Abate punta su Mosca "Voglio la finale"

15 Gennaio 2013

L'ostacolista ligure a Roma per la programmazione annuale. "Ai Giochi di Londra ho capito di poter giocare le mie carte"

Corridoio d’accesso al salone Consolini, piano terra di Via Flaminia Nuova, civico 830, Roma. Sono giorni di fermento, in questi pochi metri quadri. Gli azzurri, con i propri tecnici e dirigenti di club, fanno la fila. Attendono il turno per sostenere i colloqui di programmazione con il presidente federale Alfio Giomi, e due dei tre Direttori tecnici, Massimo Magnani e Nicola Silvaggi. Si immagina la stagione che verrà, si fissano obiettivi, individuando modalità e strumenti di preparazione. Emanuele Abate, 27enne di Alassio, porta a spasso la sua struttura da fuoriclasse, e guarda lontano. Già all’estate. “L’obiettivo – racconta – è la finale ai Campionati del Mondo di Mosca (10-18 agosto). Non voglio altro dal 2013. E per ottenerla, so che dovrò migliorarmi dal punto di vista cronometrico. Quanto? Mah, di certo ottenere il primato italiano. Correre intorno ai 13.20, forse al di sotto”.

E la stagione indoor?

“Vedremo come andrà il periodo di preparazione che sosterrò nelle prossime due settimane (da domani al primo febbraio, ndr) al caldo di Tenerife. Se al ritorno dovessi rendermi conto di essere già in buona condizione, allora potrei anche scegliere di gareggiare in una, due occasioni, per poi presentarmi agli Europei di Goteborg (1-3 marzo). Diversamente, continuerò la preparazione per l’estate. Il fatto è che sono ancora un po’ in ritardo di preparazione”.

Cosa è successo?

“Ho perso circa un mese in settembre per via di una forte distorsione alla caviglia sinistra. Certo, in effetti avevo già programmato di stare fermo per un po’ in quel periodo, vista la lunghezza e l’intensità della stagione 2012. Ma l’infortunio, ovviamente, non faceva parte del piano. Ora è tutto rientrato (o quasi): sto bene dal punto di vista fisico, riesco ad allenarmi con continuità, anche se il ritardo è evidente”.

Il 2012 è stato l’anno dell’esplosione di Abate: primati italiani indoor (7.57) ed outdoor (13.28), finale ai mondiali indoor, agli Europei outdoor e finale olimpica sfiorata. Solo soddisfazioni?

“No, c’è spazio anche per qualche piccolo rimpianto.

In particolare, per la medaglia sfuggita agli Europei di Helsinki, anche se poi, a pensarci bene, mi rendo anche conto del fatto che fosse la mia prima vera esperienza al vertice in campo internazionale. Credo di aver pagato sul piano nervoso, non tanto per le attese esterne, quanto piuttosto per le mie. Sapevo di poter lottare per il podio, ma non sono riuscito a gestire la pressione nel modo migliore. Però mi sono ripreso bene all’Olimpiade, e quell’esperienza a Londra mi è servita anche per capire che non ci sono obiettivi del tutto impossibili”.

La finale iridata è l’obiettivo agonistico dell’anno. Sul piano tecnico, in cosa deve migliorare Abate?

“Parlo della finale mondiale come obiettivo perché sento di aver bisogno di puntare ad un traguardo concreto, poi vedremo se riuscirò a centrarla. Sul piano tecnico, con il mio allenatore Pietro Astengo, crediamo che si debba crescere soprattutto nella rapidità tra le barriere, aumentare la frequenza degli appoggi in ogni intervallo. Il salto di qualità, lo scorso anno, è arrivato anche per la nuova partenza con sette appoggi invece di otto, e anche lì credo di poter migliorare ancora qualcosa. C’è bisogno di tempo, di lavorare sui particolari. Al momento credo di essere un po’ indietro per ciò che riguarda la forza, mentre in velocità, con mia sorpresa, credo di essere in vantaggio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”.

La vita scorre regolare tra le sedute di allenamento. Quanto spazio c’è per il resto?

“Anche se considero l’atletica la mia prima attività, sto continuando a studiare: mi mancano otto esami alla laurea magistrale in ingegneria meccanica, conto di arrivarci prima o poi. In questo periodo, considerato che in estate non ci sarà tempo per preparare nuovi esami, sono alle prese con i libri. Ma non rinuncio mai alle mie due sedute quotidiane. Non si tratta sempre di allenamento a pieno regime, ovvio, ma negli anni ho imparato a dare continuità, per esempio, al lavoro in palestra. Così come non considero particolarmente impegnativo l’andare in pista, a Villanova d’Albega, anche solo per fare della riattivazione. Dieci minuti di scooter, e sono a correre”.

Tutti i giorni, senza eccezioni?

“A Natale, al mattino, sono andato in pista a muovermi un po’. Riscaldamento, esercizi. Mi ha fatto benissimo. A pranzo, avevo ancora più appetito”.

m.s.



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