Atletica in lutto: è morto Donato Sabia

08 Aprile 2020

Scomparso a Potenza, a 56 anni, l’ex ottocentista azzurro finalista olimpico a Los Angeles 1984 e Seul 1988 oltre che campione europeo indoor

Una notizia drammatica scuote l’Atletica Italiana in un periodo già difficile per il Paese. È morto questa mattina a Potenza, Donato Sabia, 56 anni, già atleta azzurro di primissimo piano (due volte finalista olimpico degli 800 metri, a Los Angeles ’84 e Seul ’88, oltre che campione europeo indoor della distanza, sempre nel 1984), recentemente tornato alla ribalta dell’atletica per aver presieduto il Comitato Regionale FIDAL Basilicata. Atleta di talento straordinario, ma soprattutto persona d’animo gentile, Sabia è scomparso a distanza di pochi giorni dal padre, vite recise entrambe dal male che sta flagellando il mondo intero.

Messosi in luce dapprima come quattrocentista, le sue doti di resistenza (fu anche primatista del mondo della distanza dei 500 metri, con 1:00.08) lo traghettarono presto al doppio giro di pista, in una carriera comunque flagellata da tanti, troppi infortuni. Il suo anno di grazia fu il 1984, quando dapprima colse l’oro agli Europei indoor di Goteborg, poi stabilì la miglior prestazione mondiale dei 500 metri, fece segnare il suo primato personale sugli 800 metri (1:43.88, ancora oggi la terza prestazione italiana di sempre), e infine, ai Giochi californiani, finì al quinto posto assoluto (1:44.53). Senza dimenticare il primato personale nei 400 metri, un 45.73 a lungo inserito nella top ten nazionale di tutti i tempi. Riuscì a ripetersi quattro anni dopo, in Corea, terminando al settimo posto nei suoi 800 metri, dopo tante stagioni contraddistinte da innumerevoli problemi.

Il presidente della FIDAL Alfio Giomi, il presidente onorario Gianni Gola, il Consiglio federale, a nome di tutta l’Atletica Italiana, esprimono profondo cordoglio e si stringono idealmente ai familiari in un abbraccio. “Una tragedia nella tragedia – le parole del presidente Giomi – Donato era una persona a cui non potevi non voler bene”.

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