Bressanone, i profili dei 48 azzurri



Tanti ex calciatori ed ex ginnaste, qualche "figlio d'arte", appassionati delle nuove tecnologie, ed anche una "filosofa": questa la fotografia d'insieme della formazione azzurra che ci rappresenterà ai Mondiali "under 18" di Bressanone (8/12 luglio).
Una spedizione numerosa, forte di 48 elementi (31 ragazzi e 17 ragazze), decisamente un record per noi nella storia della manifestazione: non poteva essere altrimenti, si potrebbe azzardare, ma la realtà è che criteri di selettività sono ugualmente stati rispettati dallo staff tecnico federale coordinato da Tonino Andreozzi. Se si fosse voluta privilegiare la semplice esigenza di rappresentatività per un evento domestico, almeno un'altra decina di atleti avrebbe potuto trovar posto nella squadra: e di certo non sarebbe stato uno scandalo, dal punto di vista tecnico.
Tant'è, le scelte sono state fatte: e c'è da dire che un prospetto come la pesista calabrese Monia Cantarella - troppo giovane, classe '94 - non ha potuto far valere il suo minimo legittimamente ottenuto (13.66 con l'attrezzo da 4kg, MPN cadette), in quanto la Iaaf - da un paio di edizioni - ha pensato di restringere la possibilità di gareggiare nel WYC agli atleti di 15 anni, ammessi in precedenza.

ALLA RICERCA DEL PODIO

Scorrendo le liste mondiali per questa fascia di età, per il momento, ci sono almeno tre atleti azzurri in posizione-podio: due sono addirittura in testa alle graduatorie, José Reynaldo Bencosme de Leon nei 400hs (nuovo record italiano con 51"50) e Alessia Trost nell'alto (1.88, seconda di sempre alle spalle di Barbara Fiammengo), mentre il pesista romano Daniele Secci è attualmente in terza posizione (20.18, anche qui nuovo limite nazionale di categoria).
Posizioni definite, ma tutt'altro che acquisite: la storia della manifestazione insegna che anche i turni eliminatori e le qualificazioni possono nascondere insidie insospettabili per i favoriti più accreditati nel pronostico della vigilia.
La scarsa abitudine a sostenere più prove ravvicinate al massimo livello, unitamente all'inesperienza, è per molti ottimi atleti al limite dell'allarme rosso.

In ottima posizione anche Lorenzo Veroli, la novità degli ostacoli intermedi, e i marciatori: soprattutto Massimo Stano in campo maschile e Federica Curiazzi nel settore femminile (l'appassionata di filosofia cui accennavamo in apertura)..
Possibili sorprese? La finale è un traguardo talmente difficile che servirà anche un po' di fortuna: per l'affidabilità dimostrata in stagione, potrebbe ambire all'obiettivo l'altista milanese Alessandro Di Pasquali. Dovranno invece esprimersi ai loro livelli personali più alti l'ostacolista livornese Ivan Mach di Palmstein o la coppia reatina di astisti, David Buldini e Simone Fusiani. Stessa situazione nel disco, sia per Salvatore Iaropoli sia per le due ragazze, Carolina Vita e Martina Casarin.

MEZZOFONDO GIOVANE ALLA RISCOSSA

L'aspetto più sorprendente della stagione giovanile è rappresentata dalla presenza di una squadra al completo nel mezzofondo maschile: due uomini-gara su ogni distanza, dagli 800 ai 2000 siepi. Un evento che non si era mai verificato in passato: e il fatto di aver comunque dovuto ottenere dei minimi federali, attesta del buon livello complessivo del settore. Senza considerare che altri sono rimasti a casa, tra coloro che erano stati in grado di raggiungere i tempi prescritti.
In controtendenza, rispetto alle ultime stagioni, sono le ragazze: comunque presenti con due 800iste come Beatrice Mazzer e Irene Baldessari, non solo di ottime prospettive, ma anche entrambe al primo anno di categoria.
Le chances migliori per la finale, probabilmente, le coltivano i due siepisti: soprattutto se Andrea Sanguinetti e Giuseppe Gerratana sapranno interpretare tatticamente al meglio le batterie.
Tra gli specialisti delle distanze medie e lunghe si riscontrano anche il maggior numero di figli d'arte: Marco Zanni, Marco Salvi e Miki Campanella hanno ereditato la passione ed il talento dai rispettivi papà, tutti specialisti di discreto livello nazionale.

