4x100 nell’Olimpo: “Siamo i più veloci del mondo”

06 Agosto 2021

Tutta la gioia degli sprinter azzurri, medaglia d’oro a Tokyo: “Gruppo unito e lavoro di squadra per fare la differenza. Ci abbiamo creduto. È l’emozione più bella che si possa immaginare”

Il capolavoro di un gruppo, la forza di una squadra. Tutti uniti per un obiettivo che sembrava impossibile, ma adesso è realtà: campioni olimpici di staffetta. Medaglia d’oro nella 4x100 metri per gli azzurri a Tokyo con il sensazionale record italiano di 37.50, quasi mezzo secondo in meno del 37.95 da primato in batteria, secondi di sempre in Europa e quinti di ogni epoca al mondo. È il primo oro olimpico di una staffetta azzurra nell’atletica. Tre medaglie erano state vinte con la 4x100, un argento nel 1936 e due bronzi nel 1932 e 1948, oltre al bronzo della 4x400 nel 1980, tutte al maschile. Parlano i protagonisti di un’impresa enorme, una delle più grandi nella storia dello sport italiano: Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu.

Marcell Jacobs: “Prima di entrare in pista, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che potevamo fare qualcosa di incredibile. All’ingresso abbiamo scelto di non fare nessun saluto particolare, e che il nostro saluto sarebbe stata la vittoria. Ci abbiamo creduto, è qualcosa di fantastico. Tokyo mi sta regalando tantissimo, per me è il secondo oro, chi se lo sarebbe mai aspettato. Questo forse per me vale anche di più, condiviso da un gruppo che si prepara insieme da tanto tempo e che ha fatto tante gare insieme, anche sbagliando, ma quegli errori ci hanno portato ad arrivare qui. Al cambio Fausto mi ha quasi anticipato senza chiamarlo ma è stato perfetto, poi so bene che Filippo quando si tuffa sul traguardo può guadagnare quel centesimo... Abbiamo fatto un grandissimo lavoro, con tutti, con gli altri staffettisti che sono a Tokyo e con chi è rimasto a casa e sta facendo il tifo. È un lungo percorso che ci ha portato fino a qui, siamo sul tetto del mondo. Grazie a tutti gli italiani che ci hanno sostenuto, grazie per questo sogno che mi state regalando. Siamo l’Italia, la migliore di sempre”.

Filippo Tortu: “Difficile parlare della mia frazione e non di noi, la staffetta si corre in quattro. Grazie al prof. Filippo Di Mulo e a Giorgio Frinolli che ci hanno seguito in questi anni. A tutti i compagni, a Manenti, Polanco e Infantino che sono qui, a Cattaneo e Rigali che sono a casa. Quando sono partito ho visto che il britannico era a fianco. Ho pensato solo a stare rilassato. Sapevo che se l’avessi fatto, l’avrei preso e superato. Ero più lucido mentre correvo che quando ho tagliato il traguardo, perché non potevo credere che fosse successo davvero. All’arrivo la mia impressione era di avercela fatta, però era talmente impensabile, ma poi ho visto il delirio nella nostra tribuna... Ho chiesto ai compagni se era vero, che avevamo vinto noi. Poi quando ho visto Italia sul tabellone, il tempo non l’ho nemmeno guardato. È stratosferico, ma non mi interessa. Dentro di me è successo di tutto, non mi commuovo facilmente, ma ho pianto. Per i britannici abbiamo sempre avuto ammirazione, perché hanno vinto tutto senza superstar, ma stavolta ci hanno fatto loro i complimenti. È l’emozione più bella che si possa immaginare. E la cosa più bella sarà cantare l’inno domani”.

Fausto Desalu: “Siamo un bel gruppo, abbiamo lavorato tanto. Quello che ha fatto la differenza, quel centesimo di secondo, è il grande gruppo che ci unisce, che è una cosa fantastica. Ci siamo detti l’uno con l’altro: ‘ti fidi di me?’ e ci siamo risposti: ‘sì, e pensavi che ti dicessi di no? Crediamoci, perché può succedere’... E l’abbiamo fatto! Sentivo l’emozione, perché quando sai che puoi vincere un oro, tutto deve essere perfetto. E con gli avversari c’è rispetto, dopo che è finita la gara siamo amici”.

Lorenzo Patta: “È la mia prima Olimpiade, meglio non poteva andare. Sono felicissimo, al settimo cielo. Ero molto concentrato, per fare una buona partenza e consegnare il testimone a Marcell in modo da lasciarlo andare il più veloce possibile. Ancora non ci credo, devo ringraziare loro tre e tutti gli altri compagni che ci hanno accompagnato in questo percorso”.

l.c.


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