Berradi è tornato pensando ai 42,195 km



C’è voluto quasi un anno per rivedere in gara Rachid Berradi. E’ indubbio che il primatista italiano della mezza maratona vanti un primato in fatto di sfortuna: dal settembre 2002 era diventato un oggetto misterioso, aveva tentato una ricomparsa nel grande giro al Cross del Campaccio 2004 che si era trasformato in un incubo: “Ricordo che ho fatto l’ultimo giro con la pelle d’oca, alla fine piangevo perché avevo paura che quella fosse la mia ultima gara in assoluto. Mi ero strappato al bicipite femorale, ennesimo colpo della malasorte. La ripresa è stata lenta, ma ora sto finalmente bene”. Berradi è tornato alle gare in silenzio, domenica, al 30. cross di Pettenesco, chiuso in un positivo secondo posto alle spalle di Battocletti, staccato di 9 secondi. Il portacolori della Forestale spera di aver messo la parola fine a un calvario iniziato nel settembre 2002, quando gli venne riscontrata una lesione alla fascia plantare all’inserzione con il calcagno del piede destro. Berradi è stato operato in Finlandia dal professor Orawa: “Da allora il piede non mi ha più dato problemi, i miei infortuni sono stati tutti di altra natura. Ho ripreso ad allenarmi a luglio, passo dopo passo, con tanto timore e senza pormi obiettivi immediati, anche perché ero memore che dopo ogni allenamento intenso spuntava qualche acciacco” - Questi infortuni hanno cambiato qualcosa nella tua tipologia di corsa? - Per fortuna no, quel che è cambiato è il mio approccio alla corsa, dettato dalle difficoltà e dalla paura, avendo dentro questa voglia di riannodare subito le fila con il passato rischiando anche di compromettere tutto. Mi sono dovuto frenare, convincermi che la ripresa è una scala lunga nella quale bisogna salire gradino dopo gradino senza saltare alcun passaggio. Bisogna fare della cautela la propria parola d’ordine, non avere fretta. - Hai avuto problemi a riprendere ad allenarti su strada? - No, faccio lavori normali, le gambe non danno problemi da quel punto di vista, l’appoggio è rimasto identico a prima dell’incidente. Sto seguendo una dieta alimentare per prevenire ogni forma di infortuni, d’altronde quando si arriva ai trent’anni non è come nel pieno della giovinezza quando anche uno stop fisico può essere surrogato magari con lavori in piscina o altro, ora bisogna prevenire ogni guaio, perché fermarsi significa perdere tempo e questo rende tutto più difficile. - Che sensazioni hai provato tornando alle gare? - Sono stato molto contento di vedermi già a un buon livello, anche se lontano da quelle che sono le mie aspirazioni. In tutti questi mesi non ho mai smesso di pensare a quello che valevo e posso ancora fare, mai perso le speranze. - I tuoi obiettivi? - Voglio arrivare a correre la maratona, passando per qualche uscita sulla mezza che mi dia coraggio e buone sensazioni. Non ho pensato né dove né quando, so solo che la maratona voglio correrla e come dico io. Voglio farla quando starò davvero bene, anche perché penso a lungo termine, a Pechino 2008, quindi c’è tutto il tempo. Nel cross farò solo qualche gara piccola unita ai Campionati di Società, che voglio correre anche per onorare la maglia della Forestale, che tanto mi è stata vicina non facendomi mai mancare la sua fiducia. Se arriverò lontano dai primi pazienza, è un tributo al mio club che sento di dover fare. - Quando ripensi alla magica giornata della Stramilano e del record nazionale sulla maratonina cosa ti viene in mente? - Che per molti, visto quello che ho passato, quel giorno è stato il punto di arrivo della mia carriera, il culmine. Per me non è così, anzi è la partenza. Con la fortuna ho un credito tutto da riscuotere. Gabriele Gentili Nella foto: Berradi agli Europei 2002 (foto Omega/Fidal)


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