Berruti, l’uomo che incantò Roma

14 Aprile 2020

LÒRIGA STORY - Il viaggio tra gli olimpionici azzurri. L’oro del 1960 nei 200 metri e quell’eterno dilemma risolto: conta più la forma o il contenuto? Livio è stato entrambi

I miei ricordi - Avendo conosciuto personalmente gli olimpionici dell’atletica italiana ve li ricordo, con particolari talora inediti delle loro carriere. Vanni Lòriga

Se dovessi raccontare i miei rapporti con Livio Berruti mi servirebbero 64 capitoli, pari agli anni in cui l’ho frequentato. Partendo dal 1956 (in aprile lo vidi vincere al Campo Fiat di Torino gli studenteschi del Liceo Cavour) approdo a pochi mesi fa quando lo incontrai al Circolo della Stampa di Torino consumando, insieme alla consorte Avvocato Silvia Balma ed al collega Fabio Monti, una colazione di lavoro.

Ma non posso neanche riassumere in poche battute una carriera agonistica durata oltre dodici anni e vissuta in tre Olimpiadi. Siccome sto rievocando vittorie olimpiche, mi limiterò a riferire ed interpretare cosa successe nel vertice della sua carriera agonistica.

Stadio Olimpico, alle 5 della sera
Per coloro che lo avessero dimenticato (o per i più giovini che non li conoscessero) riporto i risultati ufficiali di un magico pomeriggio romano. Mi affido alla Progression of world records riconosciuti dalla IAAF.

20.5 Livio Berruti ITALY Roma 03.09.60 Olympic Games, Olympic Stadium, semifinal 2; 15.15 (under 2.0w): 1. Berruti 20.5 (20.65), 2. Ray Norton (USA) 20.7 (20.81), 3. Stone Johnson (USA) 20.9 (20.92), 4. Peter Radford (GBR) 20.9 (21.04), 5. Dennis Johnson (JAM) 21.0 (21.15), 6. Paul Genevay (FRA) 21.0 (21.17); passaggio ai 100 metri 10.50.

20.5 Livio Berruti ITALY Roma 03.09.60 Olympic Games, Olympic Stadium, final 18.00 (under 2.0w): 1. Berruti 20.5 (20.62), 2.Lester Carney (USA) 20.6 (20.69), 3. Abdoulaye Seye (FRA) 20.7 (20.82), 4. Marian Foik (POL) 20.8 (20.90), 5. Stone Johnson (USA) 20.8 (20.93), 6. Ray Norton (USA) 20.9 (21.09); passaggio ai 100 metri 10.4. Traducendo in parole comprensibili questi dati numerici si possono trarre queste conclusioni.

I 105 minuti più veloci del mondo
In un intervallo di 1 ora e 45 minuti Livio Berruti eguaglia per due volte il primato mondiale. Nella semifinale si trova ad affrontare i tre primatisti mondiali della specialità, rischiando pertanto l’eliminazione. I dirigenti italiani Oberweger e Russo chiedono a Zauli di rivedere la composizione delle due corse ma il Grande Bruno non lo fa perché quella è la regola, aggiungendo che l’occasione è propizia perché Livio dimostri di essere veramente il più forte.

È probabile, anzi certo, che la stessa cosa pensasse Berruti. Realizza l’impresa al momento e nel posto giusto, battendo i più forti del mondo.

Gehaltsaesthetik & Formaesthetik
Livio Berruti ha compiuto una vera opera d’arte, resa ancora più luminosa dal particolare che anche nel frangente più insidioso della sua giovane carriera (21 anni da poco compiuti) non abbia tradito la sua eleganza di movimenti. Ha in definitiva risolto il famoso dilemma posto dalle scuole estetiche tedesche, cioè se sia più importante la Gehaltsaesthetik (cioè del Contenuto) o la Formaesthetik (della Forma). Se fossero cioè più importanti le doti atletiche o quelle stilistiche. A mio parere riuscì a fonderle, le prime esaltando le altre, usando l’organo principale del sistema nervoso centrale, cioè il cervello. Ha sempre seguito, anche negli allenamenti, ciò che prescriveva Agostino da Ippona. “Rede in te ipsum, in interiore homine habitat veritas”.

Non dette neanche molta retta a suo padre Michele che, come rivelò il collega Frasca, scrisse una perentoria lettera alla Federazione diffidandola da dirottare suo figlio sulla doppia distanza.

Parlando con lui della sua vittoria olimpica sorride benevolo quando si cita il trittico di Oberweger o le prescrizioni di Russo, piazzato a 90 metri dal traguardo per ricordargli di accorciare la falcata.

E non parliamo delle cronache dei grandi scrittori prestati momentaneamente allo sport. Mentre le rievochiamo la signora Silvia scuote mestamente la testa e si sfoga: “Livio quei 200 metri li ha corsi una sola volta; io almeno mille ed ogni volta una versione è diversa dalle altre”. Per non deluderla aggiungo la versione numero 1001, quella che riportai sul libro dedicato ai cinquanta anni della Scuola di Formia.

“Mentre correvo la finale olimpica - raccontò Livio - ero immerso in una strana liquidità fisica. Non sentivo l’urlo della folla ma godevo della luce e dei colori di Roma, della collina di Monte Mario, dello sventolio delle bandiere. Non sentivo i rumori che rimbombavano nello Stadio Olimpico ma avvertivo lo scalpitio di chi inseguiva e che diventava sempre più preoccupante.

Per quello mi lanciai sul filo di lana, sbilanciandomi e cadendo a terra, senza danni e vincitore”.

Protagonista da Tokyo ad Atene
Questo il sintetico riassunto sui Giochi romani ma mi sento obbligato a compiere un salto in avanti di quattro anni ed arrivare a Tokyo 1964. All’Arena di Milano, nel mese di giugno, Ottolina si aggiudica i titoli italiani sui 100 metri in 10.3 e quello sui 200 in 20.5. Livio Berruti non ha gradito che il giovane avversario abbia migliorato il suo vecchio primato mondiale con il 20.4 corso a Saarbrucken una settimana prima. Medita vendetta e si dedica con impegno nell’allenamento. E si vendicherà ai Giochi di Tokyo. Il 17 ottobre nella finale dei 200 si classifica quinto mentre Ottolina, non in ottime condizioni e forse meno allenato, cede ed è ottavo. A dimostrare che Berruti amava vincere e non gradiva perdere...

Ultima notazione, pochi sanno o ricordano che nel novembre del 1960 la Gillette Italia organizzò un giro del Peloponneso. Berruti, accompagnato dal vecchio campione di lotta Enrico Porro, fu accolto dal Principe Costantino anche lui olimpionico (vela a Napoli nel 1960). Si recò fra l’altro ad Olimpia. E non resistette alla tentazione di correre nell’antico Stadium, scattando dai balbis, i vecchi blocchi di partenza. Naturalmente fu premiato con una corona: di ulivo (o forse di alloro?). La meritava. P.S. In altra occasione parlerò di sue altre passioni, peraltro note: Donne e Motori, sempre gioie e, talora, dolori...

LIVIO BERRUTI
Nato a Torino il 19 maggio 1939
Presenze in Nazionale: 41
Campione olimpico dei 200 metri a Roma 1960
La scheda su fidal.it

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