Celle, una serata ligure con l'atletica



Emanuele Abate che, con i suoi ventidue anni, è la speranza italiana sui 110hs, ha ingentilito con un guizzo di classe la XIX edizione del meeting Arcobaleno Atletica Europa. Soffiava sullo stadio di Celle Ligure, facendosi largo tra le chiome dei pini e delle querce circostanti, il vento di “grecale”: una brezza tesa, secca e fresca, che rimbalzando contro le pareti del Monte Beigua, creava strani mulinelli d’aria. Abate se n’infischiava dei refoli maligni (vento: piu’ 0,4 a favore, avrebbe decretato l’anemometro) e, anzi, sembrava poggiarsi ad essi per prendere il volo sulle barriere. Un po’ troppo eretto di busto nel passaggio, era invece rapidissimo nel richiamo della gamba destra cosicché la sua azione sul piano, tra un ostacolo e l’altro, aveva quella fluidità che e’ caratteristica degli ostacolisti di razza. Non c’era corsa tra Abate e gli avversari: 13.81 il suo tempo finale, ben davanti a Carlo Readaelli (14.38) e Cristian Cristellotti (14.38). Abate ha certamente larghi margini di progresso. Non gli fa difetto la complessione fisica, anche se da mettere a punto sono i dettagli: se soltanto migliorerà di un poco la tonicità muscolare affinando, assieme, la flessibilità, il progresso di qualche decimo è assicurato. Non è eccesso di partigianeria aspettarlo attorno ai 13.40 in un futuro non lontano: se non gia’ per Osaka 2007, probabilmente per Pechino nel prossimo anno olimpico. Intanto va lodata la continuità nel rendimento, che non è merito da poco; e, poi, quella felice disposizione di spirito che l’ha portato a competere, dopo le belle giornate milanesi di Coppa Europa, in un meeting dal sapore antico, dove l’atletica è una sarabanda di gare e nessuno si scandalizza se non sempre è servito a puntino. Così è nata e prosperata nei lustri l’avventura atletica cellese. E anche ieri, grazie ad un pugno di volontari volenterosi capitanati da Giorgio Ferrando, ne son venute fuori otto ore filate di competizioni, dove cadetti e cadette, allievi e allieve, si sono mescolati ai campioni, o pretendenti tali, e nel reciproco incrociarsi ciascuno ha colto il fascino dello sport: il sogno del progredire assieme alla nostalgia dei primi passi. Paolo Camossi è stato un campione, almeno per casa nostra. Nell’esercizio del salto triplo, il secondo italiano di sempre avendo scavalcato, nella misura, il mito di Beppe Gentile, ed essendo stato poi stato scavalcato, a sua volta, da Fabrizio Donato. Ieri, a Celle, ha mostrato, all’età di trentatré anni, di possedere ancora un’efficienza fisica di tutto rispetto. Perche’ nella disciplina del salto triplo, la tecnica è certamente indispensabile, ma se le gambe non reggono non si riesce a traslocare il corpo dal punto di stacco sino a m. 16,41. Tanti quanti gli son stati necessari per vincere la disfida con lo svedese Anton Andersson (16,40), un biondo che di Christian Olsson ha i rudimenti tecnici, ma non la velocità e le caviglie. La gara maschile dei 400hs era tra le più attese, e non ha deluso. Peccato che l’incattivirsi del vento, che portava brividi di freddo sulle tribune e in pista, abbia limato il valore del risultato. Ma l’americano Brian Durby e il sudafricano Wouter Le Roux si sono scannati come si conviene a due figli di grandi scuole d’agonismo: 50.67 per lo yankee vincitore e 50.83 per il suo secondo. Ancora nelle corse ci è molto piaciuto, specie per un non disprezzabile kick, il diciottenne Mario Scapini, corridore degli 800 metri in costante crescita alla scuola milanese della Pro Patria e di Giorgio Rondelli. Scapini aveva condotto la gara alla ricerca di un buon riscontro cronometrico, in una pausa tra le prove scritte e gli esami orali della maturità classica. Già far questo, in tempi in cui sembra che l’esame di maturità sia diventato un molosso indigeribile per la gioventù italiana, sarebbe motivo di elogio. Ma farlo correndo gli 800 in 1:49.55, e respingendo l’attacco dell’inglese Neil Dougal (1:49.91) è senz’altro qualcosa che l’onora. Scapini è avanti (di un anno) non soltanto a scuola, ma pure in atletica. E l’ha dimostrato rispondendo a chi gli domandava cosa pensasse la sera, dopo le fatiche di una giornata: oh che forse pensi ad una bella ragazza bionda? No, ha risposto lo Scapini: ora penso alla maturità, e poi ai prossimi campionati europei juniores. Gli 800, prova per il Memorial Fregoli, hanno visto altri buoni risultati tra gli juniores nostri: Giordano Benedetti, per esempio, anche lui appena diciottenne, ha corso in 1:51.77; e Giovanni Bellino, classe 1988, in 1:52.6. Insomma, non e’ vero che le madri italiani hanno smesso di figliare mezzofondisti veloci. Forse e’ che abbiamo smesso noi di cercarli. A volo sulle altre competizioni maschili: Aziz Najelidrissi, dell’Amatori Genova, ha dominato i 3000 in 8:00.83; Gianni Furci, Mattia Maccagnan e Gabriele De Nard gli son finiti a molte lunghezze, rispettivamente in 8:09.30, 8:13.45 e 8:14.55. I cento metri non son stati troppo rapidi, con vittoria di King Shannon (Canada) in 10.53; King si e’ poi ripetuto sui 200, vincitore in 21.23. I 400 hanno registrato dominio britannico: Richard Burk 47.30. Al salto in lungo, successo di Mamadou Di Cherif (Mali) con m. 7,74, precedendo lo svizzero Julien Fivaz (7,64) e il mauriziano Arnaud Casquette (7,60). Camossi, in replica dopo il triplo, saltava m. 7,34. Babacar Sere era invece l’uomo di talento al salto in alto. Talento naturale, questo del figlio del Bourkina Faso, giacché la tecnica non e’ ancora nel suo bagaglio. Ma, intanto, m. 2,22 e agile vittoria sul James Grayman (2,16) di Antigua e Mark Crowley (2,16) della Gran Bretagna. Di un tono piu’ dimesso le prove femminili. Soddisfazione per la velocista azzurra Elena Sordelli, che in progressione vinceva i 100m. in 11.76 (vento: piu’ 0,2) davanti all’inglese Susan Deacon (11.86). Niente male il 52.49 sui 400 di Amantle Monthso, del Botswana; discreto il 23.99 di Camara Kadiatou (Mali) sui 200; e accettabile, in una competizione internazionale, il 14.00 di Sara Balduchelii sui 100 hs., cosi’ come il 58.45 di Manuela Gentili sui 400hs. e il 2:06.83 di Chiara Nichetti sugli 800. Infine, buona esibizione al salto in alto della svedese Ebba Jungmark che, per minor numero di errori, batteva alla misura di m. 1,87, Stefania Cadamuro. Passata in gloria la XIX edizione del meeting cellasco, bisognera’ pensare a celebrare degnamente il ventesimo genetliaco. Ne avra’ ancora la forza quel gruppo di volenterosi volontari? Si spera di sì, perche’ la bellezza dell’atletica è anche quella che s’è veduta, e gustata, l’altra notte nel suggestivo stadio, incastonato nel bell’arco mediterraneo che si tende tra Genova e Savona. I risultati completi del meeting sul sito: www.meetingarcobaleno.it Giorgio Reineri


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