A Roma la Calì a 11.64 nei 100, Di Martino 1,89



Tanta gente, a Roma, per la quinta edizione del Memorial Anna Catalano. Lo stadio delle Terme di Caracalla, struttura che non smette di lasciare stupiti per l'ammirazione, incastonata com'è in una delle aree più ricche del pianeta in termini di bellezze archeologiche, ha fatto da scenario ad un bel pomeriggio di atletica, fungendo anche da occasione per ritrovarsi, nel nome di Anna Catalano, ma anche in quelli di Antonio Rotundo e Pasquale Giannattasio. Atleti, tecnici, personaggi del passato e del presente, appassionati, curiosi (sì, anche quelli): tutti insieme, per celebrare l'atletica, accompagnati anche dalle parole di Paolo Catalano, promotore della manifestazione e soprattutto fratello di Anna. Risultati di varia natura, e di altrettanto vario livello, sulla pista e sulle pedane delle Terme. Da citare, certamente l'11.64 di Vincenzina Calì nei 100 metri, corsi praticamente in solitaria, e l'1,89 di Antonietta Di Martino nell'alto (con almeno due dei tre tentativi a 1,92 falliti di un soffio), seguita nella circostanza da una pimpante Antonella Bevilacqua, fermatasi a 1,84 (ma l'1,89 è parso già realtà). Sulle tribune, tanti amici dell'atletica, da citare in ordine sparso, semplicemente per il piacere di farlo. Roberto Frinolli, accompagnato dai figli Giorgio (spettatore) e Bruno (atleta, nel lungo), Andrew Howe, Simone Collio, Antonella Capriotti, Marcella Iacovelli, Roberto Tozzi, e, attenzione, Pietro Mennea. Sì, proprio lui, il barlettano, la freccia del sud, la leggenda dell'atletica italiana, che di Paolo Catalano è stato anche compagno di nazionale, nel corso dei lunghi anni di una delle sue tante vite di atleta. L'ex primatista del mondo dei 200 metri, che piomba alle Terme e strappa ammirazione, prima si informa sul risultato della Calì, e poi impugna il microfono, calamitando applausi: "Conoscevo Anna Catalano, la ricordo in allenamento a Formia, era una ragazza che avrebbe potuto far bene nell'atletica, anche più di quello che la vita le ha permesso di fare. E ricordo Pasquale Giannattasio, un uomo le cui prestazioni hanno rappresentato un punto di riferimento per un'intera generazione di velocisti: la mia. Sono manifestazioni come questa, per quello che rappresentano, che danno valore all'atletica; molto più di altre che possono contare sulla presenza di campioni affermati". Manifestazioni che valgono, viene da aggiungere, anche perché funzionano da richiamo, da segnale, e sono in grado di risvegliare il senso di appartenenza. L'appartenenza all'atletica. m.s.


Condividi con
Seguici su: