Brugnetti saluta: "Siviglia la gioia più grande"



Non sarà in gara. "Per tante ragioni. Potrei anche finire, certo, ma non sono nella condizione giusta. Non mi va di chiudere così...". Ivano Brugnetti, il campione del mondo dei 50km di Siviglia 1999, il campione olimpico di Atene 2004, non si smentisce mai. Quella di domani, a Roma, in occasione della sesta tappa del Grand Prix di marcia (Stadio dei Marmi, Trofeo Fulvio Villa, via alle gare alle 15), sarebbe stata l'ultima passerella, prima dell'addio all'agonismo. In altre parole, una festa. Solo una festa. Ma l'Ivano, resta campione dentro. Atleta che non fa e non si fa sconti. "Dai, su, con tutti i chili che ho addosso...non scherziamo...".

Che ti passa per la testa, in questi momenti?

"Tante cose, tante emozioni. Stavo collaborando alla preparazione di una clip su di me, qui alle Fiamme Gialle. Devo dirti che poco fa, mentre passavano le immagini di Siviglia, mi è venuto da piangere".

Il mondiale '99 ti è rimasto dentro.

"E' ancora oggi l'emozione più grande. A 20 anni, al primo grande appuntamento in nazionale, da sconosciuto, arrivare sul podio fu una cosa che ancora oggi non mi è facile raccontare. Da brividi. Certo, è chiaro che Atene è stata la consacrazione, come toccare il cielo con un dito (anche perché ho chiuso la gara da primo). Ma l'intensità della prima volta è insuperabile".

Siviglia è diventata d'oro solo in un secondo momento, dopo la squalifica del russo Skurygin. Altri flash dalla carriera? Belli o brutti, non fa differenza.

"Atene, Siviglia, e la brutta gara di Goteborg 2006, agli Europei. Il penultimo posto, appena davanti all'ambulanza, discutendo con Pierluigi Fiorella che, sul percorso, cercava di scuotermi in qualunque maniera...Momenti che non si dimenticano. Se devo però dire quale sia stata la mia gara più bella in assoluto, allora io rispondo Pechino, l'Olimpiade, tre anni fa. Per tante ragioni, ma soprattutto perché non era facile presentarsi da campione in carica e riuscire a lottare ancora per il podio. Ho terminato al quinto posto, a nove secondi dal bronzo. Per me, un'altra medaglia".

Quando un atleta chiude, di solito, abbozza dei bilanci. Pensi di aver raccolto tutto quello che avresti potuto raccogliere?

"No, credo di no. Se avessi fatto meno errori di valutazione in gara, in molte occasioni, avrei portato a casa altri successi. Quando? Direi soprattutto a Osaka, nel 2007, ai Mondiali. Penso di aver buttato via la vittoria, ero in una condizione strepitosa... E comunque, insomma - ride - non è che sia poi così male fermarsi con l'oro mondiale e quello olimpico...".

Se dovessi raccontarti, che cosa diresti di te come atleta?

"Direi che la natura mi ha dotato di una grande mobilità articolare, e di questo devo ringraziare mamma e papà. Direi poi che sono stato fortunato ad incontrare un tecnico come Antonio La Torre. E infine, che ci ho messo del mio nell'essere stato un artista della marcia. Sì, un artista: in allenamento io inventavo, creavo lavori strepitosi. Pensa che il buon Antonio, alla ripresa della preparazione dopo Atene, mi disse: ecco, però quest'anno, cerchiamo di seguire un po' più il programma...".

Non male. Giusto e bello ricordare La Torre. E' stato la tua ombra in tutti questi anni.

"E' giusto riconoscere la sua parte di merito nei miei successi. Sì, certe volte abbiamo discusso, come avviene in ogni rapporto umano, ma credo sia un fatto normale".

Non voglio chiederti se vedi altri talenti alla Brugnetti, in giro. Ma mi interessa sapere cosa pensi dei giovani atleti di oggi.

"Mi dispiace dirlo, ma vedo poca voglia di faticare, poca voglia di attendere. Anche da parte dei genitori. Tutto e subito, i risultati devono arrivare immediatamente, senza rinunce e sacrifici, che invece sono inevitabili, e rendono i successi ancora più belli. E' un discorso che non riguarda solo la marcia, e nemmeno solo l'atletica, ma un po' tutto lo sport, e lo dico anche da genitore".

A proposito, ci saranno tutti, i tuoi familiari, domani?

"No, assolutamente. Non ho voluto nessuno, nemmeno le mie figlie. Non voglio emozionarmi troppo, mi conosco...".

Però ci saranno tutti i grandi della marcia. Del presente e del passato, oltre a tanti giovanissimi che gareggeranno nel trofeo Fulvio Villa.

"Questo mi fa veramente piacere, voglio ringraziare le Fiamme Gialle per avermi organizzato una festa così. Ci saranno anche lo spagnolo Garcia e il polacco Korzeniowski, due atleti che ho avuto come avversari e che stimo moltissimo".

Il numero uno in assoluto tra gli avversari?

"Non c'è dubbio, Jefferson Perez. Ma anche Korzeniowski, un grande nello sport e nella vita".

Fine dell'esperienza agonistica. Che farai ora?

"Non lo so ancora. Sono pronto a tutto, anche se mi piacerebbe restare nel gruppo delle Fiamme Gialle, lavorare per la marcia. Sento di poter restituire in qualche modo quello che ho vissuto in questi anni".

m.s.

Nella foto, l'immagine simbolo della carriera di Ivano Brugnetti: la vittoria nei 20km all'Olimpiade di Atene 2004 (Gioancarlo Colombo/FIDAL)

File allegati:
- Grand Prix di marcia | I protagonisti della prova


Condividi con
Seguici su: