Azzurri del cross: un Europeo alla garibaldina?



Nove medaglie in tutto di cui cinque vinte nella "storica" edizione del 2006 a San Giorgio sul Legnano. L'Italia, nella storia dei Campionati Europei di corsa campestre, è nelle prime dieci posizioni ma dovrà sudare per rimanerci. Questo, alla vigilia della rassegna continentale di Bruxelles, rappresenta per il gruppo azzurro uno stimolo per fare bene e cercare anche d'invertire un po' la tendenza. L'ordine però è mantenere i piedi per terra, consapevoli di quanto si è lavorato: "Partiamo venerdì pomeriggio con ragazzi ben preparati e squadre ben organizzate - afferma Pietro Endrizzi - i ragazzi vogliono dimostrare che quello che è successo lo scorso anno non corrisponde al loro livello. Hanno fatto un percorso mirato in funzione di questo evento, unico che può ancora dare prospettive a chi si vuole cimentare in queste prove e non venire schiacciato dagli atleti africani".

Della stessa lunghezza d'onda l'altro responsabile Silvano Danzi, che pone l'accento però sulle difficoltà di una prova che, per la globalizzazione crescente, diventa sempre più ardua: "Se vuoi avere spazio in Europa puoi farlo solo ora, basti pensare che fra le promesse per la Turchia gareggia un etiope che ha vinto l'Eurochallenge dei 10000 metri, per la Spagna c'è un altro etiope che è stato il migliore di tutti nella stagione della campestre, ma è spagnolo da 4 mesi. Insomma questi Europei valgono davvero molto".

A prescindere dai risultati, i due tecnici azzurri sottolineano però un aspetto sul quale, anche a livello pricologico, si è molto lavorato: "Il percorso che abbiamo svolto in queste settimane non era mirato alla convocazione ma alla gara stessa - riprende Endrizzi -: onorare la maglia lottando per il meglio di se stessi. Il movimento ne ha bisogno per dare un'immagine al territorio e a chi crede in questo progetto che è molto ben organizzato, per dare un esempio ai ragazzi. Io credo che la Fidal abbia investito tanto e che sia corretto da parte degli atleti mostrare riconoscenza attraverso il loro impegno non solo prima, nelle prove di qualificazione, ma anche e soprattutto nella gara che conta, quella di Bruxelles".

Già, Bruxelles. E' chiaro che molto influirà il percorso, sia per le sue caratteristiche tecniche che per il clima, due aspetti che poi sono estremamente connessi: "Se il tracciato si snoderà su quello degli ultimi Mondiali, con terreno allentato, essendo erboso diventerà molto difficile. Ci dicono che sia pianeggiante, ma sappiamo che basta poco per trasformare il facile in difficile". "Dipenderà molto dalle condizioni ambientali - ribatte Danzi - ora non c'è né neve né acqua ma le condizioni cambiano repentinamente. I nostri su un percorso scorrevole e pianeggiante faticano di più, preferiamo quelli tecnici, ma con questo non diciamo che faremo la danza della pioggia...".

Pronostici? Come detto nessuno si arrischia. Si dice solo che le squadre seniores sono molto compatte come anche quella Promesse maschile, e che se anche qualche individualità sogna risultati di spicco è soprattutto a livello di squadra che si può sognare. Verbo che è sempre lecito, soprattutto quando si è consapevoli di quello che si è fatto.

Gabriele Gentili

Nella foto: la squadra juniores vincitrice del titolo europeo juniores nel 2006 (foto Giancarlo Colombo per Omega/Fidal)




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