All comers: sul suolo dei record

03 Aprile 2017

Da Stefka Kostadinova nell'alto alle meraviglie del mezzofondo con Hicham El Guerrouj, fino ai 100 metri di Asafa Powell al meeting di Rieti: ecco i primati che hanno scritto pagine da guinness dell'atletica nei confini italiani 

di Giorgio Cimbrico

Gli inglesi etichettano “all comers”. Traduzione: tutti quelli che sono venuti. I visitatori, c‘è il tentativo di dire. In realtà, questo repertorio non prevede differenza tra viaggiatori e indigeni. Il record all comer è la miglior prestazione ottenuta sul suolo del paese che ospita un evento.

Sono stati i britannici ad aver tenuto in debito conto exploit che, spesso, arrivavano ai campionati dell’Associazione Atletica, a carattere open e così assimilabili, al tempo, in una rassegna di livello assoluto. Nel 1926 il record AC degli 800 finì per coincidere con il record del mondo: 1:51.6 del tedesco Otto Peltzer che, sulla pista in erba di Stamford Bridge, lasciò alle spalle una forte coalizione di casa, guidata da Douglas Lowe, già campione olimpico e destinato a concedere il bis.

Tanto per offrire esempi meno coperti dalla polvere del tempo, in Germania gli attuali record AC dei 100 e dei 200 sono piuttosto difficili da battere: 9.58 e 19.19 del Bolt berlinese annata 2009. Scolpiti come un fregio nella pietra cruda dell’Olympiastadion.

La particolare categoria di record torna alla luce grazie a Edwin Koech, 2h07:13 a Milano: nessuno aveva corso una maratona così veloce in Italia. La sterminata messe di risultati accumulata in queste ultime stagioni (a Londra, Berlino, Dubai, ma anche su molte altre piazze, grazie a brigate di keniani, a ondate di etiopi), quando per avere accesso alle posizioni di vertice è diventato necessario pizzicare le 2h05 o meno, assegna a Koech la 193a posizione nella lista di ogni tempo.

La tabella dei record su suolo italiano è in grado di presentare uno scrigno di meraviglie non ossidate dal trascorrere delle stagioni e tuttora in cima alla piramide: sono i casi del record del mondo, ormai vicino ai trent’anni, di Stefka Kostadinova, 2,09 ai Mondiali di Roma ’87, della miglior prestazione all’aperto nell’asta (6,14 di Sergey Bubka al Sestriere, nel ’94) e del doppio record nel miglio metrico, 3:26.00, e nel miglio imperiale, 3:43.13, entrambi del calligrafico Hicham El Guerrouj, rispettivamente 19 e 18 anni fa, ai Golden Gala del ’98 e del ’99.

Il record italiano AC dei 200 non appartiene a Pietro Mennea, ma a Carl Lewis, 19.82 nell’88 ai 2050 metri del Sestriere. Senza benefiche influenze dell’alta quota, il più veloce è stato Wallace Spearmon, 19.85 a Rieti nel 2010, dove tre anni prima Asafa Powell si era impadronito del record del mondo dei 100: quel 9.74 è avviato al decennale da record all comer. Justin Gatlin lo ha insidiato al Golden Gala di due anni fa mancandolo per un centesimo, 9.75.

E’ piuttosto curioso che in una specialità come il lungo, che può esser influenzato dai fattori ambientali (un vento favorevole che non travalichi i confini della norma), il vertice tocchi a una prestazione centrata al coperto: l’8 marzo 2009, agli Europei indoor ospitati dall’Oval del Lingotto, Sebastian Bayer, nativo di Aachen (per noi, Aquisgrana) atterrò a 8,71 che gli assegna tuttora la decima posizione nella lista all time nella combinata indoor-outdoor e il vertice europeo a livello del mare. Dopo il gran balzo Bayer, che all’aperto ha un record di 8,49, si informò sul record del mondo sotto un tetto e quando gli comunicarono che era - ed è - 8,79 di Lewis commentò: “L’avessi saputo, avrei provato a spingermi qualche centimetro più in là”. Una battuta? Di Lewis è la miglior misura all’aria aperta, l’8,67 del titolo mondiale ’87 all’Olimpico. Cinque anni dopo, poco prima dei Giochi di Barcellona, al meeting del Sestriere Mike Powell si spinse sino a 8,99, con 4,4 a favore. Lo stesso giorno la sorte fu assai più crudele con Heike Drechsler, 7,63 con 2,1, un soffio oltre la legalità.

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Stefka Kostadinova


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