A Padova Galvan torna indoor

29 Gennaio 2014

Domenica 2 febbraio nel nuovo impianto veneto l'azzurro torna a correre i 400 metri al coperto dopo quattro anni

Torna a correre le indoor, dopo un'assenza di quattro anni, il quattrocentista azzurro Matteo Galvan, lo scorso settembre (a Bruxelles) sceso a 45.35 sul giro di pista all’aperto. La prescelta è la pista di Padova, dove domenica 2 febbraio il semifinalista di Mosca sarà in gara nei campionati veneti indoor insieme ad altri specialisti azzurri. L’ultimo incontro del finanziere con l’atletica in sala, l’8 marzo 2009, fu memorabile: dentro l’Oval di Torino la 4x400 azzurra composta da Jacopo Marin, Matteo Galvan, Domenico Rao e Claudio Licciardello diventò la migliore d’Europa, agguantando il titolo continentale in 3 minuti 6 secondi e qualche spicciolo. Una volata, quella dei quattro moschettieri azzurri, che fece tremare, urlare ed scatenare le tribune come nessun’altra. Da allora per il vicentino all’epoca ventunenne è cambiato tutto, e non una volta sola. Lasciata Vicenza per la Florida di Loren Seagrave, un biennio statunitense che l’ha portato alle soglie dei 44 secondi sul giro di pista, il venticinquenne è atterrato ora a Rieti dove si allena sull’anello azzurro del Guidobaldi insieme a Maria Chiara Milardi. Un ritorno in Italia che porta con sé, inutile negarlo, molte aspettative.

“A Rieti sto lavorando bene e i riscontri che ho avuto durante i raduni federali sono positivi. Ma, come sempre, lascerò che siano i tempi a parlare”. Galvan, che ha un PB al coperto di 46.26 (2009), da qualche settimana ha spostato la sua base a Padova, dove si prepara sulla pista del nuovo impianto indoor. In sala quali sono gli obiettivi minimi? “Non corro le indoor da quattro anni e non ho preparato la stagione al coperto in modo particolare. Farò poche gare che mi serviranno per spezzare un po’ la preparazione. Padova, poi forse gli Assoluti (Ancona, 22-23 febbraio ndr). Correre all’estero, per ora, non è in programma”. L’allenamento com'è cambiato? “Non in modo radicale. Fortunatamente mi alleno con un tecnico, Chiara Milardi, molto aperto al confronto. Ho portato con me l’impronta americana acquisita con Loren Seagrave, un’esperienza che considero fondamentale ma da cui credo di aver già assimilato il necessario”. Allenarsi a stretto contatto con la fidanzata (la quattrocentista azzurra Maria Benedicta Chigbolu) aiuta a far meno fatica?  “Non è stato il motivo per cui mi sono trasferito a Rieti, tanto che inizialmente la mia scelta era un’altra. In realtà durante l’allenamento non ci consideriamo quasi per nulla: siamo lì per lavorare, e questo è tutto. Fuori dalla pista è un altro discorso”. Dove è puntato il mirino? “Il mio obiettivo si chiama Zurigo, il resto fa parte del percorso che mi porterà fin lì”.

a.c.s.

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