivo, e con la staffetta 4x400 che deve gran parte del merito del titolo mondiale odierno alla quarta frazione di LaShawn Merritt. Fa festa anche il Kenya, che sui 5000 metri femminili domina con Vivian Cheruiyot, giò oro sui diecimila nella giornata d'apertura, e la Germania, per la prima volta all'oro nel getto del peso con il fenomenale talento 21enne Storl, che col canadese Armstrong e il bielorusso Mikhnevich sugella una finale che esclude dal podio i colossi statunitensi, per la prima volta in venti anni. Infine, primo titolo iridato sui 200 metri per Veronica Campbell-Brown, dopo due ori olimpici e due argenti mondiali, che non lascia scampo alle americane, e le semifinali degli 800 metri femminili, con Caster Semenya in grande evidenza, e dei 200 maschili, con Usain Bolt stella annunciata della finale. Nel medagliere, Stati Uniti in vetta con 9 medaglie d'oro contro le 5 di Kenya e Russia.

GIAVELLOTTO DONNE (finale) - una gara strepitosa, dove la primatista del mondo Barbora Špotáková ha aperto con 68,80, misura che sarebbe stata sufficiente per l'oro nelle due ultime edizioni di Osaka e Berlino. Come ai Giochi Olimpici di Pechino, però, sulla strada della ceka si è profilata la potente figura della russa Mariya Abakumova, uscita sconfitta dal contesto olimpico, e stasera protagonista della miglior gara della carriera. Al secondo turno la Abakumova si è proiettata a 71,25, record nazionale e circa un metro dal record del mondo. Špotáková incapace di migliorarsi fino al quinto turno, dove dal suo braccio d'oro è partita una fiondata da 71,58, terza prestazione assoluta nella specialità. Finita? Neanche per sogno, perché la Abakumova, un panzer fisico e mentale, si è migliorata fino a un incredibile 71,99, nemmeno 30 centimetri distante dal primato mondiale, rimettendosi l'oro al collo. L'altra grande protagonista Obergföll ha condotto una gara in crescendo ma non ha saputo far meglio di 65,24, relegata fuori dal podio dall'exploit della sudafricana Sunette Viljoen (68,38, primato africano), sempre al quinto turno di lanci. E' il primo oro mondiale per la Russia, e il primo podio per una nazione africana.

PESO UOMINI (finale) - "Prima volta" anche nel getto del peso, che consegna l'oro a un atleta tedesco, mai sul gradino più alto del podio nelle precedenti dodici edizioni. Il merito è dell'eccezionale 21enne David Storl, che tra qualificazioni e finale è stato capace per ben tre volte di migliorare il primato europeo under 23. Storl ha preso il comando al secondo turno con 21,60 dopo un nullo di pedana ben oltre i 21 metri in avvio, poi ha ceduto il vertice al canadese Dylan Armstrong, il leader mondiale della stagione e il più continuo nella parte iniziale dell'anno, che al quarto turno ha scagliato il peso a 21,64, lasciando Storl secondo e il bielorusso Mikhnevich terzo (21,40 al terzo lancio). In extremis, e dopo due nulli, per Storl è arrivato il favoloso 21,78 che lo laurea come il più giovane campione mondiale nella storia della specialità. Destino amaro per il campione olimpico Majewski, che al primo turno ha commesso nullo di pedana in un lancio ben superiore ai 21 metri, andando in tilt e finendo solo al nono posto. Per la prima volta dall'edizione di Tokyo '91, il podio non comprende atleti degli Stati Uniti. Quarto è Cantwell (21,36 al quinto lancio, a 4 centimetri dal podio), quinto Hoffa, settimo Whiting, ottavo Nelson.

LUNGO UOMINI (finale) - Già brillante in qualificazione, il campione uscente Dwight Phillips ha ritrovato la vena in occasione dell'evento clou della stagione, dopo mesi passati a lottare per raggiungere misure che non arrivavano, e a collezionare batoste, compreso il decimo posto ai Campionati USA. Lo statunitense ha ucciso la gara con i primi due salti (8,31 e 8,45), cui nessuno è riuscito a opporre una concorrenza seria. Il destino (o una sue richiesta premonitrice e benaugurante?) gli ha riservato la pettorina numero 1111, come le quattro medaglie d'oro colte a Parigi, Helsinki, Berlino e Daegu. Ha colto l'argento, con un solo salto all'altezza della situazione, l'australiano Mitchell Watt (8,33), poi rimasto ai margini tra nulli e esecuzioni tecnicamente problematiche. Terzo con 8,29 l'africano Ngoni Makusha (Zimbabwe), passato alla notorietà per aver vinto quest'anno i titoli universitari USA su 100 e 200 come gli atleti-leggenda del passato. Per i piazzati Berrabah (8,23) e Manyonga (8,21) i migliori salti in avvio poi una serie di nulli alla ricerca della misura da podio. L'Europa raccoglie ben poco: sesto il giovane russo Menkov, settimo il campione d'Europa Reif, ottavo l'altro tedesco Bayer.

