Cova, Cova, Cova: l’uomo della tripletta

26 Maggio 2020

LÒRIGA STORY - Campione europeo nell’82, del mondo nell’83 e a cinque cerchi nell’84: il viaggio tra gli olimpionici azzurri prosegue con il re dei 10.000 e i suoi micidiali finali di gara

I miei ricordi - Avendo conosciuto personalmente gli olimpionici dell’atletica italiana ve li ricordo, con particolari talora inediti delle loro carriere. Vanni Lòriga

Ci troviamo nel Coliseum di Los Angeles. È lunedì 6 agosto 1984, sono le ore 20.30 locali, corrispondenti in Italia alle 5.30 del mattino successivo. L’inviato del Corriere dello Sport, cioè chi scrive queste righe, segue con un occhio la gara del salto in lungo e con l’altro la corsa sui 10.000 metri. In entrambe le prove sono impegnati come protagonisti due azzurri: Giovanni Evangelisti e Alberto Cova. Il tutto è complicato dal citato e penalizzante gap orario che praticamente non ti lascia neanche il tempo di pensare ciò che devi scrivere. L'unica cosa certa è che hai quasi trenta minuti a tua disposizione e che al loro scoccare devi dettare tutto al giornale, che è pronto per la famosa “ribattuta”, una ultimissima edizione che sarà in edicola a Roma e sulle spiagge del Litorale. Evangelisti, che era in seconda posizione, all’ultimo salto viene superato dall’australiano Honey, 8,24 per entrambi... e si deve accontentare di un prezioso bronzo che quasi tutti hanno dimenticato. La gara è vinta da Carl Lewis di cui parlerò in chiusura.

Un uomo può staccare la sua ombra?
Intanto sono partiti i partecipanti (18 i finalisti) alla corsa sui 25 giri di pista, pari a 10.000 metri. A sfidare Cova, campione europeo e iridato in carica, ci sono i migliori del mondo. L'avvio è lento, tutti temono tutti e ognuno controlla gli altri. Ma a metà gara scoppia la bomba. Si lancia in testa il finnico Vainio ed uno solo gli resiste, Alberto Cova. Mancano oltre 12 giri al traguardo ed io spero e tremo nello stesso tempo. Ma mi ricordo quanto mi aveva insegnato il Maestro Antonio Ghirelli. “Tu non sei l’inviato del giornale ma di quel milione di lettori che ci seguono. Sei il loro occhio, il loro cuore e debbono provare le tue stesse emozioni…”. E scrissi quanto testualmente riporto: “Un uomo solo segue il gigante, guerriero di tante battaglie, che procede intenso, quasi torvo nella sua predestinazione al sacrificio e con Alberto Cova che ormai è la sua ombra. Per quanto velocemente possa correre, un uomo potrà mai staccare la sua ombra?”. Certamente no, ed è questo che dona a me speranza di vittoria, che voglio infondere ai lettori. Un auspicio che si evolve in certezza quando, giro dopo giro, il tabellone luminoso ci informa che siamo sempre più vicini al traguardo. Finalmente rintocca la campana. È quella dell’ultima tornata. Per chi suona, ci chiediamo noi, ed i 90.000 del Coliseum, ed i tanti che ci seguono da lontano? Suona per tutti noi e soprattutto per Alberto Cova che a 150 metri dalla fine  diventa l’ombra che vola alla vittoria con le sue ultime falcate sempre più brevi, più frequenti, più imperiose.

Come nasce la gara più strana di sempre
Scrissi allora che si era trattato della gara più indecifrabile della storia, la più strana ed inspiegabile fra tutte: 14:19.9 la prima frazione e 13:27.6 la conclusiva. Ho saputo tempo dopo perché tutto si era svolto così. Me lo ha spiegato Giorgio Rondelli a fine 2019 e lo conferma Alberto Cova nel suo recente libro biografico firmato con Dario Ricci. Nel luglio del 1984 il gruppo della Pro Patria aveva deciso di allenarsi al fresco della Finlandia, esattamente nel buen retiro di Otaniemi. In quel periodo si disputava a Kajaani il campionato finlandese di atletica che venne trasmesso in diretta tv. Quando partì la gara dei 10.000 Giorgio Rondelli disse ad Alberto: “Guarda come il nostro amico Martti Olavi Vainio sta preparandosi a batterti alle Olimpiadi!”.

Sia ad Atene 1982 che ad Helsinki 1983 aveva scoperto che Alberto allo sprint era imbattibile per cui inventò una volata lunga cinque chilometri. Rondelli, che ha la  vocazione a studiare pregi e virtù degli avversari, capì come sarebbe andata la finale olimpica e con Alberto studiò ed attuò opportune contromisure. La sua vittoria a Los Angeles è nella storia.

Ed Alberto nel momento del successo non dimenticò lo sfortunato Salvatore Antibo che in quella gara avrebbe meritato di lottare alla pari con lui. Costretto a calzare scarpe nuovissime sfiorò il podio pur con i piedi piagati. Unico a ricordarlo è proprio Cova.

Mi potrei fermare qui ma non sarebbe giusto. Aggiungo alcune notizie che non a tutti sono note. La prima gara di Alberto fu una campestre a Intimiano, vicino Cantù. Aveva 14 anni, arrivò secondo correndo a lungo con una scarpa sola, avendo persa l’altra nel fango. Fu individuato da Rondelli in un 1500 all’Arena in cui aveva battuto i ragazzi della Pro Patria, poi la sua grande società. Ne parleremo nell’ultimo capitolo dedicato ai “Maestri”.

Debuttò in Nazionale nel 1980 a Tokyo nell’Otto Nazioni in cui vinse i 5000. È l'unico atleta italiano a fare “cinquina”: 1982 Europei, 1983 Mondiali, 1984 Olimpiadi, 1985 Coppa Europa a Mosca (5000 e 10.000). Vittorie eternate dal ritmico “Cova, Cova, Cova…” di Paolo Rosi. Alberto ricorda quelle storiche imprese e gli piace aggiungere la Cinque Mulini 1986, la Coppa Europa di cross 1984 ad Albufeira e i 5000 del Meeting di Zurigo del 1986, gare perfette. 

Dopo la vita di agonista, Cova si è dedicato a consulenze soprattutto in campo sportivo e da dodici anni, ci dice, “mi occupo di formazione aziendale”, indicando la sua esperienza sportiva come metafora per costruire una leadership personale. Vale anche ricordare che per una legislatura (1994-1996) è stato parlamentare per Forza Italia. “Anche in questa esperienza - conclude con la solita bonaria ironia - ho cercato di essere rapido…”. E sicuramente lo è stato, come nei suoi micidiali finali di gara.

P.S. All’inizio ho citato Carl Lewis. In quei Giochi vinse 100, 200, lungo e 4x100. Un giovine collega in tribuna stampa urlò: “Quattro medaglie d'oro, come Jesse Owens!”. Ed un anziano giornalista lo mortificò: “Hai detto bene... ‘come’… ma non è Jesse Owens…”.

ALBERTO COVA
Nato ad Inverigo (Como) il 1° dicembre 1958
Presenze in Nazionale: 34
Campione olimpico dei 10.000 metri a Los Angeles 1984
La scheda su fidal.it

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