CAMPIONI D'ITALIA?

Due atlete che hanno vinto uno o più titoli italiani nelle categorie giovanili non potranno partecipare a questi Mondiali in maglia azzurra: e si tratta di due pezzi da novanta come l'ucraina Daria Derkach e Judy Udochi Ekeh. La ragazza trapiantata da anni a Salerno, 12.86 all'ultima uscita, avrebbe sicuramente potuto giocarsi carte importanti nel triplo: la nigeriana cresciuta in Emilia vanta invece un personale molto interessante sui 200, 23"89 proprio al Brixia Meeting. Per loro non è stato però possibile conseguire la cittadinanza prima di questo appuntamento: cosa invece riuscita al citato Bencosme, di origini dominicane ma da tempo residente nel Cuneese e diventato italiano a gennaio 2009.
Un caso del tutto particolare è quello del lunghista Nicholas Di Martino. Nato a Fiesole e cresciuto in Toscana fino all'età di otto anni, si è poi trasferito con la famiglia in California, a causa degli impegni professionali del papà: ma ha fatto in tempo ad ottenere il minimo federale in questa stagione e quindi a meritarsi in pieno la convocazione in azzurro.

I PIU' E I MENO

Tra gli azzurri è l'ostacolista di Sarzana Rachele Gerardi la più giovane - nata il 26 dicembre 1993, appena 5 giorni prima del limite utile per l'ammissione - mentre il più "anziano" è l'altro specialista delle barriere alte, il livornese Mach Di Palmstein (nato a Roma il 2 gennaio 1992).
L'Oscar della sfortuna? Forse spetta a pari merito ad una coppia di ottime atlete. Una è Francesca Cattaneo, sprinter romana frenata per tutta la stagione outdoor da problemi fisici dopo essere stata la migliore al coperto, mentre la seconda è discobola Elisa Boaro: dominatrice tra le cadette e nella prima stagione in campo allieve, non è riuscita a conquistarsi uno dei due posti per Bressanone. Considerando pure che il disco femminile è stata la specialità che ha espresso il maggior numero di atlete in grado di superare il minimo federale di 43 metri (le prescelte Vita e Casarin, oltre alla Boaro, a Natalina Capoferri e Valentina D'Urzo).
E poi le lunghiste: da Giada Palezza a Giulia Melardi, da Giulia Liboà a Martina Lorenzetto, da Federica Basani a Marta Marchionni, ed anche per Anna Visibelli, la ricerca del minimo federale è stata febbrile. Ma nessuna delle aspiranti è riuscita a trovare la zampata giusta, nonostante la Palezza fosse partita benissimo (5.88 indoor, ad appena due centimetri dalla misura richiesta).
Anche il velocista Giacomo Tortu avrebbe qualcosa da recriminare: miglior 200ista della stagione, per due volte è sceso sotto i 22"00 ed una sotto i 21"90 del minimo, ma con appena una frazione di vento troppo a favore. Dal canto loro, la martellista Maria Chiara Rizzi e la giavellottista Sara Jemai sono state beffate dai rispettivi attrezzi: per entrambe i minimi sono arrivati con qualche giorno di ritardo.
Quanto ai dati antropometrici, la palma del gigante in campo maschile potrebbe spettare - centimetro più centimetro meno - ai due saltatori Bruno e Di Pasquali e al pesista Secci: ma si sa che a questa età le variazioni possono intervenire nel giro di qualche settimana. Il più pesante, secondo le cifre ufficiali, è il discobolo Iaropoli: i pesi mosca vanno invece annoverati tra i mezzofondisti, con Bidogia e Campanella.
In campo femminile la più alta è ovviamente Alessia Trost, 1.88 rivedibile in aumento, mentre la più piccolina e leggera è la marciatrice reggiana Francesca Cocchi (1.54).

Raul Leoni

 

 

File allegati:
- LE SCHEDE DEGLI AZZURRI



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