5000 METRI DONNE (finale) - Il podio è l'esatta fotocopia di quello berlinese di due anni fa. L'oro va ancora a Vivian Cheruiyot (doppietta 5000-1000, come Tirunesh Dibaba nel 2005), l'argento a Sylvia Kibet, il bronzo a Meseret Defar, che ha vistosamente ceduto nella parte finale del rettilineo consentendo alla Kibet di soffiarle la medaglia d'argento. Gara condotta su ritmi lenti (3'02" al primo chilometro, poi 3'04" nel secondo e 3'03" nel terzo), che hanno consegnato tutto il gruppo delle contendenti fino a due giri dalla fine. A 600 metri dal traguardo ha tentato di risalire l'esterno l'etiope Dibaba, ma Cheruiyot e Masai non le hanno permesso di prendere la testa per tentare la volata. E' stata la Cheruiyot a menare le danze finali, a 350 metri dall'arrivo (primo 200 dei giro conclusivo in 29'8"), e a prendere il largo inseguita dalla Defar, e più a distanza dalla Kibet, mentre la Masai e le altre migliori africane si spegnevano accumulando ritardi incolmabili. La Cheruiyot si dimostra imbattibile, chiude in 14'55"36 con un ultimo 200 di 28'8" (ultimo giro da 59"), e mette a segno la doppietta. Le Defar non ne ha più e viene sorpassata dall'altra kenyana Kibet (14'56"21). Per la Defar, bronzo e quarta medaglia mondiale nei 5000 della carriera, in 14'6"94. Sesta la Masai, decima la migliore europea, la russa Zadorozhnaya.

200 METRI DONNE (finale) - Il primo oro mondiale sui 200 per Veronica Campbell-Brown, due volte argento dietro Allyson Felix a Osaka e Berlino, ma stavolta per la giamaicana va tutto per il verso giusto. Partenza velocissima, primo cento metri favoloso, e l'uscita dalla curva che la fionda sul rettilineo come una pallottola. Solo Carmelita Jeter le resta in scia e prova a rimontarla, ma a 25 metri dal traguardo viene sopraffatta dall'acido lattico e dai tanti turni di gara sostenuti, chiudendo seconda e quasi raggiunta da Allyson Felix, per la quale svanisce il sogno del quarto titolo mondiale consecutivo. La Campbell vince meritatamente in 22"22 (vento contrario di un metro), la Jeter finisce a oltre un metro in 22"37, la Felix è bronzo in 22"42. Quarta è l'altra statunitense SOlomon, quinta Kerron Stewart.

4x400 UOMINI (finale) - Il successo arride per la settima volta, nella storia della staffetta del miglio mondiale, agli Stati Uniti, che con Greg Nixon, Bershawn Jackson, Angelo Taylor e LaShawn Merritt vincono la medaglia d'oro in 2'59"31, non senza patire le pene dell'inferno, grazie al modesto apporto offerto in seconda frazione dall'ostacolista Jackson, superato in tromba dopo il primo cambio dal sudafricano Mogawane, e dalla terza frazione di Angelo Taylor, che non è riuscito a rimontare dalla terza posizione né la Giamaica né il Sud Africa. Proprio il Sud Africa è stato la sorpresa della finale, pur se qualificato col terzo miglior tempo. La rinuncia a Pistorius e l'inserimento di L.J. Van Zyl hanno sortito uno splendido argento in 2'59"87 (ritorno sul podio dopo 12 anni), davanti alla Giamaica, terza in 3'00"10. L'oro è ancora americano grazie al "cambio" di Merritt, che si è portato all'esterno per guadagnare spazio, mettendo il turbo all'ingresso in rettilineo, spegnendo la luce per sudafricani e giamaicani. Insufficiente la rimonta dei russi (quarti in 3'00"22) e del belgi con l'ultimo frazionista Kevin Borlée (3'00"41). Solo settimi i britannici, la cui assenza dal podio perdura ormai dal 1999.


200 METRI UOMINI (semifinali) - in finale troveremo due giamaicani (Bolt e Ashmeade) e un solo statunitense (Dix), contro il francese Lemaitre, ancora autore di una bellissima semifinale in cui ha sciorinato un lanciato molto efficace in rettilineo, chiudendo a un centesimo dal record di Francia in 20"17 e superando il giamaicano Ashleade. Usain Bolt, nella seconda semifinale, ha corso seriamente i primi cento metri per poi mostrare decontrazione (ma le spinte sulla pista non si erano esaurite), e rallentare vistosamente nel finale chiudendo in 20"31. Nella terza, consueta potenza e conclusivo controllo di Walter Dix, che ha gestito la qualificazione in 20"37. Alti i tempi: in finale si va con i recuperi di 20"54 e 20"56.

800 METRI DONNE (semifinali) - Durissima la prima, con la contemporanea presenza di molte pretendenti al podio. La russa Rusanova, un fantasma in batteria e riuscita ad acciuffare le semifinali con i tempi di recupero, risorge e fa la gara chiudendo in 1'58"73, trascinando alla qualificazione l'americana Vessey. La Meadows è solo terza e viene clamorosamente eliminata in 1'59"07, primo tempo delle escluse. Si ritira la marocchina Hachlaf, altro nome di punta. Nella seconda serie (passaggio ai 400 ancora più veloce che nella prima), l'altra russa Savinova rimette in piedi un primo giro così così e si qualifica vincendo in 1'58"45, cinque centesimi meglio di Janeth Kepkosgei. Avanza anche l'altra statunitense Alysia Montano-Johnson, 1'58"67. Nella terza, è Caster Semenya a ricordare quanto fatto a Berlino due anni fa, prende la testa ai 500 metri finali partendo dalla retroguardia, e ai 600 (1'29"74) è già cinque metri davanti a tutte. Vince in carrozza in 1'58"08, davanti alla terza russa Kostetskaya (1'58"64) e alla giamaicana Sinclair (1'58"73).

Nella foto in alto, Dwight Phillips; nella foto in basso, Mariya Abakumova (Giancarlo Colombo/FIDAL)

File allegati:
- RISULTATI/Results
- Le FOTO della SETTIMA GIORNATA/Photos



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