Balicco: "Ai Mondiali per tornare in vetta"



E’ arrivato il momento. L’Italia della corsa in montagna prova a cancellare la delusione dello scorso anno e a reimpossessarsi di quel titolo mondiale a squadre che per tutta la storia della specialità è stato suo esclusivo possesso. Fino allo scorso anno, quando la minaccia africana paventata già da qualche stagione si è concretizzata attraverso una fortissima delegazione eritrea (la Nazione del Continente Nero che prima delle altre ha cominciato a credere ed investire in questa specialità) riuscita nell’intento di cancellare il monopolio azzurro. Al di là delle classiche, scontate e per certi versi doverose dichiarazioni di facciata, è stato un colpo duro da digerire anche se si sapeva che prima o poi il momento sarebbe venuto. Il tempo è passato e il gruppo azzurro si è rimboccato le maniche. Ora c’è una gran voglia di rivincita. La nuova rassegna mondiale si disputa in Svizzera, ad Avronnaz Saillon, su un percorso a circuito e questo costituisce già una succulenta novità. Prendendo spunto da altre discipline simili, come il cross country di mountain bike, la corsa in montagna cerca una formula che permetta di accrescere il suo tasso di spettacolarità. Ecco così che su un tracciato di 4 km con 300 metri di dislivello juniores maschili e donne gareggeranno su due giri, quindi garantendo al pubblico due passaggi mentre la gara più attesa, quella Elite maschile avrà tre giri. La squadra italiana si presenta… a due velocità. Quella maschile è piena di ambizioni e ha lavorato tutto l’anno pensando a questo appuntamento, tanto da far passare in second’ordine, a dispetto dei pur lusinghieri risultati, i Campionati Europei. La punta della squadra è Marco De Gasperi, uno che in fatto di manifestazioni iridate la sa lunga avendo già un lungo elenco di vittorie e presenze sul podio. Dopo vari acciacchi fisici, quest’anno l’azzurro è tornato ai vertici e punta con forza alla gara elvetica su un percorso che peraltro dice di gradire. Con lui un altro esperto in fatto di podi, Marco Gaiardo che da qualche anno a questa parte non fallisce un colpo, anche se il tracciato salita-discesa è sempre meno adatto alle sue caratteristiche di quelli più aspri, per scalatori puri. Ad Abate, Chicco e Regazzoni starà poi l’arduo compito di portare quei punti necessari a completare l’opera per la conquista del titolo a squadre, è chiaro che servirà un lavoro d’equipe senza cedimenti singoli per riuscire nell’impresa: “Con 40 Nazioni presenti e avversari come eritrei, turchi e colombiani, credo che la prova a squadre sia più alla nostra portata di quella individuale – afferma il responsabile tecnico di settore Raimondo Balicco – perché la nostra è una squadra compatta senza punti deboli, ma per vincere il titolo assoluto individuale devono concorrere molti fattori, senza nulla togliere a gente come De Gasperi e Gaiardo che ha un’esperienza non inferiore a nessuno. Diverso è il discorso a livello giovanile dove le speranze sono tante, ma qui il fattore esperienza potrebbe avere un peso determinante”. Fra le donne la situazione è diversa. Spesso si è detto della difficoltà di trovare ricambi alla squadra assoluta, sicuramente un po’ in là con gli anni, ma quando a questo si aggiunge qualche problema fisico che ostacola la preparazione, allora la situazione diventa difficilmente gestibile. La punta della squadra italiana, Vittoria Salvini, viene da un periodo di stop a causa di una fastidiosa bronchite che l’ha costretta a inseguire la forma fino al momento della partenza per la Svizzera. Con Roberti, Morstofolini e Desco, il nucleo ormai storico della squadra azzurra, è difficile prevedere una presenza nei quartieri più alti della classifica individuale: “Abbiamo una squadra forte collegialmente, che gli acciacchi costringono a una condotta tattica diversa da quella che avremmo voluto. Le ragazze dovranno correre di gruppo, cercando di ottenere tutte un buon piazzamento che consenta al team di salire sul podio. Questo è l’obiettivo, poi quello che verrà in più sarà tanto di guadagnato”. Gabriele Gentili Nella foto: Marco Gaiardo, una delle punte azzurre (archivio Fidal)

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